Si chiama Giacomo, ma per tutti lui è Jack Bonaventura. 

È l’ultimo dei sopravvissuti di una razza calcistica ormai in estinzione, quella dei fuoriclasse "normali". Un Campione silenzioso, che in campo han sempre parlato un’altra lingua, senza, per questo, darsi tante arie o assumere le sembianze moderne del fenomeno playboy smart e tatuato, dai super agenti e i super ingaggi. 
Lui no. Non è così. È un campione "normale", un nobile piccolo piccolo capace di grandi cose; una carta sempre preziosa per lo shuffle d’ogni allenatore che lo ha avuto a disposizione.

Un Jack tutto cuore e piedi buoni.
Jack è un destro naturale; per il modo in cui usa il sinistro, non si direbbe ma è così. Mezzala o trequartista, ha il gol nel dna e la sagacia tattica impressa nei neuroni. Un centrocampista d’altri tempi, il più moderno che ci sia.
Fuori dal campo è un ragazzo normalissimo e con tante passioni, soprattutto quella per i film, i viaggi e la sua chitarra, con cui strimpella gli U2 e gli Oasis.

Non lo scopriamo certo adesso, Bonaventura ci delizia con la sua classe "operaia" da una quindicina d’anni, di stagione in stagione. Eppure, avevamo tutti pensato che la sua carriera fosse ormai al tramonto, dopo che Jack aveva lasciato la Scala reale del calcio milanese ed era andato a svernare a Firenze, nel caos calmo di una doppia coppia o d’un tris, al massimo. 
E invece eccolo qua, ancora sulla cresta dell’onda, ancora a pusciare con le sue super giocate. 
È il centrocampista del momento, il migliore del campionato. Alla Fiorentina è un faro, in Nazionale ha riacceso la luce sull’ultima parte della sua carriera (Spalletti, ma perché a Wembley no?).

Una carriera che lo ha visto calcare prati importanti e vestire maglie prestigiose.
Giacomo Bonaventura nasce a San Severino Marche - contrada Taccoli (un paese di 12 mila abitanti, della provincia di Macerata), il 22 agosto del 1989.
Lì c'è anche un famoso quadro: la Madonna della Pace di Pinturicchio. E lì il Fato si è divertito a disegnare l'esistenza di un ragazzino che sognava di giocare a calcio proprio come Pinturicchio. Pinturicchio uguale Del Piero, uno degli idoli di Giacomo, che ne aveva il poster in camera.
Giacomo, infatti, sin dai primi anni d’infanzia, è un appassionato di calcio.  E gioca bene, al calcio. Benissimo.

Nasce calcisticamente alla Virtus Castelvecchio (militante oggi in terza categoria) e sin da subito tutta la famiglia lo segue sin dai primi passi: papà Gianfranco, mamma Dorina, la sorella Marianna. Quindi gioca, ancora “in fasce”, nei settori giovanili della San Francesco di Cingoli e della Settempeda (squadre, entrambe, del maceratese). Poi, nei Giovanissimi del più quotato Tolentino (oggi in Eccellenza). 

La svolta arriva quando Giacomo entra nei radar dell’Atalanta. 
Quei radar lo scrutano da lontano, dal centro sportivo Renzo Brizzi, a Margine Coperta -traversagna (vicino Montecatini). Lì, il sordo rumore del pallone da basket che rimbalza sul parquet, udibile all’esterno, si alterna a quello più ovattato della sfera di cuoio, colpita in vari modi dai ragazzi sparsi sui vari campi di calcio. Solo i fischietti degli istruttori hanno lo stesso suono. Rumori consueti, quasi confortanti, rispetto all’assordante silenzio, che regna nella stanza di fianco al magazzino e alla segreteria. Quella stanza non è un ufficio qualsiasi, bensì il sancta sanctorum di Antonio Bongiorni, direttore generale della Polisportiva Margine Coperta (società satellite degli orobici in Toscana). Glielo segnala Alessio Pala (allenatore della Primavera dell’Atalanta). Lui lo va a vedere e se ne innamora subito. Quindi, si presenta al suo allenatore di allora, durante una premiazione a San Severino Marche, dov’è presente lo stesso ragazzo. Il frutto di quell’incontro, a cui casualmente partecipa pure lo stesso Pala, è un provino per il Margine Coperta e l’occasione è un imminente torneo. Giacomo, due giorni dopo parte per Pescia, il suo papà chiama Bongiorni: “Signor Antonio, lo affido a lei!”, gli dice. L’esile giovanotto di buone speranze si mette subito in mostra, Bongiorni lo tessera. Ma Mino Favini, leggendario responsabile del settore giovanile nerazzurro (morto nel 2019), lo porta subito nella sede di Zingonia, il "Centro Bortolotti".

