Stasera a Cagliari, il Milan chiuderà un turno di campionato interessante, molto interessante. Ieri sera l'Inter è andata a vedere il bluff della Juventus, peraltro già intuibile dalla fatica con cui i bianconeri avevano superato il Sassuolo, rimasto in inferiorità numerica per un'ora (e anche il Genoa in Coppa Italia, se vogliamo, ma essendo coppa, non dovrebbe fare testo). Contro Lukaku & co. i bianconeri hanno incassato 2 reti e concesso altre 4 palle gol nette ai nerazzurri, registrandone una a proprio favore solo al minuto 86 con Chiesa. In altri termini, si sono arresi senza condizioni. Certo, la Juventus resta un brutto cliente, una bestiaccia da evitare, ma alla pari di un altro lotto di squadre forti a loro volta. Come anche la Roma resta un cliente da evitare, però nel derby capitolino ha fatto capire che non era crollata a caso contro Napoli e Atalanta. Le difese a 3 sono, in realtà, delle difese a 4 o a 5 elastiche e presuppongono meccanismi di rientro ben precisi da parte dei centrocampisti e degli esterni. E' sempre latente il rischio che i giocatori non scalino indietro o retrocedano troppo. Nella seconda eventualità può crearsi una specie di terra di nessuno all'altezza della trequarti, al centro o sulla fascia, un luogo in cui possono acquattarsi o intrufolarsi i giocatori come Luìs Alberto e Lazzari. E' quello che accaduto fino dai prmi 45' del derby di Roma. Nella seconda fase, poi, Fonseca ha perso la testa e la difesa a 3 è diventata una difesa a 2, aggravando più che risolvendo il problema. Solo Chris Smalling e Roger Ibañez sono rimasti fissi dietro, mentre altri compagni, mai gli stessi, tornavano a coprire, ma si appiattivano su un'unica linea. Pur prendendo solo un altra rete, quindi, i giallorossi hanno sofferto ancora di più che nella prima parte, in quanto troppo impegnati a recitare un copione forse troppo improvvisato. La terra di nessuno sulla trequarti si è rivelata, quindi, ancora di più il regno di Lazzari e Luìs Alberto, letteralmente devastanti.

La sommaria analisi del derby romano serve a introdurre alcune considerazioni su Cagliari-Milan di questa sera. Ancora una volta, il Covid ha colpito i rossoneri in maniera pesante, mettendo fuori gioco Hernandez e Chala, che vanno ad aggiungersi ai già positivi Krunic e Rebic. Si tratta di uno degli assi portanti della squadra, quello che dalla fascia mancina della difesa arriva a riempire l'emisfero di centro-sinistra dello schieramento milanista. Ora, oltre alle assenze causate dal Coronavirus, va registrato anche il non completo recupero di Bennacer, nonché la forma inevitabilmente non ottimale di Ibrahimovic e Saelemaekers, più la squalifica di Leao. Si può, allora, dire che i rossoneri si trovano ridotti nelle proverbiali braghe di tela, volgarmente chiamate mutande. Ma piangere non serve a nulla, visto che, alla fine, bisognerà fare di tutto per portare a casa la pagnotta, assenze o non assenze. Tutto il resto, a partita finita, sarà fuffa.

Hernandez sarà certo sostituito da Dalot, che non convince al 100%, ma che è in grado di surrogare una percentuale del rendimento di Hernandez, traguardo che sarebbe comunque meglio di niente. Più delicata è la sostituzione di Chala, anche considerando l'assenza di Theo. Contro il Torino in campionato, la presenza di Hernandez ha consentito un utilizzo efficiente di Diaz, in quanto lo spagnolo è stato schierato interno destro supportato da Theo che, quando saliva, si accentrava in posizione di interno sinistro. Diaz, pertanto, non è stato mai lasciato solo, essendo stato assistito, oltre che da Hernandez, anche da Castillejo e Calabria, prossimi a lui sulla fascia destra. Contro lo stesso Toro in Coppa Italia, invece, il giovane iberico ha iniziato in stato di abbandono al centro del campo e il risultato s'è visto.

La sostanza della questione è che, per fare bene a Cagliari, bisognerà che il centrocampo faccia reparto e che gli spazi fra i giocatori non si dilatino, per evitare un inevitabile scollegamento fra centrocampo e attacco. Immaginando Pioli come un giocatore di carte, vediamo che su quelle che ha in mano sono stampati i volti di Calabria, Saelemaekers, Castillejo, Diaz, Hauge, Tonali, Kessie, Meité e Dalot. Un paio di questi resteranno fuori, gioco forza. Con ogni probabilità, saranno Castillejo e Meité, ma non è detto e, comunque, ci saranno cambi in corso di match, considerando che Saelemaekers è al rientro e non può essere al 100%. Chiunque sarà in campo, che Diaz giochi a ridosso di Ibra oppure da interno o perfino al centro, gli altri non dovranno farlo sentire solo, perché Chala ha la capacità di fare reparto da sé nella terra di mezzo fra i centrocampisti arretrati e le punte, Diaz no di certo. Lo spagnolo è letale negli spazi brevi e la sua utilità diminuisce quanto più è lontano dalla porta. D'altro canto, come visto col Toro in campionato, anche arretrato, può fare bene, sempre che abbia compagni con cui dialogare e scambiarla nello stretto. In conclusione, Se Chala è in grado di cercare i compagni con cui dialogare, senza il turco dovranno essere i giocatori a cercarsi.

Il passaggio in Sardegna è delicato, in quanto, qualora fosse superato a gonfie vele, lascerebbe alcuni giorni per inserire Mandzukic e, forse, Tomori in vista dell'Atalanta. La bontà dell'acquisto di Mandzukic dipenderà da quanto il croato si è tenuto in efficienza in questi mesi di inattività. Dicono che lo abbia fatto e che sia già in buona forma, ma di queste suonate di arpa e violino ne ho sentite tante, troppe, nella mia vita di tifoso e mi riservo di verificare sul campo se ciò è vero. Nel 1980 Cruijff fece un'apparizione di prova in rossonero nel Mundialito, ma fu spedito a mietere il grano dopo 90'. Dal punto di vista tecnico il croato non si discute, anche se può essere definito il vice-Ibra solo nella stazza, in quanto lo svedese retrocede spesso per fare il regista offensivo. Dal canto suo, Mandzukic è più uno specialista dell'attacco. In ogni caso, in giro ci sono squadre illustri in forte arretrato coi pagamenti e, quindi, non è il caso di rimproverare alla società A.C. Milan se non vuole fare spese folli. Guardare agli svincolati diventa una necessità oltre che un'opportunità.