La settima giornata ha registrato il subitaneo ritorno alla vittoria dell’Inter, in testa alla classifica assieme al Milan, che batte una Lazio quasi in crisi. Pareggio tra Juve e Atalanta, che evidentemente si lascia attirare dal non gioco dell’avversario e dà luogo a una partita un po’ noiosa. Riprende fiato Mourinho, mentre il fiato pesante dell’esonero cominciano a sentirlo diversi allenatori: da Sottil a Sousa. Bene il Bologna, benissimo il Monza del neo acquisto Papu Gomez, male il Cagliari. Vola la Viola, precipita il Sassuolo, torna sul pianeta terra il Lecce. Passata la nuttata, il Napoli è di nuovo nu’ baba’.


La mia squadra dei migliori 4-3-3

SKORUPSKI (Bologna): voto 7,5
Non prende gol neanche se davanti gli piazzi Oliver Hutton che calcia una delle sue manga-traiettorie a zig zag. Davanti non ha il fuoriclasse della New team, ma un certo Ciccio Caputo, che coi gol ci sa fare; e no che Baldanzi non è Mark Lenders, però ci prova. L’Empoli ci prova, sì, solo che davanti si ritrova Skorupski, che chiude a chiave la porta del Bologna e non fa entrare nessuno.  E dove non arriva Łukasz, palo provvede.  La vittoria dei felsinei è indiscutibilmente anche merito suo, che allontana gli spettri dell’ennesimo pareggio in casa rossoblu. Benjamin Price 

KAYODE (Fiorentina): voto 8,5
Questo giovincello, eroe dell’Italia Under 19, è una vera forza della natura. Ha la dinamite in corpo, il sangue gli scorre a mille a l’ora, le sue gambe sono stantuffi poderosi. E poi sa giocare a pallone, nel senso che i piedi hanno ricevuto l’educazione che si conviene a un difensore esterno di questi tempi. Sventa il gol di Nandez sulla linea, con un salvataggio che è lo spot della sua esplosività; e giustamente esulta con la stessa euforia di chi ha appena fatto gol. Poi fa il solco per terra con i suoi coast to coast travolgenti ed è così che genera il raddoppio: un autogol su suo cross, dopo un inserimento perfetto; e giustamente esulta con euforia, perché ha appena fatto un quasi gol. 
Nel secondo tempo rallenta e gestisce. Dodo può guarire comodamente. Molto comodamente. Euforico. 

OSTIGARD (Napoli): voto 7
Segna il suo primo gol in serie A con un bel colpo di testa (la sua specialità), su corss di Zielinski. In fase difensiva ingaggia diversi duelli con un vispo Krstovic, che è arrivato per ultimo ma non è l’ultimo arrivato. Nella terra che fu di Kim, non fa rimpiangere il sudcoreano, anzi. È la terza volta che gioca da titolare e si registra un solo gol incassato (peraltro quello fantastico di Samardzic). Relegato in panchina per partite e partite, finalmente si sta prendendo la sua rivincita. Spalletti lo diceva sempre: nel gioco aereo il norvegese è super. E non solo quando segna: svetta, infatti, nella sua area di rigore con la propulsione d’un uomo in jetpack.  Air-Norwegian 

CRISTANTE (Roma): voto 7
La sua partita non è nulla di eccezionale, lui invece sì.   È la colonna portante di Mourinho, sia quando fa il suo mestiere di centrocampista, sia quando, come questa volta, viene schierato in difesa. Bisognerebbe clonarlo. Dà sicurezza a tutto il reparto, offrendo gambe, testa, centimetri e personalità: praticamente, tutto ciò che era mancato alla bucherellata difesa romanista.  Si muove bene da centrale, non commette sbavature. Solo una volta si perde uno spigoloso Cuni (su cui comunque avrebbe dovuto chiudere Ndikca), ma la sostanza è che la Roma non prende gol.  Lui non ama questo ruolo. E menomale! Menomale che c’è Cristante e menomale che almeno in attacco la Roma è messa bene. Duttile.

MAGNANI (Verona): voto 7
Un Verona tenace strappa un pari preziosissimo a Torino, uno 0-0 stile vecchi tempi, su cui Giangiacomo mette del suo, con una prestazione da stopper praticamente perfetta.  È un gigante, nella terra del gigante Zapata. Spazza e anticipa, copre e contrasta.  Viene ammonito dopo pochi minuti, ma il giallo non lo condiziona affatto. Non si smarrisce, tiene alto il livello di concentrazione, in marcatura stoppa chiunque gli si presenti davanti. Bravissimo nelle chiusure, sia alte che basse. Montipò ringrazia.  Gigantesco. 

