122 anni fa, 6 aprile 1896, si aprono i Giochi della I Olimpiade moderna. Diffidare dalle imitazioni. Sì, perché già dal ‘700 esistevano in Europa parecchie iniziative che tentavano di fare il verso agli antichi Giochi. Poi alla fine del XXIX secolo, un nobile francese, il barone Pierre de Coubertin, vuole ricreare il clima agonistico dei tempi dell’antica Grecia. “L’importante non è vincere ma partecipare” è il suo motto più celebre. E sarà proprio questo lo spirito con il quale quel lunedì pomeriggio di oltre un secolo fa gli atleti di 14 nazioni diverse si incontreranno. Si ritrovano tutti insieme allo Stadio Panathinaiko di Atene in segno di fratellanza tra i popoli. Un giorno destinato a cambiare per sempre il senso dello sport. Purtroppo, non sempre nella direzione indicata dal barone. Ma che fatica per arrivare fino ad Atene, quel 6 aprile. Una data che ha tanti significati e che è il crocevia di culture e religioni diverse. Nel corso del tempo lo spirito dei Giochi sarebbe cambiato del tutto, ma questo stravolgimento di senso de Coubertin non poteva neppure immaginarlo. Non c’erano mica la televisione e gli sponsor, a quei tempi. C’erano la politica e gli eserciti, il colonialismo militare e continenti da sfruttare.

FATE LE OLIMPIADI, NON FATE LA GUERRA. Pierre de Coubertin è passato troppo spesso alla storia per un idealista sognatore. È stato più volte immaginato come un nobile con molto tempo a disposizione e con una concezione del mondo piuttosto elitaria. Forse è vero, forse è vero in parte. Il barone ha senz’altro una visione ideale dell’agonismo, ma il suo sogno è quello di trovare un modo per avvicinare le nazioni tra loro, come antidoto alla retorica bellica e all’ideologia della guerra. Un pensiero quanto mai concreto e soprattutto moderno, in anni in cui l’Europa non è un luogo fisico particolarmente tranquillo. Sotto questo profilo, di elitario c’è ben poco. L'idea è grandiosa, una visione a occhi molto aperti. Far rivivere i Giochi olimpici attraverso un grande evento internazionale, che riguardi gli sport più importanti dell'epoca. Non che de Coubertin inventi nulla di particolarmente nuovo. Anche gli antichi giochi di Olimpia in fondo erano un evento multinazionale, tutte le polis e le colonie greche gareggiavano l'una contro l'altra. Ma il fatto è che per arrivare all’obiettivo, ci vogliono energia, coraggio e influenza politica. Più di quanta non ce ne volesse nell’antichità. Per dare forza al progetto, nel 1892 il barone francese riunisce intellettuali e uomini illustri francesi dell'epoca presso l'anfiteatro della Sorbona di Parigi. Lo scopo iniziale è quello di informarli del suo desiderio di attribuire maggior rilievo all'educazione fisica nelle scuole. Poi, poco alla volta, arriva al punto focale. Conclude il suo discorso con un accorato appello per il ripristino degli antichi Giochi olimpici. Olimpiadi uguale Grecia, Grecia uguale Atene. L’idea viene ufficializzata durante il primo congresso olimpico, organizzato dallo stesso De Coubertin, due anni più tardi. L'incontro ha un grande riscontro internazionale, grazie alla presenza di molti personaggi di spicco della cultura e della politica. La prima proposta è quella di organizzare la prima edizione a Parigi, durante l'Esposizione universale nel 1900. Dare il benvenuto così al nuovo secolo sarebbe un gesto molto importante. Ma per timore che un periodo di attesa di sei anni possa allontanare subito l'interesse del pubblico, si preferisce organizzare un evento olimpico già nel 1896. Poi, caso mai, ripensare a Parigi quattro anni dopo. Tra le candidate ci sono anche Londra e Budapest.

ATENE, ALL’UNANIMITA’. Allora, de Coubertin propone con forza Atene, patria delle antiche Olimpiadi. L’idea è accolta senza riserve e senza veti. Viene contemporaneamente istituito il Comitato Olimpico Internazionale per l’organizzazione dei Giochi. La linea del barone sta vincendo, soprattutto si sta affermando uno spirito fondamentale. Il primo regolamento olimpico del 1894 stabilisce infatti che possano essere ammessi solo gli sportivi dilettanti, persone che pratichino lo sport solo come passatempo. Ma c’è anche qualche divieto, che è figlio dei tempi e che va storicizzato. Il regolamento dei Giochi olimpici esclude le donne dalle competizioni. De Coubertin (e non solo lui), è contrario alla loro partecipazione ai Giochi o nello sport in generale. Anzi, si dice convinto che "la partecipazione delle donne sia un male per l'atleta di sesso maschile". Per il concorso universale serve ancora tempo. In ogni caso, le Olimpiadi moderne diventano subito un caso mediatico che genera verso lo sport un interesse che fino a quel momento mancava. Per dirne una, La Gazzetta dello Sport nasce il 3 aprile 1896, tre giorni prima della cerimonia d'apertura della prima Olimpiade.

