Qualche giorno fa, più precisamente il 20 ottobre, Stefano Pioli spegneva 58 candeline. Per l’occasione oggi ripercorreremo le fasi della sua carriera d’allenatore, una carriera vissuta in club molto importanti di Serie A e che, ad oggi, sta vivendo di gran lunga il suo momento più splendente.

GLI ALBORI – LE GIOVANILI E IL DEBUTTO DA ALLENATORE CON IL FOGLIO ROSA IN MANO
Dopo aver chiuso la sua carriera a 34 anni giocando con suo fratello nel campionato d’Eccellenza dell’Emilia-Romagna, nel 1999 Stefano Pioli inizia un percorso che durerà tre stagioni nelle giovanili del Bologna, periodo in cui allenò gli Allievi Nazionali vincendo nel 2001 il campionato e la Primavera. Categoria che continuò ad allenare al Chievo nella stagione 2002-2003.

L’anno successivo è quello del debutto nella guida di una prima squadra; infatti, allenerà la Salernitana che era appena retrocessa Serie C1 ma causa il “Caso Catania” venne ripescata in Serie B, la serie cadetta in cui debuttare per la prima volta da allenatore non è sicuramente un bagno di salute. Con una rosa impostata per assaltare la promozione nella serie cadetta si ritrovò invece a cercare una salvezza che mancò, sul campo, nella stagione precedente. Stefano Pioli al suo primo anno ci riuscì, il girone di andata fu positivo, riuscì ad ingranare anche un filotto niente male, mentre il girone di ritorno fu più complicato ma sufficientemente buono per salvarsi aritmeticamente. Pensate che mister Pioli allenò per le prime otto giornate senza il patentino, stava infatti seguendo in contemporanea il corso a Coverciano per poterlo prendere; da questo fatto nota divenne la frase del presidente Aliberti: “Abbiamo il mister con il foglio rosa”.

LA FASE DELLA CRESCITA: DALLA SERIE CADETTA ALLA SERIE A
Dopo la prima esperienza a Salerno, nel 2003 si accomoda sulla panchina del Modena dove resterà per due stagioni. La prima annata vede gli emiliani sfiorare i playoff terminando il campionato in quinta posizione, nella seconda invece viene esonerato e sostituito da Maurizio Viscidi che però perse tre partite consecutive e venne mandato via per richiamare Pioli, che riuscì a portare il Modena in semifinale dei playoff. Questi due ottimi risultati hanno fatto si che il patron del Parma ha chiamato Pioli per portarlo sulla sua panchina dove debutto anche per la prima volta in una competizione Europea. Forse la duplice coppa, forse un salto ancora tropo grande non si sa, la cosa certa è che la prima metà di campionato è stata travagliata e si è conclusa con l’esonero a febbraio in favore di Claudio Ranieri al quale fu attribuito il compito di risollevare il Parma dalla critica situazione in cui si trovava in Serie A.  

IN ATTESA DELLA GRANDE OPPORTUNITA’
Dopo i sei mesi a Parma, Pioli si ritrova a ricostruire il suo percorso da allenatore. Nel 2007 allena il Grosseto, neopromosso in B con l’obiettivo di salvarsi e prolungare la permanenza nel secondo campionato nazionale. L’esperienza nella Maremma per il tecnico di Parma fu molto felice; riuscì a terminare in tredicesima posizione (salvezza comodissima). Solo un anno in Toscana, nel 2008 va a Piacenza, sempre in Serie B, salvandola come fatto a Grosseto. La sua esperienza a Piacenza terminò qui ma non finì la sua serie di stagioni in Serie B; nel 2009 approda a Sassuolo dove raggiunge la semifinale di playoff persa col Torino. Finalmente, dopo tre stagioni Pioli ritorna in Serie A allenando il Chievo Verona per una sola stagione in cui raggiunge l’undicesimo posto con 46 punti e la quarta miglior difesa del campionato; non è una nota di poco conto.
Nonostante gli ottimi risultati al termine della stagione arriva il comunicato del club veneto in cui si annunciava come la collaborazione con tecnico non proseguirà di comune accordo. Pioli spiegò successivamente che la rescissione fu consensuale per una mancanza di obiettivi comuni. Durante quell’estate il nome del tecnico fu spesso accostato a quello della Roma ma non se ne fece mai nulla e quindi a luglio inizio la nuova stagione nel terzo turno preliminare di Europa League con il Palermo. I rosanero però, seppur favoriti, non riuscirono a strappare la qualificazione e ciò causo un fortissimo malumore di Zamparini che decisi di esonerare il tecnico il 31 di agosto, fatto anomalo che ancora oggi Pioli racconta come una triste parentesi ma Zamparini è tipico prendere decisione fuori dagli schemi.
Stette fermo solo due mesi prima di poter tornare ad allenare in Serie A, più precisamente a Bologna subentrando a Pierpaolo Bisoli. Nel capoluogo emiliano ci restò per tre stagioni: 2011-12 nono in campionato, 2012 – 2013 terminò al tredicesimo posto con 44 punti mentre la stagione 2013-2014 terminò nel gennaio nel 2014 dopo aver totalizzato la modica cifra di quindici punti in diciotto partite.

