Per leggere il match fra Milan e Torino di ieri sera, bisogna andare al minuto 51 e rivedere la fase successiva dalla partita fino al 62°.
Al 6° della ripresa, infatti, Diaz ignorava Saelemaekers, che si era smarcato sulla fascia destra. Lo spagnolo di Malaga si accentrava e vanificava l'ennesima palla capitata sui suoi piedi. Era tutto il match che, dopo ogni spunto efficace, rimaneva con la palla incollata al piede per poi perderla con puntualità inesorabile. E non era la prima azione in cui Saelemaekers finiva vittima di questa misteriosa refrattarietà al passaggio dello spagnolo di Malaga.
Per fortuna dei rossoneri, Diaz si scuoteva da quell'atteggiamento incomprensibile, che stava imbarazzando anche il suo mentore Pioli, e dava due palle al bacio in pochi minuti, da cui scaturivano due notevoli occasioni. La prima sulla sinistra a Giroud che la serviva in diagonale per Leao, fermato con un'uscita alla disperata dallo statuario Milinkovic-Savic. Pochissimo dopo, Diaz la faceva filtrare nello stretto in piena area sempre per Giroud, ma il portiere granata la salvava sulla linea dopo aver rischiato di farsela passare fra le gambe. In realtà, il gol veniva grazie a un cross spiovente dalla trequarti che Hernandez confezionava per la testa di Giroud, un dolce invito a scuotersi dalle paure che attanagliano il centravanti dalla finale in Qatar. E tuttavia, erano state le azioni precedenti a colpire il Torino sul muso, come se fosse una zebra, smorzandone gli ardori e intaccandone la sicurezza. Sì, i minuti precedenti avevano un po' spaesato e ammorbidito i granata.

Va detto che Diaz era stato schierato in una posizione che gli era congeniale, dietro le due punte, in un 3-4-1-2 che non gli richiedeva di portare la soma e, nello stesso tempo, dipingere la Gioconda. Purtroppo, senza un comprensibile motivo, il ragazzo stava interpretando la partita come un solo contro tutti. Una volta liberatosi da quella strana ossessione, che sembrava frutto di un incantesimo di magia nera, Diaz ha fatto valere i vantaggi della felice collocazione tattica, in pieno e proprio nei minuti decisivi.
Il Torino
giocava come suo solito ovvero, innanzitutto, infastidendo la costruzione dal basso del Milan con almeno 4 uomini. A centrocampo, inoltre, concentrava 4-5 giocatori nei pochi metri quadri per i quali transitava l'azione. In difesa, infine, marcava un po' come il Marocco, mettendo l'uomo sul passaggio, per disturbare con una cortina fumogena gli scambi dei rossoneri in fase di costruzione e finalizzazione. Insomma, era la solita maniera in cui Juric rende le partite autentiche pratiche penitenziali per gli avversari.

Ragioniamoci su: il Torino aveva una buonissima classifica, rapportata alle ambizioni di partenza. Ma se aveva fatto meno punti di altre 7 squadre, considerando anche quelli effettivi della Juventus, voleva dire che era battibile, sia pure riportando qualche livido e spremendo sudore. E il Milan, alla fine, ha vinto e neanche tanto male, sia pure con... qualche ammaccatura e spremendo sudore.
Sì, perché non bisogna focalizzarsi sul vantaggio di misura, ma anche sul clean-sheet che non era per nulla scontato, specie alla luce della valanga di gol presa nelle ultime 5 settimane.
Pioli ha insistito nello schierare i 3 centrali cosa che, a differenza di 4-5 settimane fa, ha ormai una logica. L'esperimento contro la Roma era stato esiziale per il momento e le modalità in cui era stato messo in pratica, ma anche per la disabitudine dei rossoneri a basarsi su questo schema. Ora, a furia di provarlo in varie versioni, i centrali milanisti eseguono meglio i vari movimenti.

Come ho scritto su, il Milan di ieri era schierato su un 3-4-1-2. Questo modulo, picchia e mena, ha liberato Diaz consentendogli, sia pure alla distanza, di mostrare la sua validità tecnica e creativa. Le difficoltà dello spagnolo sono derivate da quei lebbrosi virtuali che, come in un brano famoso degli U-2, si agitavano nella sua testa. Scacciati gli spettri, è andato tutto bene.
Nel rendere la vita più facile ai rossoneri, ha contribuito il fatto che il Torino, a differenza dell'Inter, non ha interpretato la partita come un match di rugby.
I nerazzurri avevano soffocato i rossoneri evidenziandone gli equivoci tattici e di formazione. Avevano schiacciato il Milan, soprattutto Messias e Krunic, giocando come un pacchetto di mischia o li avevano fatti correre a vuoto con azioni alla mano. I granata, hanno dato molto fastidio in fase di ripartenza dal basso e sono stati molto tignosi a centrocampo, ma i 4 della mediana milanista hanno respirato abbastanza e, in questa maniera, il duo Saelemaekers-Hernandez è riuscito a retrocedere in buon ordine ogni volta che c'era da completare la linea di difesa. Krunic, senza strafare, ha costruito con molto buon senso, ricorrendo a giocate facili, ma efficaci, e comunque non ha sbagliato nulla. Non trascurate in tal senso, in occasione della rete, la ricucitura su una palla persa con la quale il bosniaco ha fatto tornare la palla sui piedi di Theo.   