E così, tra il 2007 e il 2008 Bonaventura si ritrova a militare nelle giovanili della Dea. Esordisce nella Primavera bergamasca il 6 ottobre del 2007, a 18 anni, guarda caso contro i pari età della Fiorentina (vince l’Atalanta 1-0). È un ragazzo umile, intelligente, una forza mentale fuori dal comune, uno  evidentemente sopra la media. E disputa un gran campionato di categoria. Non è perciò un caso se il 4 Maggio del 2008 lo fanno debuttare in Serie A, nel corso della partita Atalanta-Livorno, che finisce 3-2 per i padroni di casa. 
E non è un caso se poco dopo viene chiamato nella Nazionale italiana Under 19 di Francesco Rocca, impegnata nei Campionati Europei di Categoria, arrivando a conquistare il secondo posto del torneo (in finale l’Italia è sconfitta per 3-1 dalla Germania). È in quella competizione che segna la sua prima rete in azzurro: succede il 20 luglio del 2008, quando Jack realizza il gol del momentaneo 2-1, nel corso della terza partita del girone eliminatorio contro la Repubblica Ceca (incontro vinto dagli Azzurrini con il punteggio di 4-3).

Nella stagione successiva (2008/2009) viene aggregato in pianta stabile con la prima squadra, agli ordini di mister Luigi Delneri. Ma forse non è ancora pronto, perciò realizza una sola presenza, per essere ceduto in prestito nella sessione invernale del mercato.
Va al Pergocrema, società di Lega pro (alias, serie C).  Il 18 gennaio del 2009 fa il suo esordio nella categoria, siglando la rete del provvisorio pareggio contro la Sambenedettese, incontro che termina con il punteggio di 2-1 in favore dei padroni di casa del Pergocrema; si tratta del suo primo gol fra i professionisti. Nella squadra cremasca è un titolare fisso, ma è costretto a fermarsi dopo poche partite, a causa di un infortunio che comprometterà gran parte della stagione.

Nell’estate del 2009 partecipa ai Giochi del Mediterraneo con la Nazionale Under-20; Giacomo parte titolare anche nella finalissima contro la Spagna, incontro perso per 2-1.
E sempre nel 2009, tra settembre e ottobre, partecipa al campionato mondiale di categoria con la Nazionale Under-20, disputando tutte le partite e andando a segno nella partita dei quarti di finale contro l'Ungheria (2-3).

Nel corso dell'estate del 2009 fa ritorno a Bergamo, ma la storia si ripete: non riesce a ritagliarsi spazi nella formazione titolare e viene nuovamente ceduto a gennaio. Va in prestito al Padova.
Il 20 febbraio 2010 debutta con i biancoscudati, nella partita Ancona-Padova, che finisce  col risultato di 2-2. Alla fine del primo anno ottiene la salvezza in Serie B, dopo i play-out contro la Triestina, nei quali, nel match di ritorno (vinto 3-0), segna anche un gol. Tra l’altro, in quel Padova gioca assieme a Vincenzo Italiano, suo attuale allenatore. Alla fine della stagione, il Padova comunica di non esercitare il diritto di opzione sul cartellino di Bonaventura, che ritorna perciò all'Atalanta.
E l'Atalanta  fa all-in su di lui. È il 16 luglio quando rinnova il contratto con la società bergamasca per altri 5 anni, fino al 2015.
Il 28 agosto viene quindi convocato da Casiraghi per la prima volta in Nazionale Under-21, per le gare di qualificazione del Campionato europeo di categoria del 3 e 7 settembre; tuttavia, non scende in campo neppure per un minuto. 

