La nona giornata è stata una vera sinfonia di risultati, taluni scontati, altri a sorpresa. Il Verona non vince da due mesi e ora deve guardarsi le spalle. Il Napoli, di questo passo, chiederà ufficialmente alla Lega di giocarle tutte fuori casa. La Juve è da scudetto, Allegri se ne faccia una ragione (ma lo sa già, quel furbacchione d’un toscanaccio).
Il Milan si ferma, l’Inter corre sulle ali della Thula e sulle ali delle sue ali. Genoa e Frosinone perdono, ma con onore, il Bologna vince ancora, guadagnandosi ufficialmente i galloni di squadra rivelazione del campionato.
La Roma batte il Monza all’ultimo respiro, anzi, all’ultima lacrima. La Lazio vince la sua terza partita di fila (Europa compresa). La Dea torna al trionfo, il Sassuolo torna al tonfo. Il Torino si arrende allo strapotere nerazzurro e all'ennesimo infortunio. Salernitana - Cagliari è un duello disperato da Cavalleria rusticana (a proposito di sinfonie). 
Alla Fiorentina vengono le vertigini, l’Empoli ne approfitta. Udinese e Lecce pareggiano e questo va bene per i pugliesi, molto meno per i friulani e per Sottil, che è appeso a un filo... sottile.

La mia squadra dei migliori 3-4-3
SOMMER (Inter): voto 8 - Parate strepitose su Seck e su Pellegri, quando la partita è ancora aperta. Un paio di uscite alte, più spericolate della vita di Vasco Rossi, una presenza che rimpicciolisce la porta e manda gli avversari al manicomio. È una sicurezza. La vittoria è anche merito suo. Con questa, sono ben sei partite a reti inviolate nelle sue prime nove presenze in Serie A (come lui soltanto Cristiano Lupatelli, nel 2000, e Alisson, nel 2017, entrambi con la Roma). Muraglia svizzera.

DE SILVESTRI (Bologna): voto 7 - Se le mie pagelle fossero per l’Oscar, questo sarebbe il classico premio alla carriera.  Un professionista con la P maiuscola, un buon calciatore, sempre presente, sempre affidabile, sempre sufficiente. E difensore sempre in gol, da 13 stagioni consecutive: record.  Il colpo del 2-0 è un gol di intelligenza e freschezza atletica, alla faccia delle sue 35 primavere. Così come tutta la partita, che il suo Bologna vince per 2-1. Quindi, il suo è un gol che pesa … e scusate se è poco. Sempiterno.

DUMFRIES (Inter): voto 8,5 - È l’uomo della svolta. Entra e nel giro di tre minuti si traveste da Flash …. e spatapumfete! Discese a destra, cross e gol. Se fosse in politica, direi che ha aperto la difesa del Torino come una scatoletta di tonno; ma è meglio che resti dove sta, chè da quelle parti le scatole non le aprono, le rompono.  È uno degli esterni più forti e più continui d’Europa. È un titolatissimo d’Inzaghi, che ogni tanto lo fa rifiatare perché i venti d’Europa soffiano vicini e lui è troppo importante. Ma anche da subentrato fa la differenza. Il suo nome, Denzel, lo deve al famoso attore holliwoodiano: troppo facile il suo accostamento ad Equalizer, troppo facile definirlo il giustiziere del Torino. Unstoppable.

MANCINI (Roma): voto 7,5 - Il salvataggio sull’ottimo Vignato, quando la gara è ancora sul pari, vale un gol. Recupera più palle di tutti, ben nove.  Lì, nella valle dei Timbales che è la difesa giallorossa, lui giostra felice e ravana come un forsennato, purché la sua isola felice rimanga incontaminata. Tra i peones biancorossi e i giallognoli “salmones” suoi colleghi di reparto, spadroneggia con la sua prestanza fisica e la velocità di gambe e pensiero. Ormai Mourinho non può più fare a meno di lui, in una Roma sempre in mare aperto è l’uomo che salva l’equipaggio. Comandante

EDERSON (Atalanta): voto 7 - È passato dalla bufala salernitane al salame bergamasco, ma rimane uno dal palato fine. E non ingrassa, anzi. È il più in forma di tutti: pressa chiunque, salta l’uomo, crea superiorità, genera occasioni. Più coinvolto rispetto al compagno di mediana, sbaglia pochissimo. Fa un numero d’alta scuola sulla linea di fondo, ma nessun compagno ne approfitta. Premiato da Pasalic nel recupero, sigla il suo terzo centro in campionato. Questo brasiliano di 24 anni dal gol facile vuol prendersi il centrocampo bergamasco, Gasp è pronto a consegnarglielo. In ascesa.