STEFANO PIOLI “ENTRA NEL GIRO DELLE SETTE SORELLE”
Dopo sei mesi di riposo, il mister parmigiano ottiene la sua prima panchina di uno dei top club italiani: la Lazio. La prima stagione fu favolosa, dopo aver pareggiato il primo derby “de’ Roma” 2 a 2 e aver perso in finale di Coppa Italia ai supplementari con la Juventus, terminò in terza posizione dietro la Juventus e l’acerrima rivale, la Roma. Questo fantastico risultato permetterà a Pioli, nella successiva stagione, di debuttare in Champions League ai preliminari, coppa a cui la Lazio non partecipava da otto anni. Purtroppo, gli aquilotti non riuscirono ad accedere ai gironi e quindi vennero ripescati nei gironi dell’Europa League. Il girone lo vincerà arrivando così alla fase finale ma allo stesso tempo il percorso in campionato era più difficoltoso; al giro di boa la Lazio si trovava al nono posto, ben lontana da ciò che ci si aspettava a settembre. Il girone di ritorno fu sulla falsa riga dell’andata, la squadra non superò gli ottavi e non andò oltre l’ottava posizione in campionato ma non fu Pioli a terminare il campionato bensì Simone Inzaghi che subentro al tecnico emiliano dopo che quest’ultimo perse 4 a 1 il derby del 3 aprile.

Pioli resterà fermo fino al novembre del 2016 quando tornò ad allenare sulla panchina dell’Inter, subentrando in corso al tecnico olandese Frank De Boer. Dopo un buon inizio che però non portò un grande recupero sulle prime in campionato, dalla 29° giornata alla 35° i neroazzurri racimolarono solamente due punti incassando ben cinque sconfitte. Questo periodaccio portò la società a prendere la decisione dell’esonero mettendo Stefano Vecchi come traghettatore per le restanti partite (terminò in 7° posizione).

Il giro però tra le panchine delle sette sorelle non si ferma e infatti il 6 giugno 2017 Stefano Pioli firma per la Fiorentina. Le due prime partite ufficiali furono due sconfitte ma al contrario di Zamparini qualche anno prima la società gli rinnova la fiducia. Con il suo gioco verticale pronto ad aggredire le linee difensive avversarie riuscì a portare la Fiorentina all’ottavo posto. Questa stagione Pioli la porterà sempre nel cuore come tutti i Fiorentini; infatti, il 4 marzo 2018 ci lasciò il capitano Davide Astori. La stagione successiva non decollò mai, i dissidi con la società erano all’ordine del giorno con quest’ultima che spingeva per ricevere le dimissioni del loro mister, dimissioni che arrivano qualche settimana dopo aver raggiunto le semifinali di Coppa Italia

IL SALTO DI QUALITA’ E LA CONSACRAZIONE
Dopo tutte queste esperienze in vari top club italiani Pioli avrà ancora una chance per poter fare quel salto di qualità che da anni oramai ci si aspetta? Una chance la ha il 9 ottobre del 2019 subentrando a Marco Giampaolo sulla panchina rossonera. Va precisato che il Milan stava vivendo uno dei periodi più bui della sua storia però l’appeal che la società rossonera ha fa cadere tutti in tentazioni. Inoltre, essendo da anni che il Milan non riusciva più ad essere ad alti livelli, chi ci sarebbe riuscito avrebbe avuto un riscontro di popolarità e stima che avrebbe toccato le stelle. L’inizio di Pioli però non fu eccezionale ma in linea con quello che la rosa concedeva. Il tracollo ci fu nel dicembre del 2019 quando a Bergamo i rossoneri persero 5 a 0.  Questa sconfitta resterà nella storia per aver svoltato il futuro del Milan storia che tutti saprete e che quindi riassumerò in pochissime righe.
Durante il mercato di gennaio il Milan prese l’esperto Simon Kjaer che rinascerà a Milano e l’immesso Zlatan Ibrahimovic uomo cardine nello spogliatoio, lo fece crescere e lo portò alla maturità. Quella stagione, falcidiata dal covid (interruzione del campionato …) il Milan la terminò in sesta posizione agguantando la possibilità di disputare l’Europa League nella stagione successiva (2020-2021) che inizio con una tribolatissima qualificazione ai gironi della coppa europea (Bodo Glimt e Rio Ave saranno nella mente di tutti i milanisti). Uscì dalla competizione contro il Manchester United agli ottavi e terminò la stagione al quarto posto, agguantato all’ultima giornata. La stagione appena conclusa (col record di vittorie in trasferta – 16) lancia il Milan nella massima competizione europea per la gioia di tutti i tifosi del diavolo. Il girone fu infernale e non riuscì ad andare oltre l’ultimo posto con conseguente eliminazione diretta da tutte le coppe continentali. D’altro canto, però Pioli fece un percorso in campionato meraviglioso trascinato dal talento cristallino di Leao, percorso che lo portò alla vittoria dello scudetto 2021-2022, primo trofeo da allenatore del mister. Nuova stagione stessi obiettivi, confermarsi in campionato nelle prime quattro e superare i gironi di Champions League.
Il campionato fu più complesso (periodo buio gennaio febbraio) ma nonostante ciò riuscì, complice anche la penalizzazione della Juventus, ad agguantare il quarto posto e quindi una nuova qualificazione in UCL. Ma come sta andando il Milan nel suo giardino europeo? Va alla meraviglia, infatti è riuscito a raggiungere la storica semifinale contro i cugini interisti che però riuscirono a raggiungere la finale dopo quella vinta nel 2010.

Ed eccoci qua, ai giorni nostri.
Spero che questo percorso vi abbia incuriosito e vi abbia messo in luce come nella vita si può sempre imparare. Pioli prima di essere considerato un top allenatore in Italia ha dovuto sbattere tante volte contro il muro sia per colpa sua sia per situazioni esterne scomode.