La sesta giornata di campionato è appena terminata. L’Inter è stata ingoiata dalla mangia-grandi Sassuolo, il Milan si riprende la vetta, la Juve scala, il Napoli fa poker, per la Roma è buio. Mentre l’altra romana risorge dalle ceneri e riporta il Toro sulla terra; e, rimanendo nei dintorni, il Frosinone continua a far punti e fa quasi viola la Viola. Laggiù, nella valle delle lacrime, piangono ancora il Cagliari e l’Udinese. L’Empoli (è proprio il caso di dirlo) si riscopre baldanzosa, il Verona comincia a vacillare. È solida, invece, l’attitudine al pareggio di Bologna e Monza, che accumulano punticini e rimpianti. L’Atalanta vince e qual è la novità? Il Genoa stravince e questa sì che è una novità.

La mia squadra dei migliori  3-4-3

PROVEDEL (Lazio):  voto 7
Oggi si chiama clean sheet, un tempo dicevamo “rete inviolata”: è la perfezione ricercata da ogni portiere ad ogni partita. Chiamatela come volete, la sostanza non cambia: zero gol subiti dal Toro scatenato di Juric (anche per grazia ricevuta da Duvan buon samaritano) e la sua Lazio torna alla vittoria scaccia crisi. Fa una partita normalissima, ma in fondo è questo che ci si aspetta da un portiere: la normalità rassicurante di una “domenica” senza gol.  Un tantino incerto quando respinge, non benissimo, il tiro da lontano di Vlasic, ma la fortuna ha memoria e aiuta i portieri che hanno l’audacia di andare a far gol in area avversaria. Clean sheet vuol dire foglio bianco, su cui Provedel s’é messo a scrivere pagine importanti. La prefazione è da premio Nobel per la letteratura calcistica: gol di testa allo scadere e pareggio con l’Atletico del Cholo.  Gol keeper e goleador. ERLIC (Sassuolo): voto 7

Sbaglia un gol facile, ma il suo mestiere è quello di non farne fare: ci riesce benissimo; e davanti aveva i più forti attaccanti della seria A. Difensore centrale vecchio stampo, dotato di grande fisicità e di un ottimo senso della posizione, si oppone alle scorribande avversarie come il più determinato dei guerrieri croati alla conquista dell’indipendenza. Si tuffa a corpo morto sulla conclusione di Thuram, ben servito da Dumfries. Bravo anche quando rimedia a un liscio di Henrique, che quasi mette in porta Lautaro. Due interventi decisivi, che incidono sul risultato. E che risultato!  Affidabile.

BANI (Genoa): voto 7,5
Ha quasi 30 anni suonati, la sua carriera ha rimbalzato tra la cadetteria e la massima serie ai minimi termini di piccole squadre. Contro la Roma gioca da top player, in un una difesa che gioca da top club. Governa le operazioni del reparto, argina le pallide velleità di Lukaku, offre a Thorsby l’assist del 3-1. Una prestazione di altissimo livello, come tutta la sua squadra, del resto.  Il Grifone è d’oro! Lui è di granito.  Roccia. LAZZARI (Lazio): voto 7,5

“Lazzari, alzati … cammina!”, gli avrà detto tante volte quel toscanaccio di Sarri, tutte le volte che l’ha fatto subentrare dalla panca, dove spesso lo relega, neanche fosse lo storpio della compagnia biancoceleste. Ma Lazzari corre, altroché camminare! Soprattutto se lo metti lì, sulla fascia, dal primo minuto e gli fai godere di una titolarità che meriterebbe sempre. Contro quell’indomita bestia cornuta, alla Lazio dalle gambe anchilosate serviva un mezzo miracolo, una giocata spacca-partita e l’ha tirata fuori lui: duetto con Felipe Anderson, cross di prima, al volo, per Vecino che la mette dentro, scacciando i demoni di una crisi senza fine. Esce coi crampi, alle gambe sue e allo stomaco dei laziali, che già profetizzano il futuro della prossima panchina.  Miracolante.

ADLI (Milan): voto 7,5
Dopo mesi trascorsi senza fissa dimora, alla mercé delle intemperie milanesi, Adli ha preso la residenza a centrocampo e si è divertito ad arredare la casa a modo suo. Palloni ovunque: sulle mensole, a terra, accanto alla tv, nel lavandino; su 71 palloni giocati, ne sbaglia solo un paio. Il 97% dei passaggi va a segno. Lancia, imbuca, detta i tempi, difende (ottima la chiusura sullo spumeggiante Luvumbo, a inizio ripresa): fa tutto e lo fa bene.  La concorrenza è tanta, il centrocampo del Milan è folto come i capelli del francese, pieno di campioni e ottimi calciatori, ma sapete come si dice dalle mie parti? Cap’ a casa quantu vual’ u patruni: il padrone di casa, Pioli, saprà renderla capiente, abbastanza da far giocare di più Yacine. Anche perché, se gioca così …  Accasato. DUNCAN (Fiorentina): voto 7,5

Usa il mancino per ravanar palloni tra le gambe degli avversari e per dispensare assist ai compagni. La scodellata per Nico Gonzalez è millimetrica, fondamentale per scardinare l’arcigna difesa giallazzurra. Ma tutta la prestazione è di alto livello, nel cuore del campo, dove quello del ganese ... Batte. Forte. Sempre. Cuore e qualità.