Quindi, il campionato.
La stagione è quella 2010/2011, la Dea, allenata da Colantuono, è in serie B. Jack gioca prevalentemente nell'inedito ruolo di esterno di centrocampo (sia destro che sinistro), venendo impiegato qualche volta anche come trequartista, alle spalle degli attaccanti (tra cui Tiribocchi, il quale, grazie anche ai suoi assist, segna ben 14 gol). Anche Bonaventura segna; segna il suo primo gol con la maglia nerazzurra, il 9 novembre, contro il Modena, ed è un gol decisivo perché la partita finisce 1-0. Ma è decisivo per tutta la stagione, che chiude con 33 presenze (31 in campionato e 2 in Coppa Italia), condite da 9 gol in tutto. E contribuisce fortemente alla vittoria del campionato e conseguente promozione in A.

Tanto da scendere in campo, il 27 marzo del 2011, per la rappresentativa della Lega Nazionale di Serie B (allenata da Piscedda), nell’amichevole contro la Rappresentativa della Prva Liga Srbija; sua la rete, al sesto minuto, che porta l’Italia in vantaggio, prima del definitivo 2-0 per gli azzurri, siglato da De Luca.

L’anno successivo - stagione 2011/2012 - è protagonista nell’Atalanta di El Tanque Dennis, che sigla ben 16 gol (grazie anche al contributo del giovane centrocampista). Non è invece ancora arrivato il suo primo gol in A: lo segna l’11 aprile del 2012,  nella vittoria esterna della sua squadra contro il Napoli (1-3). Si ripete tre giornate dopo, il 29 aprile, realizzando la rete del 2-0, che chiude la sfida casalinga contro la Fiorentina, decisiva per la salvezza dell'Atalanta (ottenuta con tre giornate d'anticipo). La sua prima stagione da titolare in Serie A si chiude con 2 reti in 29 buone partite.
Ma quell’anno è importante anche da un punto di vista privato, perché a Bergamo conosce Federica, colei che diventerà sua moglie e la madre dei suoi figli. 

Nella stagione 2012-2013 ormai è uno dei punti fermi della formazione lombarda, tanto da risultare il secondo miglior marcatore dietro a Germán Denis. La sua prima doppietta in carriera in Serie A è datata 3 marzo 2013, quando fissa il risultato nella partita Siena-Atalanta (0-2) della 27ª giornata. Al termine della stagione, conclusasi con una nuova salvezza per la Dea, Bonaventura ha realizzato 8 reti in 36 partite, di cui uno in una gara di Coppa Italia.

La stagione 2013-2014 si rivela essere per lui l'ultima tra le fila degli orobici, che ottengono la terza salvezza consecutiva, con Bonaventura che realizza 5 reti in 31 partite di Serie A. Conclude la sua esperienza in neroazzurro dopo otto anni (inclusi quelli trascorsi in prestito e nelle giovanili), durante i quali ha messo a segno 24 reti in 135 partite, considerando Serie A, Serie B e Coppa Italia.

Il 2013 è anche l’anno della consacrazione in azzurro. Viene infatti convocato per la prima volta in Nazionale maggiore dal commissario tecnico Cesare Prandelli, che lo fa esordire il 31 maggio del 2013, a 23 anni, nella partita amichevole vinta 4-0 contro San Marino a Bologna.

L’estate del 2014 si rivela abbastanza travagliata, perché lui è ormai un uomo - mercato e questa è la sorte che capita agli uomini-mercato. Lo vuole l’Inter, alla fine (ma proprio all’ultimo minuto) lo prende il Milan. Perché? Perché Guarin (Inter) non vuol saperne di andarsene e, nel frattempo, Biabiany (che il Milan vuole) accusa problemi cardiaci che lo mettono fuori gioco. Allora Pierpaolo Marino, DS dell’Atalanta, chiama Galliani, il quale, convinto anche da mister Filippo Inzaghi, lo ingaggia senza pensarci per più di 5 minuti. Il mercato funziona anche così! È il calciatore stesso a raccontare quelle ore: "L'ultimo giorno ero nell'ufficio di Percassi, il presidente dell'Atalanta, e stavo aspettando notizie dall'Inter, quando è spuntata la proposta di Galliani. E non posso certo dire che, finendo al Milan, mi sia andata male". Dal suo agente sappiamo che al termine di quella frenetica giornata, Jack erompe in un pianto liberatorio. 

