Luciano Spalletti in tre mesi è riuscito a qualificare l’Italia ai prossimi Europei scongiurando un tenebroso e sciagurato scenario; i play-off. Dobbiamo dire grazie al tecnico toscano perché per molti tifosi la qualificazione era scontata ma la verità è che non lo era affatto, sarebbe meglio dire “era dovuta”. Dico questo perché Spalletti in tre mesi ha dovuto prendere in mano una situazione che ha visto prima l’ex CT fuggire per seguire il vile denaro, dopo due settimane dall’aver accettato un ampliamento dei propri poteri, e poi la polizia varcare i cancelli di Coverciano per prelevare due giocatori molto importanti per il futuro.

Certamente nessuno ha obbligato Spalletti ad accettare l’incarico ma “Benedetto lui che lo ha fatto!”.
In tre mesi è riuscito a far riemergere, nell’animo dei calciatori, l’energia che la maglia azzurra si porta sempre con sé. È riuscito a proporre la prima bozza con il suo gioco senza però comportamenti altezzosi e di vanto, vista la stagione precedente, anzi ha, con i pochissimi giorni a disposizione, sottolineato i principali concetti del suo gioco che, segnatevelo bene, vedremo bene da dopo gli Europei quando veramente inizierà il suo ciclo.
Abbiamo visto poi come ha scelto sempre i giocatori più in forma del momento evitando una chiusura d’orizzonte fissandosi su degli eletti. Basti guardare i difensori che hanno giocato in questi mesi; siamo partiti con Scalvini e Bastoni e siamo arrivati a giocare la partita decisiva con Acerbi e Buongiorno. Ciò mette in luce come Spalletti non ha pregiudizi, ma prende le sue decisioni di volta in volta scegliendo chi, secondo lui, sono i migliori al momento e per ora ciò ha pagato visto che Acerbi non ha sbagliato un passo e Buongiorno dopo una brutta partenza si è ripreso e ha blindato ogni possibile azione.

Ha avuto poi il coraggio di richiamare Jorginho e nonostante io abbia già palesato la mia contrarietà va ammesso come questa decisione sia stata corretta per lo scopo voluto: dare ritmo al gioco e in questo Jorginho è un metronomo. Quando è uscito contro l’Ucraina gli azzurri si sono abbassati di almeno 15 metri quindi il portare con sé l’Italio-brasiliano ha dato i suoi frutti sebbene anche Spalletti è consapevole che non sarà più uno dei trascinatori come nello scorso Europeo.

Chi ci dovrà trascinare sarà colui che vive al centro del villaggio: Federico Chiesa. Contro l’Ucraina abbiamo visto il miglior Chiesa del post infortunio, rapido nello stretto, straripante nello strappo e lucidissimo nei passaggi e una condizione fisica da far paura. Speriamo Allegri conservi questa superiorità di Federico fino a fine stagione.

L’ultimo grande quesito che Spalletti sarà obbligato ad affrontare è il dubbio che ogni CT negli ultimi anni si è ritrovato di fronte: chi sarà la punta centrale? Scamacca, Raspadori, Retegui o Ciro Immobile? Ad oggi è impossibile dirlo perché Spalletti sceglierà chi starà meglio a giugno; Immobile potrebbe tornare con prepotenza a riprendersi la titolarità sfidando Scamacca e Raspadori. Personalmente parlando l’attaccante del Genoa partirà una fila indietro per due principali motivi: il primo è il suo ginocchio che sta in una situazione altamente preoccupante a cui ancora non si trova la soluzione, il secondo è la dote tecnica del giocatore che attualmente è un cincinnino inferiore agli altri tre.

Per ora questa è la situazione, diciamo grazie a Spalletti per ciò che in tre mesi tribolati è riuscito a fare portando sia il suo gioco che un gioco opportunistico all’occasione. Davanti avrà dei mesi che serviranno per fissare meglio i propri dogmi con la speranza di vivere un altro sogno d’estate.