Se perdere i derby fa male, lasciare punti su campi più semplici è insopportabile. Se il Milan vuole veramente raggiungere il quarto posto, deve fare ciò che non ha fatto nelle annate precedenti: vincere con le medio piccole.

Le partire di cartello emozionano, fanno sognare, rendono nervoso i tifosi. Eppure portano sempre 3 punti, ma con una difficoltà sulla carta maggiore. Prepararle non è solo un discorso fisico, ma soprattutto mentale. E quando si sbagliano, le scorie sono doppie (vedasi derby di ritorno della seconda stagione).

Perché allora non fare il lavoro più semplice: vincere dove si può e si deve vincere.
È la matematica a dirlo, non il sottoscritto. In Italia, le partite di cartello hanno un potenziale di 30 punti, il che significa che tutte le altre, quelle dal settimo posto in giù, ne portano ben 84. Calcolando che nelle ultime annate la Champions  era assicurata con i 70 punti, qualche pensiero nei tecnici dovrebbe farlo sorgere.

Ovvio, non si può credere di fare bottino pieno, ma assicurarsene una buona parte vorrebbe dire fare buoni passi verso il quarto posto. Concentrarsi su di esse è dunque l’imperativo.

Potrà sembrare triste o poco romantico per chi ha visto i Milan dei Sacchi e degli Ancelotti, eppure da quanto tempo il Milan rincorre una posizione che un tempo pareva spettargli di diritto? Dove ha portato l’atteggiamento del “Noi siamo il Milan”?

Su tre medio piccole, Giampaolo ha steccato la prima con l’Udinese, vincendo però poi con Brescia e la fatal Verona (finalmente). Se con Toro e Fiorentina i risultati dovessero ripetersi, forse avremmo un Milan che contro le grandi fatica, ma che potrebbe avere quella punta di pragmatismo che lo porterebbe a prendersi i punti dove conviene.

Questo è il vero banco di prova del nuovo tecnico. Altrimenti vorrebbe dire che, per l’ennesima volta, si è imboccata la strada sbagliata.