PULISIC (Milan): voto 7,5
Il Milan con lui ha trovato l’America. Lo yankee rossonero ha trovato il modo di trafiggere un grande Provedel e di sbloccare la partita: bastava seguire l’azione in verticale, che passava dai piedi sapienti di Reijnders e da quelli vellutati di Leao, e battere con facilità l’estremo difensore. Incide sul risultato, sbloccandolo. Incide sul gioco, coi suoi continui colpi nel cerchio del centrocampo e sulla trequarti. Incide sulla classifica del Milan, con un altro gol, pesante come un lingotto d’oro di Fort Knox.  Anche quando la palla rotola dalle parti della sua metà campo non si risparmia, dando sostanza alla sua partita.  La classe non è acqua, sarà… ma Pulisic è il Potomac su cui scorrono palloni e azioni rossonere. God save Christian.

ANGUISSA (Napoli): voto 7,5
Un mostro di rara bellezza. Elegante, poderoso, off category per atletismo, personalità ed eleganza.  Garcia finalmente la smette con gli esperimenti, così Zambo torna padrone del centrocampo partenopeo, assieme ai suoi compagni di sempre, Lobotka e Zielinski, e gioca una partita sontuosa. In versione scudetto, interpreta alla grande entrambe le fasi, quella difensiva e quella offensiva. Ora sì che la chiesa è al centro del villaggio! Più che una chiesa, una cattedrale. Monumentale.

FRENDRUP (Genoa): voto 7
E' l'uomo ovunque di questo Genoa. Difende, si sacrifica, accompagna anche le azioni offensive, come lo dimostra la palla recuperata, con annesso assist a Gudmundsson per lo 0-1. Dinamico, atletico, rapido. Pulito, anche prima della doccia, dove Gila non lo manda in anticipo, perché di lui proprio non vuol fare a meno. Fa una partita semplicemente strepitosa: oltre all’assist, almeno cinque o sei recuperi importanti. Cala alla distanza, ma continua a macinare chilometri, anche quando è in riserva; e nel recupero spende bene un giallo. Tuttocampista.

ORSOLINI (Bologna): voto 9
Per i pitagorici 3 era il numero perfetto, per la pareggite rossoblu era il numero maledetto (tre x di fila), per lui è la cifra della sua bravura, del suo attaccamento a una maglia “rinnovata”, della sua gioia per l’azzurro ritrovato.  Una tripletta che mette il punto esclamativo su una partita di livello.  E potevano essere quattro, se il destro non gli servisse solo per correre. Poco male, pero, perché il sinistro gli basta e avanza.  Nel primo gol si bene un sorso di Walukiewicz, che sembra la marca di una vodka scaduta, ma è solo un calciatore empolese. Il secondo gol è un tiro da biliardo, di sinistro ovviamente. Nei 7 minuti di recupero trova poi il modo di fare il terzo gol e di portarsi il pallone a casa: inizia l’azione con un colpo di tacco alla Zico, rifinisce col sinistro alla Orsolini.  Questo Bologna è solido, equilibrato, combattivo; sa soffrire e resiste alla reazione dell’Empoli, sa gestire il risultato, attende, riparte, non sbava quasi mai.  Al resto ci pensa Orsolini. E il suo sinistro.  Sinistroide. 

LEAO (Milan): voto 8
Leao meravigliao fa tutta la differenza del mondo. Proprio come deve fare un numero 10. Cambia passo, cambia marcia, cambia la partita. Nel primo tempo si accende a intermittenza, ma sono lampi di pura, energica classe, che mettono in apprensione la difesa della Lazio. Nella seconda parte di gara cambia ulteriormente marcia e confeziona due assist perfetti, a Pulisic e Okafor, che lanciano i rossoneri sulla luna e l’incacchiato Sarri dal balcone.  Su quella catena di sinistra lui e Theo scatenano l’inferno: è lì che il Diavolo trionfa sui biancocelesti. Meraviglia!