LOCATELLI (Juventus): voto 8 - I suoi ex tifosi lo insultano, lui ci soffre. Ricorda ancora quand'era poco più che un bambino e indossava quella maglia. Ricorda ancora quando iniziava a diventare grande, proprio con quella maglia. Ricorda ancora quando il Milan lo ha scaricato, dandolo al Sassuolo.  Tifosi del Milan, ricordate come tirava in porta Locatelli in rossonero? No? Ci pensa lui a rinfrescarvi la memoria: tiro dalla distanza e gol con lacrimuccia, che sa di liberazione e rabbia.  Prima e dopo, una partita di sacrificio e di sostanza. Perché Locatelli fa le cose per bene.

LUIS ALBERTO (Lazio): voto 8 - Altra prova da incorniciare. Il gol del 2-0 è un altro ricamo: dopo il tacco di Napoli, lo scavetto di Reggio Emilia. Altro che ricamo! Questa è chirurgia applicata al calcio.  È lui il mago che nel regno di Sarri, dove tutto è calcolato, regala spettacolo e imprevedibilità. Le sue giocate di alta qualità mettono in crisi quelli del Sassuolo, che sembrano incapaci di fare altro che assistere a bocca aperta ai suoi numeri.  Ma la sua partita è sontuosa sotto ogni punto di vista. Leader assoluto, è il primo a correre all'indietro, quando c'è da rincorrere, ed è il primo a buttarsi nella mischia, quando c'è da lottare. Mago operaio. 

MARIN (Empoli): voto 8 - L’Empoli fa il colpaccio a Firenze col più classico dei dettami tattici: difesa e ripartenza. Il fulcro di tutto questo è lui. Grande lavoro di interdizione, splendido filtro, buone trame di transizione. Insomma, fa tutto quello che un centrocampista deve fare in partite come questa, e lo fa bene.  La sua prestazione giova a tutto il reparto, che non a caso sfodera una partita eccezionale. Viene sostituito perché ha speso molto, ha speso tutto. E quando non c’è, si vede. Sì, è proprio uno di quei calciatori "sillogistici", che non si vedono ma ci sono e che quando non ci sono si vede. Forse mi sono un po' incartato; lui invece no, non s'incarta mai.  Prezioso. 

POLITANO (Napoli): voto 7,5 - Il gol che strappa la partita è una volée di qualità, stile Berrettini quand’é sano. Poi, due assist per Kvara e tanti scatti che lo costringono a uscire con i crampi. Del resto, è uno che ha sempre coniugato alla qualità dei suoi piedi la generosità dei suoi polmoni.  A quota 4 reti, ha già segnato più che nello scorso campionato. Era il pupillo di Spalletti, se continua così farà presto a diventarlo anche di Garcia.  Politano d’oro. CAPUTO (Empoli): voto 8,5 Ciccio non muore mai. Segna un gol da bomber di razza e con lo stesso istinto sfiora il secondo, poi annullato. E che contributo alla manovra! Dietro ogni grande vittoria c’è sempre una grande squadra, dietro ogni impresa c’è sempre un fuoriclasse. Forse definirlo tale è esagerato, ma la sua partita è da campione vero e la sua Empoli fa l’impresa.  La salvezza passa da lui, senza se e senza ma. Off category.

KVARATSKHELIA (Napoli): voto 9 - Riecco Kvaradona, nel momento più importante. Senza Osimhen, il Napoli ritrova l’estro e i gol di Kvaratskhelia, mattatore al Bentegodi. In avvio soffre l’interpretazione fisica del Verona. Poi si scatena: dribbling, allunghi, sterzate e due gol.  Seconda doppietta in A, ho la netta sensazione che non sarà l’ultima. Le sue qualità, tecniche e atletiche, le conoscevamo, non sapevamo che avesse anche la tempra del leader, perché questo un leader fa: prendersi la squadra sulle spalle, quando il suo uomo di maggior calibro non c’è.  E il Maradona lo ama.  Core e’ Napule.

Sopra la panca: Allegri (Juventus) E’ tornato il profeta del corto muso. Max sbanca San Siro senza Danilo e con Vlahovic e Chiesa inizialmente in panchina. Nel finale il proverbiale spogliarello, che, in materia di richiamo alle armi, è la versione più vicina che ci sia allo “scatenate l’inferno” di Massimo decimo Meridio.  Una squadra di gladiatori, tre punti d’oro, l’arena del Meazza conquistata.  Ed era una delle settimane più difficili, sul piano ambientale, per la legione bianconera. Mister maximo.

