Napoli-Atalanta a prima vista sembra già una gara da dentro o fuori ; soprattutto se si guarda dalla  sponda Napoletana che si trova all’ultimo posto utile per la Champions e a tre punti di distanza proprio dalla Dea. Infatti l’eventuale vittoria dell’undici di Gasperini farebbe piombare la squadra di Ancelotti in una zona altamente a rischio per l’Europa che conta, anche perché in classifica appena sotto nell’arco di un punto  spingono squadre come Roma e Lazio, che hanno tutte le carte in regola per soppiantare Mertens e compagni.

Quindi la gara del San Paolo sarà più che mai indicativa non solo per la Champions, ma in particolare per il Campionato del Napoli che fino ad ora non è che  proprio ha deluso, ma non ha nemmeno entusiasmato.
In realtà ci si aspettava di vedere in classifica un Napoli molto più vicino (-6) alla Juve. E si pensava che più dell’Inter sarebbe stata la principale antagonista dei bianconeri nella lotta al titolo. 

Come dicevo sopra, la squadra non ha deluso, ma questo rendimento inferiore alle aspettative e diciamolo pure al valore tecnico della squadra, fa sorgere degli interrogativi anche sul lavoro di un Top allenatore mondiale come Carletto Ancelotti. Sono gli stessi interrogativi che si pongono i tifosi azzurri che non riescono a darsi spiegazioni sul perché questa squadra, sulla carta fortissima, capace di battere seccamente anche i Campioni d'Europa in carica, non riesca a decollare in Campionato dove “quella forza” ancora non si è mai vista completamente. Forse ci può essere una duplice ragione per spiegare il cammino fin qui tenuto dal Napoli; per prima cosa l’eccessivo turnover attuato dal Tecnico che ha finito per non agevolare la ricerca di una identità precisa alla squadra e in secondo luogo anche qualche bega interna come i rinnovi contrattuali di alcuni Big (Mertens su tutti) e non ultimo il caso Insigne, capitano della squadra che probabilmente non è stato trattato  da capitano (con la tribuna di Genk).

Comunque il match con l’Atalanta giunge a puntino, perché la squadra di Gasperini attraversa un periodo di grande vena, e partita dopo partita sta dimostrando sempre più non solo di essere diventata una grande del calcio italiano, ma sta andando oltre a questo tipo di certificazione e si sta proponendo come una nuova realtà del calcio, ma del calcio in generale. E non è un caso che il n°1 degli Allenatori al mondo, Pep Guardiola, alla vigilia del confronto Champions abbia riservato dei complimenti speciali sia a Gasperini che al gioco della squadra; quasi a voler mettere in rilievo questa novità di gioco che si affaccia nel panorama mondiale dopo il suo tanto giustamente decantato Tiki Taka.
Infatti solo Guardiola poteva accorgersi per primo “della novità”, e solo dopo questa  anche se indiretta specie di imprimatur dato dal Tecnico del City, appare giusto e se vogliamo anche doveroso parlare del gioco dell’Atalanta, dove non si ritrova la ripetitività a volte stancante del passaggio laterale e del possesso palla, marchi indelebili del Tiki Taka, ma si ha a che fare con le note  verticali di una fisarmonica. Dieci uomini che attaccano e undici (compreso il portiere) che si difendono. Ognuno capace di fare il lavoro di tutti in tutte le zone del campo e in tutto il campo.
Nella squadra di Gasperini non si capisce più chi fa il difensore e chi l’attaccante; sembrano, in quanto a caratteristiche, tutti uguali. Ed è  qui che forse si trova l’unico elemento in comune col Tiki Taka di Guardiola e di quel grande Barcellona che ha saputo forgiare. Anche quella era una squadra dove in pratica tutti erano multispecialisti, nel senso che erano capaci di fare più cose; un po' difensori, un po’ centrocampisti e un po’ attaccanti. Questo andare oltre la specializzazione del ruolo nell’Atalanta viene raggiunto pienamente; e la squadra indipendentemente dagli interpreti che vanno in campo riesce sempre a sviluppare la sua magnifica fisarmonica e sempre con lo stesso grado di rendimento.

L’ultimo esempio ha dello straordinario, mi riferisco all’assenza di Duvan Zapata; c’era già gente che aveva preventivato la fine delle ambizioni della Dea che  senza il colombiano non avrebbe potuto coltivare sogni di alta classifica o addirittura di ripetere (lo dicevano i più pessimisti) il piazzamento Champions. Ma non avevano ancora fatto i conti con questa magnifica macchina ideata e congegnata da Gasperini. Una macchina che sul piano della corsa è una sorta di diesel; anche contro l’Udinese è risultata come al solito la squadra che ha corso di più in campo, 10 km in più dell’avversario (Atalanta 110 km-Udinese 100 km).  E nonostante l’assenza di Zapata, la Dea ha stabilito il primato italiano  dei goal realizzati nelle prime 9 giornate di campionato (28),  e in ambito Europeo solo City e Ajax hanno saputo fare  di meglio (29).

Nella conferenza di presentazione, Gasperini ha elogiato il Napoli che insieme a Inter e Juve ritiene più forte della sua Atalanta; e ha definito prestigiosa la partita di questa sera, una partita che se superata darebbe più consapevolezza e maggiore sicurezza ai propri uomini.
Come al solito il Tecnico degli orobici ha tenuto un profilo basso, ma il Gasp in cuor suo sa bene che se sbanca anche il San Paolo l’orizzonte dei suoi uomini cambierebbe; e andrebbe oltre la maggiore consapevolezza e sicurezza, fino ad arrivare al tavolo dello scudetto dove è vero siedono giù Juve, Inter e Napoli, ma si tratta di un  tavolo per “quattro persone”.