No, non gli va per niente male. Quello col Milan si rivelerà un sodalizio lungo (anche se avrebbe forse potuto esserlo di più) e fortunato. Il Milan lo acquista per 7 milioni di euro (senza neppure fargli fare le visite mediche), preferendolo al ritorno di  Taarabt.  Va in gol con i rossoneri già al debutto, il 14 settembre del 2014, segnando nella vittoria esterna, per 5 reti a 4, contro il Parma (è la partita del fantasmagorico gol di Menez, ricordate? Fantasmagorico!). Mentre nell'ultima giornata di campionato realizza la sua prima doppietta, decisiva per il successo (3-1) contro la sua ex squadra, l'Atalanta. Va bene per lui, va male per il Milan: il giocatore, autore di 7 reti in 34 presenze complessive, risulta una delle poche note liete per la formazione, incappata in una stagione deludente, che si chiude con la mancata partecipazione alle coppe continentali e con la fine dell’esperienza di Filippo Inzaghi sulla prestigiosa panchina. 

L’anno dopo la panchina è affidata al compianto Sinisa Mihajlović. Le cose per la squadra non migliorano: il Milan si piazza settimo in classifica e, pertanto, viene ancora escluso dall'Europa (Mihajlović viene sostituito, sul finire del campionato, da Brocchi). Per Bonaventura è, invece, un’altra stagione positiva: totalizza 7 reti e 8 assist in 39 presenze, tra tutte le competizioni. Il 1º dicembre del 2015, nella gara casalinga contro il Crotone (3-1), valida per gli ottavi di finale di Coppa Italia, sigla il suo primo gol in questa competizione con la maglia rossonera. Il 22 maggio del 2016  raggiunge la finale di coppa nazionale, la prima della sua carriera, gara persa 1-0 contro la Juventus.

Nella stagione successiva, a seguito del ritiro di Mexès, cambia numero di maglia, passando dalla 28 alla 5. Perché proprio la 5? Semplice: perché Zidane era un altro dei calciatori preferiti del piccolo Giacomo.  Quella è stagione in cui conquista il suo primo, è unico, trofeo: il 23 dicembre del 2016, a Doha, il suo Milan si aggiudica la Supercoppa italiana, battendo ai rigori proprio i bianconeri; Bonaventura segna il gol del 1-1, trasformando anche uno dei rigori della sequenza finale (5-4). Intanto, in Nazionale, tra l’ottobre e il novembre del 2016 (dopo un utilizzo risicato da parte di Conte), viene impiegato da Ventura per le qualificazioni ai campionati mondiali del 2018. E tutti sappiamo com’è andata a finire. Ma è pure un’annata sfortunata perché termina in anticipo, a causa di un infortunio alla coscia, riportato nella gara con l'Udinese a fine gennaio (dove peraltro fa gol); ritorna in prima squadra il 28 maggio, per l'ultima gara della stagione, persa contro il Cagliari (2-1), senza però riuscire ad entrare a partita in corso. Conclude quindi la sua terza stagione con il Milan con 5 reti siglate in 22 partite complessive. Il Milan si classifica al sesto posto.

Finalmente arrivano anche per lui le manifestazioni continentali. Il 27 luglio del 2017 esordisce in Europa League contro il U Craiova di mister Mangia, in Romania (0-1). La settimana seguente, il 3 agosto, nella partita di ritorno, trova il primo gol in campo internazionale, andando a segno nel 2-0 finale. E così il Milan, salutato da 65 mila spettatori, accaldati ma felici, accede alla fase a gironi. Il successivo 20 settembre, in occasione dell'incontro di campionato contro la SPAL, viene premiato per la centesima presenza in rossonero. Mentre il 21 gennaio del 2018 raggiunge un altro traguardo: nella trasferta vinta per 2-1 in casa del Cagliari, raggiunge quota 200 partite in Serie A. Il 28 febbraio, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia, sigla uno dei rigori che consentono al Milan di disputare la finale del 9 maggio seguente, contro la Juventus; nell'atto conclusivo della competizione i rossoneri vengono sconfitti per 4-0.  Al termine dell’ennesima deludente annata per i rossoneri, Bonaventura si rivela essere uno degli elementi migliori della squadra, concludendo la stagione come terzo miglior marcatore, con 9 reti in 47 incontri complessivi (8 gol e 33 presenze in Serie A).

