Facciamo un breve, brevissimo paragone tra le due sponde del nostro Naviglio.
L'Inter si appresta a vincere uno scudetto meritato come fu 12 mesi fa quello del Napoli. Quando una squadra dimostra, al di là degli evidenti episodi arbitrali favorevoli (lo dico senza dietrologia), il bel gioco, quella sorta di sensazione di "predeterminazione" del risultato e quei numeri di differenza reti tra gol fatti (una caterva) e gol subiti, non si può, da avversari inermi, che mandare giù il boccone e stringere la mano a Inzaghi che ha fatto un piccolo capolavoro, dopo tre anni di piazzamenti prestigiosi ma inconcludenti.
La finale di Champions League è oltremodo replicabile, vedendo i bioritmi di squadra. Certo l'Atletico in primis, e poi Bayern, Manchester, PSG, Real, non sono del livello mesto e modesto delle competitors nostrane, ma le possibilità di un percorso serio, sono del tutto intatte.
Non voglio soffermarmi troppo sul discorso seconda stella, perché da milanista non ha preso la mia considerazione che se i due ultimi scudetti - Conte e Inzaghi - sono certamente annoverabili tra quelli di campo, sappiamo perfettamente che nella stella, cioè i 20 titoli, ce ne sono almeno 3 o 4  figli di assegnazioni di palazzo, prescrizioni e arrangiamenti vari che ne delegittimano sportivamente il valore. Comunque i tifosi avversari ne riderebbero giustamente. I tifosi sono tali perché festeggiano da una parte e rosicano dall'altra, nell'ordine sereno delle cose di calcio. 

Questo quadretto nerazzurro, così dipinto serve a me per sottolineare a te che leggi, che il bene del campo è davvero la panacea di tutti i mali. Non solo per l'aspetto sportivo, del sentimento, ma soprattutto perché si tira dietro un chiara ed evidente benevolenza di tutto l'apparato dei "salitori sul carro": giornalistico, social, mediatico. 
Io giornalista (non lo sono, sto ipotizzando un mio avatar) oggi sull'Inter non mi addentrerei mai, se non con fare molto annacquato e circospetto, nelle vicende societarie, debitorie, sulla insostenibilità strutturale del sistema Zhang.
Ma sul Milan di RedBird, sì! Eccome! A pesce mi ci butto! Perché? Perché tutto va bene, tutto è giustificato, quando hai risultati sul campo. Non lo è minimamente quando sei nella situazione melmosa e fondamentalmente insipida dei rossoneri, in divenire nell'assetto societario, privo di argomentazioni a livello tecnico sportivo. 
Se poi caliamo anche la carta istrionica della presenza di personaggi come Gerry il businessman dell'interteinement, alla perenne ricerca di Stakeholders... L'ingombrante ombra scesa su Milanello del delfino Ibrahimovic, che con doppio salto carpiato è passato nel giro di poco più di una rivoluzione attorno al sole, dapprima a giocatore, poi mentore di spogliatoio e ora nella parte del plenipotenziario unto dal Cardinale...
I perlomeno incauti (definiamoli così) dirigenti Scaroni e Furlani, per i quali ancora qualche addetto stampa aziendalista rossonero tenta goffamente di pararne le uscite... parafrasandone i contenuti, sempre assolutamente fuori dalla logica (di calcio) e lessicalmente in contraddizione, cercando quindi di "impastare" una pappetta digeribile, servita al tavolo con il nome di "comunione d'intenti"...
Comunque a pescare nel mare di ogni squadra si potrebbe tirare fuori di tutto, ma lo sport oggi è rompere le uova nel paniere al Milan.
Stantia, noiosamente trita, la questione Araba. Rumours e pseudo venticelli narrati e sbattuti tra le prime pagine, come scoop allarmanti, mentre dall'altro lato della ripa ticinese si dormono sonni quieti su un materasso di debiti umanamente insolvibili.
Sì, Cardinale cerca dei finanziatori; è proprietario di un fondo, quello è il suo mestiere: attrarre capitali... E quindi??

Altro indisponente capitolo è poi il "daje all'untore" nei confronti di Pioli nelle conferenze stampa, come nel pre-gara con lo Slavia: zero domande di campo.
Interviste tutte orientate sulle dichiarazioni della Proprietà o di Ibrahimovic o dei vari dirigenti. Su Leao, sugli interessi stranieri per i nostri giocatori pregiati, che già sembrano per tutti pronti a fare la valigia, per andare uno al Bayern, uno al PSG, l'altro di su e di giù. 
Indecoroso invece, questo lo voglio aggiungere e sottolineare, sentire rumours e parlare di un 15enne. Lì per me si travalica la volontà di informazione e si entra un po' nel voyeurismo perverso e nella malevola metodologia di mettere in risalto ciò che alla fine fa il gioco solo dello squalo di turno.
Ma al Milan, con il Milan, tutto sembra concesso... Del resto la colpa parte da noi stessi. Se fossimo lì a lottare per lo scudetto punto a punto. Se non disputassimo partite come contro lo Slavia e ci fosse qualche sorriso e non quel rituale sotto la curva a fine partita, fatto in modo così moscio, come del resto la partita stessa.
Se non partecipassimo più alla barzelletta delle tre carte Sansiro-San Donato, con il pessimo sindaco Sala. 
Se Gerry evitasse a metà del guado stagionale, di usare parole come "cambiamento" corretto poi in  "evoluzione", che sia oltreoceano o oltremanica; se non ci fosse la continua rincorsa tra dirigenti, proprietà e area tecnica, a rimediare ai fraintendimenti delle parole ed espressione dette in inglese che si sfumano in italiano a piacimento di "chi le interpreta". Termini come "insoddisfazione" che rimbalzano e stridono con altre parole come "fiducia". Altre come "ricerca di partners" che si intersecano in malo modo con "visione chiara e solidità del progetto".

Diciamocelo: abbiamo talmente pochi argomenti sul campo che il giornalista deve ravanare al limite del gossip, per dovere di cronista ed editorialista, per parlare di Milan e riempire qualche pagina, trattando anche sul niente, a volte rimestando anche tra i pulcini, al fine ultimo di attrarre il lettore o il telespettatore, tifoso di una delle squadre con più seguito in Italia e nel mondo. 
Non siamo messi bene qui sulla nostra riva rossonera. E legittimamente o artatamente che sia, nessuno ci risparmia di sottolinearlo quotidianamente.
Perché chi vince ha ragione e invece chi vivacchia sul prato verde, alla fine, a torto o a ragione, subisce questo trattamento.