SAMARDZIC (Udinese): voto 9
Ci fu la vittoria di Pirro e c’è la sconfitta di Samardzic. La sua Udinese perde di brutto e sprofonda in una crisi inattesa. Colpa, forse, anche delle prestazioni opache del gioiellino, ch’era a un passo dall’Inter. Ma il gol realizzato contro il Napoli, allo stadio Maradona, è un capolavoro assoluto, una lampo di luce abbacinante, in un campionato - diciamoci la verità - con pochi splendidi soli. Descriverlo qui sarebbe inutile, tanto è limitato l’immaginario umano della bellezza (direbbe Verga). Chiunque può andare nella rete e ammirare come ci sia andato lui, in rete. Semplicemente, immenso gol, cieli immensi e immenso amore: quello che a Udine, nonostante tutto, provano per lui. Figliol prodigo.

MILIK (Juventus): voto 7,5
Allegri cerca un centro-attacco di gravità alternante a Vlahovic e sceglie lo spilungone polacco. La sua partita è sufficiente, ma il gol vittoria è un grosso merito, la sua capacità di farsi trovare sempre pronto lo è ancor di più. È una riserva, ma di quelle pregiate, oserei dire un Sauvignon del pallone.  Un primo tempo da boe e sportellate, un secondo tempo da Milik, con un gol che vale tre punti e tutto l’oro del mondo, dopo la disfatta di Sassuolo. Nel suo gol c’è tutta l’essenza dell’attaccante di Allegri: sul cross di Chiesa, difende col corpo il pallone che arriva nell’area leccese, scaricandolo per McKennie, e rimane lì, al posto giusto, per correggere in rete il colpo di testa di Rabiot. C’è tutta l’essenza di un attaccante come Dio comanda.  Un attaccante professionale e silenzioso, concentrato, decisivo. Scuote la testa solo quando c’è da incornare e non per fare i capricci da fenomeno sostituito o, nel suo caso, da bistrattato in panca; calcia solo palloni e mai bottigliette in prossimità di allenatori e massaggiatori; spesso fa gol e poi torna a fare la riserva. Del resto, lui è Arkadiusz, della terra di Arcadia, dove uomini e natura vivono in perfetta armonia. Gran riserva.

BALDANZI (Empoli): voto 8
“Il nostro calcio”, “i nostri giovani”, “bisogna farli giocare” … Zanetti no, lui non lo faceva giocare. Il primo gol dell’Empoli in questo campionato, la prima vittoria dell’Empoli in questo campionato: prima di tutto c’è Baldanzi. Il giovane talentino tutto italiano, che Zanetti non faceva giocare, alla faccia de “il nostro calcio”, “i nostri giovani”, “bisogna farli giocare” e chi più ne ha più ne metta. Lui ne ha più di tutti. Si scatena e fa vedere le stelle ai difensori granata, che invero un po’ stralunati lo sono di loro. Fa ammattire anche Maggiore, perché a volte torna nella sua posizione di trequarti. E al 34’ è lui che realizza: innesca l’ottimo Cancellieri, che corre a sinistra e mette al centro la palla, che lui, che ha seguito l’azione con un dai e vai tipo basket, mette dentro. Dentro ogni azione, tocca una quantità enorme di palloni, con qualità e intelligenza, mettendo in crisi la squadra di Sousa. Gia! Zanetti non lo faceva giocare. Sì, ma “il nostro calcio”, “i nostri giovani”, “bisogna farli giocare” … bla bla bla. E poco importa se sbaglia un gol semplice. Come si dice? “Questi giovani hanno il diritto di sbagliare”.  Se non avesse segnato …. bla bla bla. Baldanzoso. BERARDI (Sassuolo): 9

Si chiama Domenico, è il Davide del campionato italiano, perché sfida senza paura i giganti e li fa stramazzare al suolo. Dopo la Juve, il Golia di turno è vestito di nerazzurro ed è, se del caso, ancor più possente del primo. Ma Mimmo … pardon, Davide Berardi non si crea problemi, lui non distingue, non considera, non misura, per lui l’unica grandezza che conta è quella dei suoi piedi, l’unica possanza che conta è quella delle sue gambe, l’unica cifra è quella della sua classe. Manda in gol Bajrami con un assist che è uno schizzo di Caravaggio. Ma Golia è ancora in piedi, deve cadere con tutti i filistei: prende, perciò, palla a limite d’area, scarta Chala come una golia alla menta e scaglia nel cielo scuro di San Siro una fiondata perfetta, che s’infila all’incrocio dei pali. E il piccolo Sassuolo batté la la grande imbattuta. Gigante.