Di Tonali c'è da dire poco, perché è un elemento ormai maturo su cui puoi sempre contare. Gioca bene, come si diceva negli anni '70, e a tutto campo.
Thiaw, che nel 2020 è stato campione europeo under-21 con la Germania, ha confermato di essere un profilo molto interessante. E' passato per un oggetto misterioso, sì per un flop di mercato, ma solo perché non giocava. E ciò dimostra quanto certe considerazioni possano essere superficiali e lasciare il classico tempo che trovano, come tutti i più beceri luoghi comuni.
Ieri ha difeso molto bene sulle palle alte e ha morso le caviglie degli avversari commettendo pochissimi falli, cosa importante in un difensore, in quanto riduce moltissimo il rischio dei cartellini. Fra le altre cose, ha scambiato molto bene le posizioni con gli altri centrali. In un paio di occasioni ha provato a spingersi in attacco, mostrando che le lunghe leve e la falcata ampia gli consentono di guadagnare spazio anche senza cambiare passo. Quando si accorge che le cose si fanno rognose, la calcia facile e non cerca avventure. Ora va lasciato crescere ulteriormente, ricordandosi che, prima o poi, come tutti gli esseri umani, potrà sbagliare e che anche Baresi, nei primi anni di carriera, commetteva delle sbavature. Alla cifra per la quale è arrivato, per i prezzi del mercato odierno, non si può dire che sia costato tanto. Se si rivelasse anche solo un elemento valido, sarebbe un ottimo innesto nella rosa, senza pretendere che ogni giocatore acquistato debba essere un fuoriclasse per essere un acquisto riuscito. Quanti fuoriclasse ci sono in giro?

Gabbia ha sostituito nel finale un Kjaer ammonito e ormai a rischio fisico. A mio avviso, a differenza di Thiaw, non ha margini di miglioramento, ma può tornare sempre utile, come è tornato utile ieri nel finale in cui il Toro cercava il pareggio.
Il Toro si è reso spesso insidioso, soprattutto con l'ottimo Sanabria, ma in fondo la difesa non ha mai concesso ai granata l'occasione sanguinosa, quella che ti fa sentire rassegnato a subire gol finché non la vedi misteriosamente uscire. Non è poco.

Per finire, alcune considerazioni.
La prima è che, dopo tutte le sconcertanti voci di gossip circolate nei giorni scorsi. Calabria e Pobega, assenti insieme dal principio, sono entrati nel finale nello stesso momento. E' un messaggio in codice difficile da decriptare. Può voler dire che non è successo nulla e che nello spogliatoio regna l'armonia dell'Arcadia primordiale, con la melodia della Primavera di Grieg che risuona dolce. Ma può voler dire altro ovvero che la società e Pioli stanno premendo sui giocatori perché si comportino da professionisti e lascino da parte eventuali questioni personali. Quali che siano tali questioni, ovviamente, perché se è vero che vox populi vox dei, è anche vero che ogni si dice va preso con le molle.
La seconda è che le gambe hanno dimostrato di esserci
, tanto in velocità quanto in resistenza, anche in considerazione della tignosità dell'avversario. Come scritto nel titolo, l'equilibrio tattico ha pagato.
La terza è che nel tecnico albergano due Pioli
, come in certi cartoni animati lo stesso personaggio compare in veste da angelo e in quella di diavolo. C'è un Pioli-Jekyll, con il quale la squadra fa punti e neanche pochi. C'è purtroppo un Pioli-Hyde che può spuntare fuori da un momento all'altro. La versione Hyde non accetta l'idea di aver sbagliato e perde la testa con facilità, provocando crolli come quello di gennaio.
Ieri il Pioli-Jekyll ha avuto un ruolo decisivo nella vittoria. Il Pioli-Hyde, invece, ha mollato in anticipo Scudetto e Coppa Italia, come ha perso quasi senza combattere la Supercoppa.

La quarta considerazione riguarda il Tottenham, ormai dietro l'angolo per contendere al Diavolo la qualificazione in Champions. E' più forte del Torino, per cui in panca ci dovrà essere il Pioli-Jeckyll.

Per fortuna, come contro il Torino, si parte da 0-0.
Per fortuna...