Due trasferte. Milano e Roma. Sei punti.
Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso un euro, anzi un tornese. Io no, sono sincero. Forse perché credo che la rosa sia sopravvalutata e che al massimo possa ambire alla qualificazione Champions. Forse perché ritengo che i tantissimi infortunati, spesso in uno stesso reparto e spesso cronologicamente sovrapponibili, non possano rappresentare un alibi. Forse perché Gattuso ha dimostrato di essere molto bravo quando ha la "settimana tipo" e non quando deve giocare ogni tre giorni. Forse perché solo una società a gestione familiare può pensare di fare un silenzio stampa fino al termine del campionato.
Per tutti questi motivi non credevo in queste due vittorie, che riaprono spiragli di qualificazione alla massima competizione europea dell'anno prossimo. Spiragli che oramai vedevo socchiusi, se non chiusi. Invece Milano e soprattutto Roma ci consegnano un Napoli che sa giocare, spesso bene, e sa soffrire. Due clean sheet, termine anglofono usato solo perché Draghi non gradirebbe, e tante splendide azioni. Un Koulibaly imperiale, Demme insostituibile, Fabian e Zielinski con qualità e chilometri, Insigne sempre sul pezzo, Politano umile e concreto.
Stasera è tornato pure Ciruzzo, che quando vede il giallorosso spesso è decisivo. Se poi Pau Lopez prende goal sul suo palo dopo aver predisposto una barriera con "coccodrillo" (???) e gli unici pericoli vengono da Pellegrini con una capocciata che spedisce la palla in bocca a Ospina e uno splendido tiro sul palo, allora riesci a vincere con merito e soffrendo oggettivamente poco.

In conclusione, un piccolo aneddoto familiare: i miei figli hanno visto tutta la partita indossando la maglia di D10S, che lasciò questo mondo proprio alla vigilia della partita dell'andata; mia moglie era seduta su una sedia e ha detto: "vedo questa punizione e vado a letto".
 Era la punizione di Mertens. È stata costretta a rimanere su quella sedia fino al triplice fischio finale.