Lode e menzione: ANDREAZZOLI (Empoli)
Si mette alla guida dell’Empoli, una macchina che lui conosce bene, e si affida al neo patentato Baldanzi, prima dimenticato nel portabagagli. Sarà un caso, ma l’Empoli con lui vince, l’Empoli con lui segna. E no che non è un caso, perché l’Empoli con lui gioca. Un mistero la sua carriera, sempre ciondolante tra le rive di fiumiciattoli tranquilli e mai nel bel mezzo di un’alta mare d’alta classifica. Empolese d'adozione.


La mia squadra dei peggiori  3-4-3

SOMMER (Inter): voto 4,5
Nel pareggio del Sassuolo, buca la palla sul suo primo palo come il più fesso dei formaggi svizzeri, sul tiro dell'albanese. Meno colpe sul tiro di Berardi, che è però un tiro da fuori area, su cui lui rimane secco, facendo una figura del caciocavallo. A Milano serviva il quartirolo, compatto e morbido con il progredire della stagionatura; non il gorgonzola, ché la muffa dell’anagrafe tradisce cattivi odori e cattivi presagi.  Se l’Inter fa la fine del topo, è anche e soprattutto colpa sua. Fantasma formaggino.

BIJOL (Udinese): voto 3
È colpa sua se Kvaratskhelia non entra nella mia squadra dei migliori. Ci entrerà quando farà le stesse cose, ma con avversari più validi di Babbo Bijol, in vena di regali da far impallidire Santa Claus in persona. “Generoso” N'DICKA (Roma): voto 3,5

Dica pure quello che vuole, ma N’Dicka lo ha capito dove si trova? È un pesce fuor d’acqua. Sbaglia gli anticipi, sbaglia le posizioni, sbaglia sul secondo gol e sbaglia anche sul terzo. Sbaglia tutto. Acquisto sbagliato?

PIROLA (Salernitana): voto 2
Non ne prende una e va in affanno praticamente dal primo minuto. La Salernitana è un colabrodo, Pirola il suo buco peggiore. Vaffambrodo! KABA (Lecce): voto 3
Entra, prende un giallo, poi ne prende un altro. Poi basta, non può prenderne più.  Un disastro. 

PAREDES voto 4.5
Entra nella hit-Paredes degli orrori giallorossi; ci entra dalla porta principale, ci entra len-ta-men-te. Sarà pure campione del mondo, ma non azzecca una stagione da quand’é nato. Sopravvalutato

PELLEGRINI voto 4.5
Roma brucia, colpa degli undici cristiani genovesi che stanno dall’altra parte del campo. E  colpa sua. Si nasconde, si isola, con quella fascia al braccio sembra un imperatore sull’orlo dell’’abdicazione. Decaduto.

BARELLA (Inter): voto 5
Nicolò non è machiavellico: il fine ultimo della vittoria nerazzurra non può essere raggiunto con  una prestazione opaca, che cerca di accendere con ogni mezzo a sua disposizione. Ingiustificato. MARTINEZ (Inter): voto 5

Tre settimane. Non segna da tre settimane, che non sono affatto da raccontare. Sembra la nota stonata d’un vecchio cantante che non incide più. I tifosi dell’Inter hanno il palato fine, lui sotto porta non ha buon gusto.  DE KETELAERE (Atalanta): voto 4
Mister 30 milioni di euro con la faccia da bambino si mangia un gol più facile da fare che da sbagliare; e sarebbe stato un gol pesante, perché avrebbe messo al sicuro il risultato, che per fortuna dei bergamaschi non è comunque cambiato.  Nueve fasullo 

PETAGNA (Cagliari): voto 4,5
Le sportellate sono il suo forte, ma quando segna? Sembra non essere in grado di metterla dentro neppure se gli si spalanchi una porta di trenta metri senza portiere.  Polvere bagnata.

Sotto la panca: MOURINHO (Roma) Lo Special One non ha più nulla di speciale. S’incaglia nel porto di Genova con tutta la sua svogliata ciurma. Rivendicare finali e coppette non lo assolve dalla  responsabilità del naufragio. Lui è il comandante, ma sembra non comandare neanche più a casa sua. In alto mare.