La storia si riscrive e si ripete, ancora una volta. 
Esattamente come 5 anni fa, il nostro paese si tinge nuovamente della più cocente tra le delusioni di matrice calcistica: l’esclusione dai Mondiali di calcio. 
Dalla Svezia di Johansson alla Macedonia di Trajkovski: due sconfitte per 1 a 0, un risultato che rappresenta il minimo indispensabile, ma ciò che basta ad infrangere il sogno azzurro contro una parete di cemento. 
Un ostacolo troppo grande per questa nazionale forse troppo piccola, incapace di trafiggere il muro issato dalle arcigne difese dei nostri avversari, abili a resistere fino all’ultimo, e pungere nell’unica vera occasione creata. 
Ancora una volta, il calcio si mostra come lo sport più bugiardo che esista, poiché seppur autori di una prestazione non esaltante, le occasioni per passare in vantaggio non sono di certo mancate, con gli azzurri che hanno flirtato con il goal per tutta la durata dei 95 minuti.
Non sono bastate una trentina abbondante di conclusioni, molte delle quali imprecise o povere di pericolosità, per battere l’estremo difensore Dimitrievski
Quest’ultimo, militante nel Rayo Vallecano, modesta formazione della Liga spagnola, si è reso protagonista di una serie di interventi, a dire la verità nemmeno troppo eccezionali, fatta eccezione per la parata su Berardi nel primo tempo, in cui però forse, pesano più i demeriti dell’attaccante del Sassuolo, poco convinto, quasi impaurito nel calciare verso la porta praticamente vuota.
Credo di poter affermare, che chiunque sarebbe disposto a scommettere che se quel pallone gli fosse capitato sul piede, durante una qualsiasi gara di campionato, lo avrebbe scaraventato in porta con la tipica disinvoltura che caratterizza un giocatore, il quale prima di tutto crede in se stesso. 
Il tema della fiducia nei propri mezzi, una qualità indispensabile per uscire dalla propria comfort zone, inesistente ieri sera, come se si fosse sbriciolata di fronte alla paura di sbagliare. 

Inutile discutere di numeri, statistiche, che importa se Trajkovski, ex attaccante del Palermo tra le altre cose, ha realizzato soltanto 4 reti in Serie A, a dispetto delle 176 marcature messe a segno dal nostro centravanti di riferimento, Ciro Immobile
Confrontare le statistiche servirebbe soltanto a rendere ancora più amaro questo “inspiegabile” verdetto, il quale assume significato soltanto all’interno della dimensione calcistica, quella in cui la quantità, se totalmente slegata dalla qualità, perde completamente di senso.
L’esperienza dovrebbe aiutare nel saper interpretare le partite, leggerle in corso d’opera e quindi lavorare di conseguenza per evitare che alla fine prendano una determinata direzione: invece, spesso, ci si limita alla banalità, la scontatezza, forse perché anche qui, manca il coraggio di sbagliare.

Se il futuro della nazionale e quello di Roberto Mancini continueranno fianco a fianco non è ancora uno scenario definito, però qualche responsabilità in capo al nostro CT, mi duole ammetterlo, ma esiste: con il poco tempo a disposizione non gli si può chiedere granché sotto il profilo del gioco, ma ieri ci è mancata anche la grinta, la fame, la voglia di vincere a tutti i costi. 
Basti leggere il dato sui cartellini, nessun ammonito tra gli azzurri, e non me ne voglia il caro Trajkovski, ma una trattenuta, un calcione, un qualsiasi mezzo pur di fermarlo, andava attuato; che poi per carità, sarà un pensiero più o meno discutibile, ma almeno ne avremmo parlato nel pre-partita in vista del match contro il Portogallo, piuttosto che amareggiati sul divano.