 

La mia squadra dei peggiori 4-4-2
MILINKOVIC- SAVIC (Torino): voto 4,5 Nessuna papera, sia chiaro. Ma in partite come questa e contro attaccanti come questi ci vuole ben altro.  Sul gol di Thuram è coperto (e c’è una leggera deviazione), ma il tiro non pare irresistibile. Sullo 0-2 rimane abbastanza a guardare.  Voyeur

MILENKOVIC (Fiorentina): voto 3 Da Milinkovic a Milenkovic: è l’assonanza dei peggiori.  Fa il bello addormentato nel sottobosco di una difesa tutta in affanno.  La dormita sul secondo gol è incredibile. Male anche sul primo, male più o meno sempre, anche in impostazione e al tiro. Incubo.

Ruan Tressoldi (Sassuolo): voto 3 "Alla fiera del calcio per Tressoldi un bidoncino il Sassuolo comprò": un’altra prestazione disastrosa come questa e la curva del Sassuolo metterà ad intonare questo coro… sono pronto a scommetterci tre soldi. Commette tre (dico 3) errori macroscopici, che favoriscono altrettante palle-gol. Sulla terza (dico 3) arriva il gol di Anderson. Insomma, 3 non è affatto il suo numero fortunato e dalle parti di Sassuolo non è affatto il numero perfetto. Quale altro voto avrei potuto dargli, se non 3? Imperfetto.

SAZONOV (Torino): voto 4,5 L'entrata a freddo è un'attenuante, avere davanti la coppia gol tra le più forti d'Europa una valida scusante. Sì, però... Perde di vista Thuram sul gol, quando resta basso e fuori marcatura. Si fa portare a spasso in altre occasioni.  Nottambulo

THIAW (Milan): voto 2 Vietato distrarsi, specie se giochi nel Milan, fai il difensore e davanti hai un attaccante della Juventus. Per 39 minuti domina, ma con Kean vuole strafare: troppo aggressivo, non legge la situazione e l’attaccante bianconero gli fa ciao ciao. Lascia, così, Pioli in 10 e il Milan nei guai.  Ciaone.

MARTEGANI (Salernitana): voto 3 Il centrocampista argentino appare spaesato. Perde un pallone da principiante e il Cagliari segna. Non è vero che al peggio non c'è mai fine. Decaparecido.

BARELLA (Inter): voto 4,5 Che ne è stato di quel motorino di centrocampo, inesauribile, instancabile, invincibile? Che ne è stato di Nicolò Barella? Ci mette sempre la faccia, ci mette un po' meno le gambe e la qualità. Forse un paio di panchine non gli farebbero male.  Ingolfato.

FERREIRA (Udinese): voto 2 Non era titolare da quasi due mesi e si nota: errori e mancate coperture. Sottil lo tira fuori al 45’.  Disastroso.

BOLOCA (Sassuolo): voto 4 Chi male inizia peggio finisce: è in evidente difficoltà sin dall’inizio e sul 2-0 regala la palla a Luis Alberto, che non è certo uno che fa tanti complimenti. Sbandato

DOIG (Verona): voto3 Ha la sfortuna di agire dalle parti di un super Politano, sul cross dell’1-0 sbaglia lettura e postura. Sulla fascia patisce le pene dell’inverno. Il gelido, grande inverno veronese. Ma non siamo un autunno? Chiedere a Doig. Freddato.

NGONGE (Verona): voto 3 Il suo sfavillante inizio di campionato, ad agosto,  aveva tratto in inganno anche i più esperti fantacalcisti, almeno quelli che avevano atteso la fine del mercato per fare l’asta. È l’ombra di quella saetta, che fulminava difensori e portieri e faceva volare il Verona.  L’evanescenza fatta persona.

NZOLA (Fiorentina): voto 2 La Fiorentina lo aspetta e spera. Ma chi di speranza vive disperato muore.  È l’ombra di quel calciatore ammirato negli anni passati, dei suoi gol nemmeno l’ombra. Torna a casa, Nzola.

Sotto la panca: Italiano (Fiorentina)
Dopo la sosta ci si aspettava una Fiorentina più feroce. Invece, è molle e ricasca nei suoi soliti difetti. Se l’altura dà alla testa, la colpa è anche dell’allenatore. A partita in corso, ci si aspetterebbe qualcosa in più, un’intuizione, un cambio efficace, una strigliata. E invece, niente. La sua squadra s’impantana nelle sabbie empolesi e lui non sa come uscirne. Inerte.

 

Arbitri: il fischio maschio e quello col raschio 

Il fischio maschio: pollice in su per Mariani (Milan-Juventus). Sacrosanto il rosso a Thiaw. Braccio di Kalulu: niente rigore, l’aumento del volume non c’è. In pieno controllo della partita.

Il fischio col raschio: cartellino rosso per Ayroldi (Roma-Monza). Troppo severo nella seconda ammonizione di D’Ambrosio, che non c’è. Nel finale perde il controllo delle panchine ed è costretto ai rossi.