La quinta giornata del campionato di serie A è andata in archivio e ci ha detto tante cose: ci ha detto che l’Inter è scappata, con le sue cinque vittorie; che solo il Milan sembra inseguirla; che a Lecce non credono ai propri occhi; che le romane s’impantanano in pozzanghere a forma di X; che dalle parti della Juve sembra non esser cambiato nulla e che forse è meglio cambiare portiere; e che, in fondo alla classifica, ben in quattro aspettano ancora la vittoria. Cagliari, Empoli, Salernitana e Udinese aspettano e disperano, mentre le solite Monza, Bologna e Sassuolo si godono il loro perenne stato di calma apparente. 

Ecco la mia squadra dei migliori
(3-4-3)
SPORTIELLO (Milan): voto 8
È il minuto numero 21, Terracciano pennella di esterno destro per Folorunsho, che anticipa Kjaer e colpisce di testa a botta sicura. San Siro smette di respirare, la maggior parte del pubblico legge già sul tabellone Milan-Verona 1-1. E invece no. Invece, Marco Sportiello alza il braccio destro e col palmo della manona disattiva il tabellone. La gente riprende colore e si scioglie in un lungo applauso, stranamente lungo perché la parata è stata bella e decisiva, sì, ma non stratosferica. È tuttavia, una parata che dice tanto altro: dice che se Maignan si fa male il Milan non si fa male, perché quest’anno tra i pali c’è una certezza, c’è Marco Sportiello. Perciò, la gente applaude, neanche fosse una parata all’ultimo minuto di una finale di Champions League, applaude e non si ferma, neanche si fosse alla Scala (quella vera) all’arrivo del Presidente della Repubblica. Il fatto è che quello è un applauso liberatorio: il popolo rossonero è finalmente libero dalle 23 partite saltate da Maignan la scorsa stagione, quando non c’era Sportiello, c’era Tatarusanu ed era tutta un’altra musica.
Secondo si fa per dire.

SCALVINI (Atalanta): voto 7
Giovane difensore della causa bergamasca, e azzurra, vive una domenica abbastanza tranquilla, perché gli attaccanti del Cagliari - un solo gol fatto fino ad ora - tutto sono fuorché una minaccia nucleare. 
Ordinato al centro della difesa, non commette nessuna sbavatura, nelle poche volte in cui il Cagliari mette il muso nell’area di rigore nerazzurra. 
Con Djimsiti forma una coppia affidabile, sembrano Starsky & Hutch sulle orme di aspiranti rapinatori d’aria di rigore, dalle pistole però scariche.
Si divide tra lo spento Deiola e il frizzante Luvumbo, le cui bollicine però si trasformano in bolle di sapone appena impattano sull’autoritaria ruvidezza di re Giorgio, nuovo sovrano dell’area di rigore atalantina. 
Vedetta.

TOMORI (Milan): voto 7
Nel disastroso derby della manita non c’era e si è visto. Contro il Verona, che non è l’Inter, c’è e si vede.
Non è la prestazione in sé a meritare il buon voto, ma la sua presenza, che dà sicurezza al reparto e ai tifosi. 
Più elettrico e aggressivo dei compagni difensori, sfrutta la sua velocità per chiudere in profondità su Ngonge e Folorusnho; che non sono Lautaro e Thuram, ma due impertinenti che stanno mettendo a ferro e fuoco le difese della serie A.
Prestazione diligente, la sua, senza troppi affanni, anche nella difesa a tre, voluta da Pioli.
L’inglese è ormai una bandiera di questo Milan e quando c’è si vede. Memori della strepitosa prestazione di martedì scorso, i tifosi milanisti avevano dormito sonni tranquilli. Il Milan pure, però in campo. Per fortuna c’è stato il golletto di Leao e c’è Tomori ad evitare che incubi recenti si ripetessero. 
C’è e si vede. 
Presente!

DI MARCO (Inter): voto 8
Nei cinque migliori campionati europei nessun difensore ha contribuito a più gol dell'esterno di Inzaghi.
Nonostante un primo tempo sonnecchiante, risolve le complicanze di Empoli, con un sinistro dalla distanza che ricorda le staffilate d’esterno di un certo biondo teutonico, che faceva Brehme di nome e lo stesso mestiere di ruolo. Una giocata da tre punti da far impallidire il Kareem dei tempo d’oro dei Lakers.
Prezioso in fase di non possesso, sbarazzino come un provinciale qualunque, concreto come un fuoriclasse qualunque.
Quinta colonna. 

KOOPMEINERS (Atalanta): voto  7
É il tuttofare dell’Atalanta, innesca ogni azione da gol, è ovunque, fa quel che vuole e Obert, che secondo i piani di Ranieri dovrebbe opporvisi, non lo vede mai.
Gran lancio, il suo, sul vantaggio di Lookman, che sblocca una gara, sempre complicata quando di fronte hai i ragazzi del saggio allenatore romano. 
Preciso e arcigno anche nel momento di spinta avversaria.
Si organizza tra i reparti come un esperto infermiere, chirurgico nei passaggi, sempre pronto a soccorrere i compagni nella propria metà campo. Qualità e velocità, sono le caratteristiche messe a disposizione della squadra, grazie alle quali ribalta spesso l’azione. Sempre pulito. 
Olandesino.

