Il calcio è cambiato! Sembra una cosa ovvia e scontata, ma questa è la realtà. Non solo dal punto del gioco, dell'evoluzione tecnica e tattica della squadre, o fisica degli atleti sempre più longevi, ma proprio dal punto di vista gestionale delle squadre. Le squadre sono diventate delle vere e proprie aziende, molte quotate in borsa. La storie delle squadre fondate e poi gestite per anni dai "presidenti", vecchio stampo, oramai sono sempre meno. Costi sempre più proibitivi per mantenere le squadre ad alti livelli a competere nelle competizioni europee, rendono quasi obbligatorio, la cessione della società a qualche cordata, gruppo o altro. In Europa dal Chelsea di Abramovich, al City di Al Mubarak, al Psg di Al Kehlaifi, solo per citare i più famosi, hanno cambiato la storia di questo sport.
Finanze infinite, possibilità di aggirare il Fair play finanziario, distribuiscono soldi a destra e a sinistra, innalzando così il valore di mercato di qualsiasi giocatore anche mediocre e mettendo in difficoltà tutti gli altri.
Dal punto di vista sportivo, in realtà, a vincere a livello europeo rimangono sempre le stesse, più o meno, Real Madrid, Barcellona, con qualche eccezione alla regola come ha fatto il Liverpool quest'anno. In Italia sono arrivati i Pallotta a Roma, i Commisso a Firenze, i Sunning all'Inter e ora il fondo Elliot al Milan. Ovviamente con idee e possibilità molto diverse da quelli citati prima.
La passione e il tifo non esistono più, le famose querelle tra Boniperti, Viola, Prisco, poi i Moratti i Berlusconi, i Galliani, l'avvocato Agnelli. Tempi che non torneranno mai più.
Già oggi, sapere che le sorti di un pezzo di storia come San Siro sono nelle mani di cinesi e americani fa abbastanza tristezza. Le realtà in cui navigano ora club storici come appunto, Milan e Inter, mi fanno incrociare le dita e sperare che la Juve possa rimanere ancora a lungo nelle mani della famiglia Agnelli. Sicuramente l'Inter, ora come ora sta lavorando bene e sta pian piano ritornando ad essere credibile, però, comunque essere di proprietà di chi ammette sinceramente di non avere mai visto una partita di calcio prima dell'acquisto della società, fa pensare.
Il Milan è ancora più lontano e naviga in brutte acque, dove cambiando dirigenza ogni anno non sembra essere la strada giusta, soprattutto il non dare continuità al progetto. A Roma idem. L'impressione è che se non hai la fortuna di avere o trovare un direttore sportivo che sappia realmente di calcio e lo lasci lavorare tranquillamente, dalla proprietà non avrai mai nulla di buono. L'inter lo ha trovato, gli altri no. Ma comunque anche l'inter, dopo Moratti, ha trovato il buio. La Juve, dopo il macello del 2006, ha ritrovato in Andrea Agnelli una guida vecchio stampo, con vista al futuro. Le spalle ben coperte dalla Exor, che ne controlla le sorti, con Andrea ha iniziato un percorso ambizioso e lungimirante che ha portato la Juve a livelli sportivi e non solo, a ridosso dei top club europei, gestiti da sceicchi e petrolieri, a dimostrazione che la passione, se seguita anche da capacità aziendali, può ancora fare la differenza. Il presidente Agnelli è il primo tifoso, lo è sempre stato ed ha vissuto tutta la sua vita accanto a papà e zio, e da questo punto di vista è stata una scuola più unica che rara.
Ha completato l'opera dello Juventus Stadium iniziata da Antonio Giraudo, e da questa base ha costruito tutto il mondo Juve che oggi si affaccia nei mercati asiatici, e non solo, grazie al suo fiuto da imprenditore oltre che grande tifoso.
La Juve deve molto della sua solidità finanziaria e livello sportivo al suo presidente e alla sue scelte, per questo, visto la mia e la sua, che più giovane di me, mi auguro che rimanga sempre il mio presidente, che continui a lavorare con passione per il bene della Juventus, e che non mi faccia mai preoccupare di vedere la mia squadra in mano a sconosciuti senza amore e passione. Voglio morire con ancora un Agnelli presidente della Juventus.