Oltre 20 mila morti nel Mediterraneo, come se una città piccola italiana fosse stata risucchiata nell'abisso del nulla.
L'ennesima strage di migranti, di persone, ha turbato le coscienze come non accadeva da tempo, eppure si deve  assistere ad uno spettacolo politico indegno. Indecente. Scaricabarile sulle responsabilità, lo scafista, tra l'altro minorenne, pagherà per tutti, quando anche loro, per quanto criminali, son vittime di un sistema carnefice che non conosce pietà.
Viaggi della disperazione, della necessità, senza scelta. Nessuno dirà mai che milioni di migranti debbano essere accolti in Italia.
Né buonismo né cattivismo. Siamo già sfasciati di nostro con 5 milioni di italiani in povertà assoluta e 14 milioni, se non più, in condizioni di seria difficoltà economica. Non ci può essere posto per tutti, ovvio. Ma nelle cause di emigrazione da quei Paesi abbiamo certamente anche noi le nostre responsabilità. Guerre, speculazioni, li abbiamo armati, piuttosto che aiutarli ad edificare il progresso. Fuggono dalla povertà, dalla guerra, dalla miseria, dal clima sempre più aspro. D'altronde abbiamo visto durante l'emergenza covid quanto siamo stati solidali. Si son vaccinati solo i Paesi ricchi. I poveri, potevano pure schiattare. Chiunque di noi forse in condizioni di disperazione senza più futuro oserebbe il tanto non ho nulla da perdere.
L'Europa fortezza si prepara a chiudersi, muri, fisici e immateriali, con ondate di migranti pronte a salpare verso l'ignoto. Ed il mare li risucchia.

In Calabria si è consumata una strage enorme. Ma non sono morti nostri, non sono italiani. Nessun lutto nazionale, nessun minuto di silenzio, nessun lutto al braccio. Salvo iniziative individuali e a macchia di leopardo. Nelle scuole nessuna indicazione ministeriale di discutere e riflettere su quella strage.
Mattarella fa il suo dovere, ma sembra quasi un eroe, il popolo calabrese, che ha conosciuto emigrazioni difficili e razzismi ed è sempre stato accogliente, chiede giustizia, urla assassini: si potevano salvare. Film come le nuotatrici sensibilizzano sulla questione dell'emigrazione, ma servono a rubare qualche applauso o lacrima di commozione nel salotto riscaldato della propria dimora, come film niente di nuovo sul fronte occidentale, invitano a riflettere sull'atrocità della guerra.

Ma le guerre le continuiamo a fare, i migranti continuano a morire. Il massimo campionato italiano ha una presenza quasi assoluta di giocatori stranieri, sono immigrati anche loro, per giocare nel nostro campionato.
Ma come ben sappiamo un conto è il migrante di lusso, un conto lo straccione.
No, non siamo tutti uguali, no, la strage di Cutro non merita di essere considerata come altre stragi che hanno martoriato cittadini europei o italiani.
Ne accadranno di altre, ci saranno ancora morti, e saremo ancora qui a parlarne, aspettando il prossimo fischio per l'inizio di una partita con o senza minuto di silenzio in una società sempre più cinica come la nostra, che non fa rima con umanità.
Non più.