OUDIN (Lecce): voto 7 
Non si chiama Houdini, ma la pronuncia del suo nome gli si avvicina. Così come le sue prodezze.
Compare a sorpresa dalla panchina, come l’attrazione attesa dello spettacolo, e si prende la scena.
Ricomincia infatti da dove aveva lasciato, con un gol dalla distanza che regala al Lecce il secondo posto in classifica in Serie A. Avere un centrocampista offensivo con  i suoi colpi, e con la sua duttilità, è lusso senza fine.
Illusionista del pallone, fa una magia che incanta tutto il Via del mare: è il minuto 83’ e … voilà! Scarica un mancino violento dalla distanza, che batte Martinez e porta avanti i salentini. E non è affatto un illusone: il suo Lecce sta lassù,  cammina tra i grattacieli delle metropoli del pallone e non ha paura di cadere.
Leccezzionale!

BONAVENTURA (Fiorentina): voto 8
Jack di giglio è la carta migliore che Italiano ha tra le mani.
Gol e assist per lui. Calla sempre, non folda mai e contro l’Udinese fa all in.
I suoi anni sono come i numeri all’otto giocati da un veggente: quali che siano, lui fa sempre bingo.
L'apertura di 60 metri, che porta al vantaggio di Martinez Quarta, è un arcobaleno viola con sfumature d’azzurro, a questo punto meritato. Il 2-0 finale è un destro di precisione che, come si diceva un tempo, toglie le ragnatele dall'angolino e toglie di mezzo i friulani in crisi.
Fiche preziosa.

CALHANOGLU (Inter): voto 8,5
“Mamma, lu turco!”, esclamarono gli empolesi alla vista di Hakan nel centrocampo interista; lui che non doveva esserci. 
Torna in campo e l'Inter torna a vincere. Trenta secondi dal fischio d’inizio e confeziona il primo tiro in porta, prova della voglia che ha di riprendersi le chiavi della squadra.
Tocca mille palloni, gioca da play basso e, appena può, dà manforte sulla linea dei trequartisti. In sintesi: è ovunque.
Tutta l’Inter è corsara, ma il turco fuma sigari toscani uno dietro l’altro, riducendo in cenere ardimenti avversi e mandando continui segnali della sua infinita sapienza calcistica, quando i suoi avanzano. 
Anche in una partita monotona del sornione mezzogiorno domenicale, lui accende la luce, in un centrocampo che altrimenti rimarrebbe al buio. 
Ho come l’impressione che anche in casa nerazzurra il turnover farà sconti a qualcuno. 
Indispensabile.

PINAMONTI (Sassuolo): voto 8,5
Houston chiama Szczęsny, ma a rispondere è Pinamonti, che incorna sulla respinta dello stralunato polacco e spedisce la flotta dei visitatori allegriani sul pianeta Farout. 
Le stelle vestono bianconero, ma a brillare è il numero 9 neroverde, uno starman dalle lunghe leve e il gol facile.
Boa offensiva, spalle alla porta per quasi tutta la partita, Bremer non gli concede molto. Si sacrifica, fa spazio per il razzo francese che agisce alla sua sinistra e genera spiragli affinché, alla sua destra, filtri la luce di Berardi. 
Ma è sua la segnatura decisiva.
Spaziale! 

BERARDI (Sassuolo): voto 8,5 
La vecchia Signora lo ha corteggiato a lungo, quel vecchio lupo di Carnevali se l’è tenuto stretto. Evidentemente, questo matrimonio non s'ha da fare … Né domani, né mai? 
Lei - la povera Signora innamorata - prova a riscoprirsi lo stesso bella e vincente, di fronte a quei bravi neroverdi che si son tenuti Mimmo tutto per sé. 
E lui la castiga. Ne è innamorato, voleva il matrimonio, forse lo vuole ancora, ma la castiga. 
La sua partita è Il cinque maggio della Juve, che percossa e attonita muta sta al cospetto del suo amore impossibile e dei suoi colpi da fuoriclasse puro.
Presente, tecnico, pimpante. In evidenza persino in fase di ripiegamento, rincorre Kostic, aiuta Toljan. Poi, al primo pallone buono, col suo pregiato mancino infila all'angolino, letale come uno sgherro, risolutivo come un Azzecca garbugli, più onesto di Fra Cristoforo. È il suo Secondo gol in carriera alla Juventus, sarà anche l’ultimo? 
Promesso sposo.

