È un male dello sport che si cela dietro le imprese dei grandi attori, si insinua in quelle fratture che l’uomo apre quando si trova in difficoltà o quando è disposto a tutto per annientare il rivale.
Il doping è, forse, lo schifo più grande che lo sport agonistico possa avere insito nel suo ambiente elitario. Quando pensiamo agli sportivi che fanno uso di sostanze che vanno a migliorare le loro prestazioni pensiamo immediatamente all’atletica o, ancor prima, al ciclismo, uno sport meraviglioso ma tristemente infangato nella storia da un sistema orrendo in cui molti atleti ci sguazzavano per potenziare le loro capacità (i più noti sono Armstrong, Danilo di Luca, Riccardo Riccò e tantissimi altri). Nessuno però pensa al calcio, uno sport tanto amato quanto criticato quando si parla dei calciatori: “danno due calci al pallone e vengono pagati con somme folli” oppure “i calciatori pensano solo alle modelle e a far soldi”. Queste sicuramente sono voci che tutti voi avrete sentito dire nei peggiori bar di paese, ma sono certo che nessuno avrà mai associato il doping al calcio e questa è una fortuna perché vuol dire che i casi, che esistono, sono talmente pochi da non farci troppo caso. Detto questo, nell’articolo di oggi vi propongo una serie di casi, i più famosi e chiacchierati; magari ne avrete già sentito parlare, magari sono nomi nuovi mai sentiti o inaspettati. Vediamoli assieme:

Diego Armando Maradona: Uno dei più grandi calciatori della storia se non il più grande (non è il contesto adatto per aprire questo dibattito) non è riuscito a tenere lontano dalla sua vita quelle sostanze dannose per il proprio corpo come la cocaina. Questo male però non fu l’unico, infatti come tutti vi ricorderete, durante i mondiali USA nel 1994 “El Pibe de Oro” venne squalificato per doping causa assunzione di efedrina, uno stimolante che fa a lavorare a livello nervoso garantendo un miglioramento dello stato di attenzione, prontezza e dei tempi di reazione riducendo allo stesso tempo l’affaticamento; insomma ha le tipiche caratteristiche del doping sportivo.

Claudio Paul Canniggia: Velocità disumana e doti spiccate nel dribbling non sono bastate per “saltare” il l peggior rivale in cui egli poteva imbattersi: la cocaina. Come il più famoso connazionale, il figlio del vento nel 1993 viene riscontrata la positività alla cocaina, fatto che gli causò tredici mesi di squalifica. Va sottolineato come la cocaina non sia una sostanza che migliori le prestazioni sul terreno di gioco ma resta comunque una droga che per ovvi motivi non prevede una tolleranza nell’assunzione.

Romário: La carriera volgeva al termine, la gente aveva potuto godere della sua arte per anni e anni, e all’età di 41anni l’attaccante brasiliano è risultato positivo alla finasteride, sostanza considerata illegale dalle autorità che non va ad alterare le prestazioni in campo. “E’ una sostanza contenuta in prodotti che rallentano la perdita dei capelli, non la usavo come droga” sono le parole usate come difesa da Romario stesso, parole però a cui “l’Antidoping” non credette visto che la finasteride viene spesso utilizzata per coprire le vere sostanze dopanti. Non sapremo mai quale fosse il vero motivo, non ci resta che dire - per fortuna che ha iniziato a preoccuparsi dei capelli in tardi età.

Ben più goffa fu la squalifica che ricevette Marco Borriello. Anno 2006, dopo un’analisi l’attaccante del Milan viene trovato positivo a due sostante dopanti: prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone). La causa che gli inquirenti descrissero era che Borriello aveva utilizzato una pomata (crema al cortisone) per curare un’infezione alle parti intime. Ciò fece molto discutere perché era nel periodo in cui era fidanzato con Belen Rodriguez; quindi, potete solo immaginare come i maghi del gossip presero d’assalto questa situazione.
A distanza di anni, quando il natio di Napoli tornò a parlare del caso disse che la storia della crema non era giusta. Una volta scoperta la positività i medici chiesero di portare a loro tutte le pomate che aveva in casa ma il motivo della presenza di cortisone (che gli causò tre mesi di squalifica) era una visita dentistica eseguita una settimana prima nella quale dovette assumere una pastiglia per un molare.

Angelo Peruzzi: uno dei più forti portieri nella storia della nostra nazionale e muraglia tra i pali juventini e laziali è stato coinvolto, agli albori della sua carriera, in un caso di doping. Venne trovato positivo alla fentermina, sostanza assunta col farmaco Lipolill consigliatogli da un suo compagno. Il motivo dell’assunzione era che Peruzzi, appena diciottenne, aveva appena superato uno stiramento e voleva evitare in una ricaduta. Peruzzi scontò un anno di squalifica, non fece mai ricordo perché sin da subito si pentì amaramente di ciò che fece; ancora oggi ritiene questa storia come la macchia sporca che colora la sua fantastica carriera.

Non furono solo i grandi nomi di Maradona e Canniggia a cadere nella trappola della cocaina. Mutu, ex fiorentina, Carrozzieri, Bachini e Flachi sono tutti nomi di giocatori più o meno grandi, più o meno promettenti che hanno visto la propria carriera subire un brusco stop.
Infine, parlando di doping, non si può non citare l’anno 2001; il periodo del nandrolone, uno steroide anabolizzante derivato sempre dal testosterone. I nomi coinvolti in questo maxi-caso furono moltissimi e di grande spessore. Posso citarvi Pep Guardiola (fine carriera Brescia – 4 mesi di squalifica poi assolto), Edgar Davids (4 mesi ai tempi della Juventus), Jaap Stam (4 mesi quando militava nella Lazio) e Frank De Boer (Barcellona).

Insomma, le sostanze illegali assunte dai calciatori non sono poche; abbiamo visto casi che rimarranno nella storia e altri meno importanti dal punto di vista mediatico. L’unica cosa certa è che il doping è il male dello sport, ne minaccia la credibilità.  In questi giorni si parla del caso Papu Gomez, si parla di due anni di squalifica per aver assunto, nel periodo antecedente il mondiale del 2022, la Teburtalina.
È ancora presto per poter giudicare e descrivere nel migliore dei modi la situazione. L’argentino si difende dicendo che è stata assunta involontariamente per placare una crisi di broncospasmo.
Ultimo caso trattato in questo articolo è quello di Palomino (di Pogba ne ho già parlato in un altro articolo); fece scalpore la notizia della positività ad una sostanza dopante (Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante derivato dal testosterone) del difensore della Dea. Purtroppo, non fece altrettanto scalpore la notizia dell’assoluzione dopo che il giocatore si era subito un’infinità di insulti sui social, ma ormai è la normalità.