Inzaghi aveva studiato l'avversario, mentre Pioli non lo aveva fatto, come gli accade molto spesso. Contro la Roma era stato Luìs Alberto a galleggiare nella terra di nessuno fra difesa e centrocampo. In Lazio-Milan Correa ha atteso 2-3 metri dietro Immobile, aspettando che il centravanti ricevesse la palla, e poi ha fatto l'elastico, come si dice, per trafiggere la difesa. Potete pensare a un recupero lento di Tomori o a un Donnarumma non impeccabile, ma non è così, perché quando una giocata di questo tipo viene eseguita a regola d'arte, il campo si mette in discesa per l'attaccante e la linea dei difensori va in tilt. Essere tecnici vuol dire saper preparare strategicamente la partita e oggi Pioli è stato inferiore a Inzaghi anche da questo punto di vista.

Passati in svantaggio, i rossoneri hanno cominciato a macinare palloni alti per Mandzukic, dando l'impressione di mettere lì la Lazio, ma si trattava solo di un'illusione. La Lazio ha sempre avuto la superiorità numerica in ogni zona del campo. In difesa, dove il Milan annegava, a centrocampo, dove il Diavolo non riusciva a manovrare in tranquillità, e in difesa, dove Tomori e Kjaer erano costretti a recuperi affannosi. Nel complesso, il Diavolo dava l'impressione di una squadra lunga e slegata come quelle degli anni '70 o, al massimo degli anni '80, incapace di concepire il calcio come spazio e tempo ovvero di riempire gli spazi giusti al momento giusto. Gli aquilotti, del resto, hanno avuto 5-6 palle gol (compreso un palo) oltre ai 3 gol che hanno deciso il risultato. Il Milan ne ha avute solo 3 o 4 pulite (compreso un palo). E se Orsato ha fatto il fenomeno, nel momento in cui non ha annullato il secondo gol laziale negando l'evidenza del VAR, nel complesso il signor Pioli non può parlare di episodi, come in realtà ha fatto anche questa volta.

, questo allenatore, beniamino della comitiva di tifosi e menestrelli rossoneri, ha ripetuto l'ennesima litania degli episodi e degli errori, come la ninna nanna della squadra che è sempre lì, dimostrando di essere nel pallone e del tutto dissociato dalla realtà. Ormai nega anche l'evidenza. Non solo, ma nel finale, a risultato già compromesso, se la prendeva con il nuovo entrato Leao, che questa volta non aveva nulla a che spartire con il disastro. Se la prendeva, cioè, con l'anello debole della catena ovvero con il ragazzo che negli ultimi tempi è stato preso, a torto o a ragione, di mira dai tifosi. E a questo punto occorre ammettere che ha fatto bene a ostracizzare per l'ennesima volta Hauge, salvandolo da un disastro in cui ha coinvolto lo stesso, incolpevole, Diaz, fagocitato nel foltissimo schieramento laziale. Hauge non vede il campo da Milan-Sampdoria, quando segnò il gol del pareggio.

Quando giochi sparando palloni in area per la testa di Mandzukic, mentre l'avversario ti asfissia per tutto il terreno di gioco e va in velocità nelle maglie di difesa e centrocampo, vuol dire che l'impegno dei giocatori è diventato fine a sé stesso, perché non c'è logica in quello che fai. L'impegno dei ragazzi è stato massimo, ma in certi momenti dava l'impressione di essere puro onanismo calcistico, che solo la bontà di Bergomi, commentatore per Sky, poteva far passare per buon gioco. Mandzukic ha dato l'anima, come Diaz quando è entrato, ma correvano tutti alla cieca in un labirinto che la Lazio, come aveva fatto a suo tempo l'Atalanta, ha saputo creare. Il Milan no, al Milan basta essere lì!

Poco meno di un anno fa si era detto che il Milan doveva puntare su Pioli e Ibra per non perdere la stagione, ma la stagione è stata persa proprio puntando su questo pacchetto, perché non c'è futuro nelle soluzioni tampone e nelle scelte per accontentare la piazza. Nulla da dire, infatti, sul rendimento di Ibra quando ha giocato: mostruoso anche per un giocatore più giovane. Ma quante partite può fare un giocatore di 40 primavere? E senza l'uomo tuttofare in campo, si sono visti tutti i limiti di un tecnico che in 18 anni di carriera non ha mai disputato 2 anni sulla stessa panchina. Una grande società se ne frega della gratitudine per un 7° posto e due mesi buoni. Se ne frega di bardi, cantori, aedi e menestrelli. Una grande società sa rischiare, puntando sempre al meglio. Il Milan ha dimostrato di non essere una grande società.

Qualcuno ora darà la colpa alla preparazione per i preliminari di Europa League, ma dimenticando che l'Inter ha smesso di giocare a fine agosto per gli impegni internazionali e a fine settembre era già in campo. Cosa dovrebbero dire i nerazzurri? Il Napoli ha giocato a lungo senza Osimhen, il centravanti titolare. Cosa dovrebbero dire i partenopei? Chi poi si lamenta ora che sia stato rinnovato il contratto a Ibra e a cifre alte, ricordi che un anno fa propugnava a spada tratta il ritorno e poi il rinnovo dello svedese, criticando la società che tirava sul prezzo. Forse Rangnick non era la persona adatta, ma nessuno ha mai detto che fosse il messia. Il tedesco, però, voleva Szoboszlai, Upamecano e Jovic, pezzi pregiati. E' stato fatto passare, invece, per quello che voleve interrompere il luminoso progetto rossonero? Bon ora tenetevi quello che c'è e andate tutti insieme... in gita sociale cantando le osterie. Ve lo siete meritato tutto!

Certo, ora bisogna mantenere la calma, e chi dice il contrario? Certo, esiste la possibilità che il ritorno di Ibrahimovic salvi capra e cavoli e che i rossoneri battano il Benevento ormai in caduta libera, perché no? Certo, il Milan potrebbe presentarsi con un minimo sindacale di dignità allo scontro con la Juventus. Ma siete sicuri che accada? Del resto, se il Benevento è in caduta libera, cos'è il Milan sfilacciato e privo di logica visto contro la Lazio, nave senza nocchiero in gran tempesta?

La sconfitta della Roma col Cagliari, forse, permetterà ai rossoneri di andare in Europa League. Questa coppa non va disprezzata, perché a furia di voler fare le nozze coi fichi secchi si potrebbe finire anche più in basso.
Ah ma no, dimenticavo, il Milan è lì.