LEAO: voto 7,5
Con la fascia da capitano al braccio, alla prima ripartenza, dopo 8 minuti, brucia Magnani e Dawidowicz come effimeri fiammiferi e spegne il dibattito della settimana. No, non è Balotelli. 
Il Milan arranca, lui no. 
Nel calcio conta vincere e vince chi segna un gol più degli altri. Rafa do Portugal ha l’indiscusso merito di anestetizzare gli spasmi prolungati da derby, raddrizza i troppi nasi storti di Champions e scaccia i fatal fantasmi che sempre aleggiano sul Diavolo quando incrocia gli scaligeri giallo blu. 
Non aveva segnato così tanto in così poche partite. Questo Leao in versione goleador is on fire, Sacchi se ne faccia una ragione. 
Gol vittoria e tre punti scaccia pensieri. Cattivi pensieri.
Rinnovato! 

Lode e menzione: DI FRANCESCO (Frosinone)
Merita la lode e menzione un allenatore che, dopo i lontani fasti giallorossi, quando la Roma approdava in semifinale di Champions e lui approdava al porto dell’isola felice chiamata successo, ha navigato in brutte acque per intere stagioni burrascose. Onda su onda, il comandante ha subito naufragi e ammutinamenti, prima di salpare dalla Ciociaria, per una nuova avventura, eppur perigliosa. 
Il suo Frosinone gira come una un disco di Bruno Lauzi, Eusebio è ritornato. La strada è ancora lunga, le insidie di un campionato dalle mille stagioni sono tante, ma questo Frosinone sta mettendo parecchio cibo in cambusa e lo sta facendo unendo all’umiltà della provincia la sfrontatezza delle grandi. Con la Salernitana un punticino che vale oro, perché Salerno è Salerno, nonostante l’inizio zoppicante della truppa amaranto.
Eusebio Di Francesco ha ripreso a navigare. E poi, ha un nome bellissimo, non trovate?
Comandante.


Ecco la mia squadra dei peggiori 
(3-4-3)
SZCZĘSNY (Juventus): voto 2
Quattro pappine al gusto di mela verde e prugne nere, e buonanotte al bel polacco addormentato nel bosco del Mapei.
Gli incubi della Juve cominciano qui …

GATTI (Juventus): voto 3
… E finiscono con Gatti. No, non sono 4 e non sono nemmeno 44. È uno solo, per fortuna dei bianconeri.

MARTIN (Genoa): voto 3
Rosso di vergogna per la prestazione incolore. Rosso come la sua Spagna. Rosso come un cartellino che rimedia più veloce di Speedy Gonzales; anche se quello era messicano e non metteva nei guai la sua squadra. Andale, arriba, yeppa … sveglia!

HYSAJ (Lazio): voto 4,5
Ciurria, che gran camurria! Non so in Albania, ma dalle mie parti si dice così, quando qualcuno ti dà fastidio. L’esterno monzese gliene dà parecchio e il risultato ne risente. 

DEIOLA (Cagliari): voto 4,5
La sua presenza in campo si nota, sì, quando prende un’ammonizione. Un fantasma, che ciondola per le vie nebulose delle maglie nerazzurre, mentre qualcuno da qualche parte chiama il suo nome a ripetizione: è Ranieri e al momento gli servirebbe una squadra di ghostbusters, più che una squadra di calcio.

NANDEZ (Cagliari): voto 5
Il motorino sardo appare inceppato, somiglia al vespino di mio cugino, che quando s’ingolfava ci lascava a piedi, dovunque fossimo. Gira a vuoto e non ha niente di Special.

MIRETTI (Juventus): voto 5,5
È giovane e di belle speranze. Ma chi di speranza vive, disperato muore. La Juve disperata lo è senz’altro e il suo compitino non aiuta.

LOBOTKA (Napoli): voto 5
La sua partita non è un’infamia, per carità, ma di lode nemmeno l’ombra. Dal polacco ci si aspetta di più. Ci si aspetta ordine, in quel caos che è oggi Napoli. 
Pupillo di Spalletti, lascia l’amaro nelle papille dei suoi tifosi. 

ISAKSEN (Lazio): voto 5 
È figlio del turnover, qualcuno dagli spalti comincia a urlargli “figlio di buona donna”. Mi sa che si continuerà a parlare più dei suoi amici, che delle sue prestazioni; e se sono tutte così, forse per lui è anche meglio.

LUCCA (Udinese): voto 3
Un attaccante può anche sudare le sette camicie (pardon, magliette), ma se non segna … Non è possibile sbagliare il gol che ha mancato: col sinistro, Lucca! Lì si va col sinistro.

OSIMHEN (Napoli): voto 1
Il voto 1 è per il rigore mangiato. 
Il voto 1 è per la reazione scomposta alla sostituzione.
Il voto 1 è la mia personale vendetta per la sconfitta al Fantacalcio: mi sei costato più di trecento crediti e mi ripaghi così? 

Sotto la panca: ALLEGRI (Juventus)
Altro che farfalline! Qua siamo alle cavallette. La Juve vista a Sassuolo è una piaga per i tifosi; Max, un faraone che resta a guardare. E non fa niente. 
Dice di aver avvertito in settimana che qualcosa non andasse… e meno male! 
Gatti andava sostituito, il portiere pure. 
Vlahovic non lo so. 
Allegri no, evidentemente non si può...