Dal post Europeo 2012 la Nazionale Italiana ha un problema persistente ed imponente che mai è riuscita a scrollarsi di dosso neanche affidandosi ad un uomo che ha vinto la scarpa d’oro. Sto parlando dell’addolorata vicenda del mancato “Bomber Azzurro”.

Contestualizziamo questo problema prima di poter ipotizzare quale sia la guida del nostro attacco al prossimo Europeo quest’estate.
Ad inizio Millennio il reparto offensivo italiano era paragonabile al raccordo anulare all’orario di punta; un affollamento di campioni e di ottimi attaccanti da far invidia alle nazionali rivali (Bobo Vieri, Totti, Del Piero, Gilardino, Toni, Di Vaio e tanti altri).
Italia 2002, Italia 2004 o il vittorioso Mondiale sono i tre eventi lampanti nel nostro fior fiore di prodigi lì davanti. Seguendo il calcio da molti anni ormai posso permettermi di dire che, sebbene la quantità di campioni andasse diminuendo, fino al 2012 il nostro attacco si è sempre difeso bene. L’accoppiata Balotelli-Cassano era un misto di intelligenza calcistica e follia umana che tante gioie regalava a noi tifosi incollati davanti alla televisione.
Proprio Balotelli ha segnato la frattura fra il glorioso passato e il presente; più precisamente il 28 giugno del 2012 con quella dirompente prestazione contro l’arcirivale Germania. Dico ciò perché negli immediati anni successivi, nonostante il titolare continuasse ad essere Supermario, il suo livello di gioco non ha mai raggiunto quel picco e le seconde linee non spingevano per rubargli la titolarità a suon di gol. Si intravedevano giocatori come Immobile, ai suoi albori e non ancora il Ciro della Lazio, Cerci o Insigne che però macchine da gol, anche per il loro ruolo, proprio non erano.

Il 2016 è l’anno che definirei la “Fossa delle Marianne”; l’attacco qualitativamente peggiore che l’Italia abbia mai schierato in una competizione per Nazioni nel nuovo millennio (per evitare di prendere in considerazione il passato meno recente). La coppia titolare schierata dal CT Conte era la seguente: Pellè - Eder con in panchina un inutilizzato Immobile e il fido Simone Zaza. Capiamo subito che nessuno di questi attaccanti avrebbe potuto pensare di prendere parte alle spedizioni azzurre nei primi anni 2000. Nonostante ciò, Conte riuscì a imbastire un eccezionale Europeo, ma questa è un’altra storia.

Dal 2018 in poi il reparto offensivo ha un fil rouge che lo tiene legato fino ai giorni nostri ed esso è Ciro Immobile.  L’attaccante in forza ai biancocelesti ha raggiunto il suo picco di forma ed ha conquistato la titolarità che gli è stata messa in dubbio solamente negli ultimi due anni visti i suoi leggeri cali fisici. Il problema però che Immobile, nonostante fosse una macchina da gol in Serie A, in Nazionale non è mai riuscito a performare neanche lontanamente come con la Lazio. Questa difficoltà può sorgere dallo stile di gioco o dall’affinità con i compagni ma ora non entriamo in questo dettaglio. Sottolineo solo come il nostro miglior realizzatore, per distacco, non è mai riuscito a performare come tutti si aspettavano.

Dal 2018 ad oggi si sono alternati a lui molti attaccanti, Belotti prima, Raspadori, Retegui e Scamacca poi.
Oggi tutti noi ci chiediamo chi possa essere il numero nove del prossimo Europeo.
Se le scelte dovessero essere prese ora Immobile sicuramente partirebbe in posizione defilata viste le sue condizioni poco stabili. Con lui Scamacca; quello che doveva essere il suo anno visto l’arrivo a Bergamo per farsi allenare da uno dei miglior esaltatore di talento è stato invece un clamoroso flop sia dal punto di vista realizzativo sia da quello agonistico (l’entrata contro il Milan è specchio della sua poca cattiveria e convinzione agonistica in questo momento). Chi potrebbe essere titolare è Raspadori, attaccante mobile già allenato da Spalletti a Napoli. Un gioco balla a terra con un fraseggio importante identificherebbe Jack come la nostra miglior punta al momento. Se invece il CT è alla ricerca di un giocatore che riempie l’aria a chi potrebbe pensare? Tutti (forse) direbbero Retegui, il giovane attaccante del Genoa che, tornato da un infortunio, sta offrendo prestazioni che meritano di essere osservate, ma in realtà io vi propongo un altro nome: il “Gallo” Belotti.
Da quando è andato alla Fiorentina, la fiamma che alimenta la sua cresta si è riaccesa, corre per 90 minuti, scende a raccogliere e rilegare (per quanto possibile) il gioco prima di riempire l’area.
Tutto questo fino ad un mese fa era utopia, legato ai dettami decisamente poco innovativi di Mourinho, ma ora sotto le ali di Italiano Belotti sa di poter avere una chance per andare all’Europeo e sicuramente farà di tutto per non farsela sfuggire!