MARTINEZ (Inter): voto 10
È il miglior Lautaro di sempre. Capitano, numero 10, bomber, leader.  La sua mezza partita è un capolavoro, il suo impatto è totale!  Quattro passi di tango ed entra nella storia: scavetto, destro, rigore, sinistro e diventa il primo giocatore della storia della Serie A a calare un poker da subentrato. Nove gol in carriera alla Salernitana, vittima sacrificale di un Toro scatenato… sarà forse perché l’amaranto è simile al rosso?  Thuram, Barella e Carlos Augusto lo cercano, lo trovano, lo servono. Lui è là, pronto ad incornare i poveri toreri campani.  E il Benfica qualcosa di rosso addosso ce l’ha sempre …  Aća toro! 

Lode e menzione: Thiago Motta (Bologna)
Il suo Bologna ha tutta l’aria di una squadra bene allenata: equilibrio e solidità al servizio di un attacco che deve ancora esprimersi al meglio. E pensare che la classifica potrebbe essere migliore, se non fosse stato per qualche svista arbitrale di troppo. Quest’anno si naviga su acque sicure. Timoniere.

 

La mia squadra dei peggiori  4-3-3

SILVESTRI (Udinese): voto 2
Se un marziano avesse visto la partita, avrebbe tifato per il portiere in verde, per ovvie ragioni cromatiche, ma non avrebbe capito per quale squadra giocasse.  Una sciagura si abbatte sullo già sciagurato inizio di stagione dell’Udinese, che di tutto avrebbe bisogno fuorché di un portiere che regala gol agli avversari. “Passa” la palla nel primo, prende il secondo che nasce da un tiro tutt’altro che irresistibile; e ne aveva regalato un altro, tolto poi dal VAR. Disorientato.

GALLO (Lecce) voto: 4,5 
Non è esente da colpe sul gol del vantaggio del Napoli. Non ha il controllo della sua fascia, il suo canto è stonato.  Spennato. MATURRO (Genoa): voto 3

All’inizio della partita di Udine è stato ricordato il Vajont. Matturro, subentrato, s’immedesima oltremodo e il Genoa cede, sotto i colpi … pardon, sotto il colpo di testa del suo stesso difensore.  Auto -goleador 

DANILIUC (Salernitana): voto 5 
Più traballante di un Tagadà, gira a vuoto nel primo tempo; poi gli comincia a girare la testa nel secondo, quando entra Lautaro.  Non ha nessuna responsabilità sul poker dell’argentino, era stato sostituito. Trottolino nervoso.

LUPERTO (Empoli): voto 4,5.
Svagato in marcatura, impreciso nel disimpegno. Il gol che sblocca il match nasce proprio da una sua disattenzione.  What else?

LUIS ALBERTO (Lazio): voto 4,5
“Faro spento, faro spento!”, urlava il pappagallo. Non si accende mai e lascia al buio un’intera squadra.  Gestisce male un contropiede vantaggioso, segno che non è proprio serata. È notte fonda! Spento.

RABIOT (Juventus): voto 5
Cocco di mamma e cocco di Max, non è brillante. Troppo statico, troppo poco Rabiot. E quando c’è poco Rabiot il “poco” centrocampo bianconero ne risente non poco.  Troppo poco. 

VLASIC (Torino): voto 5
È il classico centrocampista da Fantacalcio, uno di quelli che segna, fa assist, alza la cifra dei bonus e della sua squadra. Di tutto questo, al momento, nemmeno l’ombra. Da subentrato, ci si aspetta che cambi il corso della partita e invece niente. Cincischia, giocherella, qualche timido tentativo di far male a Montipò, ma niente di più. Timido.

SANCHEZ (Inter): voto 5 
L’infortunio di Arnautović e le fatiche di Lautaro fanno la sua fortuna.  Il gol mangiato pronti - via e la prova deludente fanno la fortuna di Inzaghi, che lo sostituisce con Martinez.  Sfortunato 

CRUZ (Verona) voto 4,5
In un campionato di figli d’arte, il figlio del Jardinero era molto atteso, alla sua prima partita dall’inizio. Ma l’attesa è destinata a continuare, visto che gioca una gara decisamente anonima. Ne deve ancora zappare, di terra, per calcare le orme del papà!  Zappatore.

NGONGE (Verona): voto 4,5
Che ne è stato di quel ragazzo vestito di giallo e di blu, che nelle primissime partite sfrecciava palla al piede e ubriacava i difensori? Boh! Ombra.

Sotto la panca: SOTTIL (Udinese)
Mettere in panchina un talento come Lazar Samardzic è come avere la Gioconda e lasciarla in soffitta. Farlo in questa Udinese è un imperfetto delitto calcistico.  La sensazione è che abbia i minuti contati, che non arrivi a mangiare neppure i biscotti di San Martino. Assottigliato.