Nel frattempo, ritorna nel giro azzurro, con il CT Mancini, il quale lo convoca all'inizio della sua gestione, nel maggio 2018.
A settembre disputa le prime due gare dell'Italia nella Nations League: (Italia - Polonia 1-1 e Portogallo- Italia 1-0).

Nella stagione 2018/2019 un altro traguardo: Il 7 ottobre del 2018, nella gara casalinga vinta per 3-1 contro Chievo, conquista il traguardo delle 150 partite con il Milan in tutte le competizioni. Ma quella stagione è maledetta: il 27 ottobre subisce una lesione al ginocchio sinistro, che lo vede concludere anticipatamente il suo quinto anno con i rossoneri, totalizzando 3 gol in sole 10 presenze complessive.

Torna a pieno regime nella stagione 2019-2020, caratterizzata dall'avvicendamento in panchina tra Marco Giampaolo e Stefano Pioli.  Il Milan alla fine si piazzerà al sesto posto, qualificandosi quindi per l’Europa League. A Jack non viene rinnovato il suo contratto, in scadenza, perciò quello è l’ultimo suo campionato con la maglia del Milan. Disputa la sua ultima partita con i rossoneri il 1º agosto del 2020, subentrando a Rafael Leão, al 38' del primo tempo dell'ultima gara di campionato, vinta 3-0 in casa contro il Cagliari (la data strana è dovuta allo stop che la serie A dovette subire a causa della pandemia).

Complessivamente, in sei anni al Milan, ha disputato 184 partite, segnando 35 reti in tutte le competizioni.
Ma in quell’Agosto del 2020 mescola le lacrime d’addio al Milan alle lacrime di gioia per il suo matrimonio. Si sposa con la bellissima e storica fidanzata, Federica Ziliani, già in dolce attesa. Una cerimonia riservata, con parenti e amici, officiata dal sindaco della città natale di Jack, Rosa Piermattei. Si sposa nel momento in cui ha appena divorziato dal Milan, dopo sei anni di splendido coniugio. Dopo qualche mese, l’11 ottobre del 2020, nasce Edoardo. Nasce mentre lui è in ritiro con la Nazionale (per l’amichevole contro la Moldavia), ritiro che abbandona in fretta e furia per stare accanto alla sua Federica.  

Quello è l’anno in cui inizia la sua avventura nella Fiorentina. Ed è storia dei nostri giorni.
Viene ingaggiato il 10 settembre. Il suo primo gol viola lo realizza il 23 gennaio del 2021, nel successo per 2-1 contro il Crotone. Alla fine della stagione le reti saranno 3, le presenze 34. Nella stagione seguente (2021/2022) continua a giocare regolarmente da titolare, fornendo ottime prove, tanto da raggiungere il rinnovo automatico del contratto fino al 2023; complice anche il fatto che in panchina c’è Vincenzo Italiano, il quale sembra esaltarne le caratteristiche. È così che inizia la sua seconda giovinezza. Nonostante un infortunio lo tenga lontano dal campo per un mese, è uno dei protagonisti della squadra e risulta decisivo per la qualificazione europea, realizzando il definitivo 2-0 contro la Roma, nella partita del 9 maggio giocata al Franchi. Termina la stagione con 4 gol e 9 assist in 35 presenze, Coppa Italia compresa. In virtù del suo ruolo sempre più importante nel gioco del tecnico Italiano, nel gennaio del 2023 Bonaventura rinnova il proprio contratto con la Fiorentina fino al 2024, con un'opzione per un'ulteriore stagione.

Il 2023 non gli porta solo un altro contratto, ma anche un altro figlio: Sebastian. Insomma, gli porta bene. Anche a giudicare da come sta proseguendo, con un primo scorcio di nuova stagione all’insegna di grandi partite.

Come quella disputata in Nazionale contro Malta, dove segna il suo primo e unico gol con la Nazionale maggiore, offrendo una prestazione eccezionale, alla faccia di ragazzini rampanti e campioni ludopatici.

Oggi ha 34 anni: un’età che nel calcio - anche in quello moderno - il più delle volte vuol dire tramonto. I tramonti sono uno dei più romantici spettacoli del mondo e Jack ce ne sta offrendo uno davvero romantico. Proprio come il calcio che ancora piace a noi. 

E allora, grazie Giacomo. Oggi, più che mai, ti diciamo grazie di esistere!