INCONTRO DI CULTURE E DI POPOLI. Il 6 aprile (che equivale al 25 marzo secondo il calendario giuliano), sono ufficialmente aperti i primi Giochi olimpici della storia contemporanea. Per una coincidenza non casuale del calendario, è anche il lunedì dell'Angelo per la Chiesa cattolica e per la Chiesa cristiana ortodossa. Nemmeno a farlo apposta è anche l'anniversario dell'indipendenza greca. Allo stadio Panathinaiko sono presenti circa 80.000 persone, incluso il re di Grecia, sua moglie e i figli. Gli atleti si presentano allo stadio allineati e raggruppati per nazione. Dopo un discorso del principe Costantino, presidente del comitato organizzatore, prende la parola suo padre, re Giorgio I, che apre ufficialmente i Giochi olimpici. Non c’è il giuramento, che verrà introdotto solamente ai Giochi della VII Olimpiade di Anversa del 1920.

UN SUCCESSO COMPLETO. Le discipline sono 9, non poche per essere la prima edizione di una formula che si arricchirà negli anni: atletica leggera, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, scherma, sollevamento pesi, tennis, tiro a segno. L’Italia non prende parte alla prima edizione, ma saprà rifarsi di quell’assenza nel corso del tempo. La lotta per la supremazia è un discorso riservato a Grecia e Stati Uniti d’America. Il primo campione della storia dei Giochi olimpici moderni è lo statunitense James Connolly, che vince la gara di salto triplo. Inoltre, alla prima edizione partecipa l'atleta più giovane della storia dei Giochi, il greco Dimitrios Loundras, che vince la medaglia di bronzo nelle parallele a squadre, a 10 anni e 218 giorni. Nel medagliere finale. Gli Stati Uniti finiscono primi in virtù di una medaglia d’oro in più rispetto ai padroni di casa. Germania, Francia e Regno Unito seguono nell’ordine.

CERIMONIA DI CHIUSURA. La mattina di domenica 12 aprile, anche se le competizioni non sono ancora terminate, re Giorgio I organizza un banchetto per atleti e organizzatori. Nell’occasione, dopo aver ringraziato coloro che hanno reso possibile la rinascita dei Giochi olimpici, manifesta l'intenzione di far svolgere le Olimpiadi sempre ad Atene. La chiusura ufficiale della cerimonia si tiene mercoledì 15 aprile, dopo essere stata posticipata di un giorno per via della pioggia. La famiglia reale partecipa anche a questa cerimonia, che si apre con l'Inno alla libertà, l'inno nazionale greco e con un'ode composta in greco antico da George Stuart Robertson, atleta britannico vincitore anche della medaglia di bronzo nel doppio di tennis. Il re consegna quindi i premi ai vincitori, poi ufficializza la fine della manifestazione e lascia lo stadio, acclamato dal pubblico, mentre la banda suona per la seconda volta l'inno nazionale e poi un'opera composta per l'occasione dal direttore musicale della guarnigione di Atene, chiamata Νενικήκαμεν ("Abbiamo vinto" in greco), titolo tratto dalla frase che avrebbe pronunciato Fidippide ad Atene per annunciare la vittoria di Maratona.

APPUNTAMENTO A PARIGI. Anche se il livello complessivo non è eccelso, la prima edizione dei Giochi olimpici moderni è un grande successo, per merito soprattutto del riscontro che l’evento ottiene presso la popolazione ateniese e sulla stampa internazionale. Alla richiesta, da parte di re Giorgio I ma anche di alcuni atleti statunitensi, di mantenere sempre la manifestazione nella capitale greca, de Coubertin ed il CIO manifesteranno subito una certa contrarietà. Il barone rimane fermo sull'idea originale di assegnare i Giochi a una città sempre diversa. I Giochi della II Olimpiade del 1900 si svolgeranno dunque a Parigi (contemporaneamente all'Esposizione universale, come si era pensato in fase istruttoria), mentre quelli della III Olimpiade del 1904 vengono assegnati fin da subito agli Stati Uniti, in una sede ancora da definire. Alla fine, la città di St. Louis vincerà il ballottaggio interno. Per organizzare una nuova edizione, Atene dovrà aspettare molto tempo, fino al 2004. In pieno terzo millennio si disputeranno infatti i Giochi della XXVIII Olimpiade, 108 anni dopo il successo della prima Olimpiade della storia contemporanea. Quando però professionismo, desiderata degli sponsor, necessità televisive e geopolitica avranno completamente stravolto lo spirito iniziale della manifestazione. Rendendo di fatto il sogno del barone de Coubertin, una vera e propria vittoria a metà.

Diego Mariottini