Sono giunte al termine queste XXIV Olimpiadi invernali, e mentre sfilano le squadre per la cerimonia di chiusura e la relativa consegna alle prossime di Cortina 2026, mi accingo a scrivere le mie considerazioni da tifoso ed osservatore sportivo. 

La prima considerazione va all'organizzazione, sicuramente non priva di pecche, ma si deve tenere conto di alcuni fattori imprescindibili. Il primo, la presenza del COVID, nemico delle nostre pubbliche relazioni e continuo spauracchio degli atleti ed addetti ai lavori. La seconda, il fatto che si svolgono in Cina, e sappiamo che la situazione politica e sociale è già di suo molto difficile, compresa la morfologia del paese, dove ci sono zone con temperature veramente impossibili, che hanno messo a dura prova gli organizzatori e gli atleti, spesso al limite del congelamento. E detto per atleti abituati all'inverno, non è ininfluente. Ma tutto sommato il circo bianco è andato bene, considerando il fatto che già le restrizioni per la pandemìa aiutavano il "regime" a tenere tutti in zona riservata e con poche possibilità di contatti non autorizzati. 

Ma il succo principale dell'analisi deve riguardare i risultati sportivi, che non sono a mio avviso di grande successo. Mi riferisco  ai nostri azzurri, naturalmente. Le diciassette medaglie ci sembrano un buon bottino, inferiore solo a Lillehammer nel 1994, ma se guardiamo alla qualità dei metalli, ne troviamo solo due d'oro, con sette argenti e otto bronzi. Qualcosa è mancato, soprattutto in talune discipline, dove di solito prendiamo molte medaglie, ma che nella casella delle specialità abbiamo fatto lo zero tondo. Mi riferisco soprattutto allo sci alpino maschile, senza nessun acuto, ed allo sci di fondo, dove il solo Pellegrino è riuscito ad andare a medaglia, d'argento, e la Wierer, ha preso un bel bronzo dove di solito prendiamo piazzamenti oltre il decimo posto. La Wierer ha gareggiato nella specialità forse più affascinante dello sci, il Biatlhon, specialità dove si devono abbinare forza negli sci e mira da cecchino al fucile. Ebbene, tra tutti gli atleti, maschi e femmine, la Wierer è l'unica con percentuali al tiro veramente da vertici di classifica, e questo ci lascia qualche rammarico, perché non ci pone molte domande per le fortune di questa bellissima specialità. Nel fondo, dopo Pellegrino, splendido velocista, troviamo il nulla, piazzamenti imbarazzanti, come se l'Italia, invece di avere la catena montuosa più alta ed estesa dell'Europa, sia invece un paese caraibico, e non lo dico a caso, perché solo la Giamaica in passato ha fatto peggio di un nostro equipaggio di Bob a quattro, capovoltosi alla partenza. Qui, in passato abbiamo avuto il Pelè della specialità, quell'Eugenio Monti, spentosi nel 2003, all'età di 75 anni, e che fortunatamente non ha assistito a tale scempio. Ormai sono anni che assistiamo sia nel bob che nello slittino a prestazioni non degne della nostra gloriosa tradizione. E tornando allo sci alpino, solo le donne grazie a Sofia Goggia(grande forza mentale nel recuperare da un grave infortunio) e Federica Brignone, hanno  preso almeno due argenti e un bronzo, con la rivelazione Delago,  bronzo inaspettato, portando a quattro le medaglie dello sci alpino femminile, contro lo zero degli uomini. Ci hanno tenuto a galla il pattinaggio su pista e lo Short Track, che ci hanno consegnato un oro (la mostruosa Arianna Fontana) e diversi argenti e bronzi, grazie alla stessa Fontana e la bravissima Lollobrigida (nipote di cotanta zia), argento e bronzo in due specialità veloci. L'Arianna Fontana, ha trascinato la squadra, sia femminile che mista alla conquista delle medaglie, ed essendo alla sua quarta olimpiade, ha raggiunto un palmarés di 11 medaglie alle olimpiadi, superando una certa Stefania Belmondo, collocandosi come primatista assoluta dei medagliati delle olimpiadi invernali, ed al secondo di tutte, comprese le estive, battuta solo da Mangiarotti, schermidore imbattibile. Naturalmente tra gli Italiani.  La Fontana è da considerarsi una fuoriclasse della sua specialità, con carattere da vendere e un fisico sicuramente fuori dal comune. L'unica pecca è questa continua polemica con i vertici dirigenziali, una ormai vetusta querelle che risaliva già a Torino 2006,  ma mai risolta, ed acuita nel momento in cui ha conosciuto suo marito, un italo americano anche lui campione di Short Track, che oggi le fa da allenatore. Pare che la scelta non sia stata condivisa dalla federazione, ma quando si ha a che fare con tali campioni, bisognerebbe avere un occhio di riguardo, perché non è vero che tutti sono uguali. I campioni sono diversi! E se i panni non sono stati lavati in famiglia, ma anzi son volati stracci, qualcuno deve capire dove ha sbagliato. Teniamo presente le enormi pecche del pattinaggio su ghiaccio maschile, con carenze di impianti inconcepibili. Pensate che in tutta Italia ci sono solo tre impianti al chiuso, compresa Torino, costruito apposta per le Olimpiadi del 2006. Ed il movimento non conta moltissimi iscritti, soprattutto se messo in paragone con altre nazioni, come Corea del Sud, Cina, Olanda. Ed ancora meno iscritti ha il settore derl Curling, che sembra enumerare non più di trecento praticanti, ed anche qui le  strutture sono carenti. E dal Curling ci è arrivata l'altra medaglia d'oro. Il doppio misto composto da Stefania Constantini ed Amos Mosaner, che hanno vinto tutte le gare fino alla finale per l'oro. E così le donne ci hanno dato una medaglia e mezza d'oro, l'altra mezza dagli uomini. La Constantini, a mio avviso è un'altra fuoriclasse che possiamo vantare, grandi doti di concentrazione, di tattica e mano sicura. Non le ho visto mai sbagliare un tiro, compreso quello finale della proclamazione dell'oro. 

Si, abbiamo delle fuoriclasse, e non dico campioni, perché i campioni vincono, i fuoriclasse si confermano. La Fontana, la Constantini, la Goggia e la Brignone, sono donne con qualità sportive eccezionali, e spesso le vediamo vincere, e se quache volta si lamentano, ebbene ascoltiamole, forse hanno qualcosa di vero da dire. Sono la forza dei loro movimenti, sempre pronte alla battaglia, mai dome, mai a piangersi addosso, ed un orgoglio per i nostri colori azzurri. Spesso su questo blog leggo commenti sessisti, come se le donne fossero degli esseri inferiori. Qui a Bejing, ci hanno raccontato una storia diversa, quella storia che gli uomini non hanno saputo raccontare, se non in qualche raro frangente, purtroppo isolato. Quache volta facciamo piangere le nostre donne, ma adesso siamo noi uomini che dobbiamo piangere. 
Quindi il nostro CONI non esulti, perché i probblemi non sono pochi. Evviva il nostro sport!