Essere campioni a calcio non vuol dire essere dei grandissimi allenatori, quantomeno non nell’immediato. Ripetiamolo ancora: “Essere campioni a calcio non vuol dire essere dei grandissimi allenatore”. Sì, perché ieri ne abbiamo avuto la dimostrazione, se ancora c’erano dubbi, nella partita tra il Südtirol e la Sampdoria finita 3 a 1 in favore dei bolzanini. La Sampdoria dopo essere andata avanti nel punteggio non è riuscita a mantenere saldo il gioco e non solo si è fatta recuperare ma poi, allo sbando, ha subito altri due gol; dimostrazione che la condizione mentale sia brutalmente pessima.
Ma questa partita è la punta dell’iceberg di un’avventura in Serie B da dimenticare da parte del Maestro, il quale non riesce ad essere incisivo nelle scelte e i risultati poi sono l’emblema di ciò che i blucerchiati stanno vivendo.

Se camminiamo per le viuzze di Genova e chiediamo ad un doriano che cosa pensa, la prima cosa che esclamerà sarà le dimissioni immediate del loro allenatore. È vero che spesso i tifosi non concedono tempo al proprio mister perché l’amore e la sofferenza del vedere la propria squadra del baratro fa sì che si diventa istintivi e non sempre troppo razionali, ma questa volta NO, non sbagliano.

Pirlo non è adatto a questa Sampdoria e forse neanche alla Serie B, chissà… Quello che penso è che Pirlo ha dimostrato in questi pochi anni di carriera di voler proporre un gioco fantasioso, non schematico ma anzi un gioco che elogi il dinamismo e l’interscambio dei ruoli in campo. Se vi ricordate, alla Juventus Pirlo faceva sì che l’impostazione nella fase di costruzione avvenisse con tre dietro, in modo tale che i quinti di centrocampo potessero avere i piedi sulla linea laterale, mentre quando si doveva coprire passava ad un classico 442 stretto e compatto. Questo dinamismo che ipoteticamente poteva essere lungimirante si è sin da subito dimostrato estremamente fragile. I movimenti non sono mai stati ben recepiti dai propri uomini e questa difficoltà lasciava ampie possibilità alle squadre rivali di infierire.
A sua discolpa va detto che debuttare da allenatore su una panchina così importante è un’arma a doppio taglio (Pippo Inzaghi insegna) e infatti non durò più di una stagione.
Dopo un anno di stop andò in Turchia, scelta corretta dove poter farsi le ossa sia dal punto di vista tattico che di gestione dello spogliatoio. Purtroppo, l’esperienza in terra turca non fu positiva, anzi tutt’altro, arrivò infatti l’esonero a tre partite dalla fine quando era nono in campionato a trenta punti esatti dal terzo posto, ovvero il primo spot possibile per la partecipazione alle coppe europee. Il Karagumruk aveva il quinto miglior attacco che certamente non è cosa da poco ma allo stesso tempo aveva la terza peggior difesa del campionato per gol subiti; un dato drammatico.

E ora eccoci ai giorni nostri, alla Sampdoria, nove punti conquistati sul campo in undici partite la relegano al diciassettesimo posto. La rosa però non è certamente da questa posizione ma il gioco tanto sofisticato di Pirlo non attacca in questo tipo di calcio o perché è troppo complesso o forse perché lui stesso non è in grado di mettere in pratica la teoria.

L’ultima spiaggia di Pirlo è la partita, per nulla semplice, di coppa Italia contro la Salernitana di martedì prossimo. Se la prestazione sarà nuovamente deludente allora non si potrà che procedere all’esonero per andare a preferire un allenatore che sappia imporre con maggior determinatezza e solidità i suoi dettami di gioco.