Fare bella mostra di sé, il blasone. La storia e la pubblicità del marchio. Da New York a Kuala Lumpur, sui grattacieli di Dubai. Grandi campioni di diversi sport che fanno comparsate allo stadio e parlano del magico Milan in interviste in cui esplodono nel loro Milanismo. La tradizione di icone del calcio rossonere celebrate e ricordate in ogni angolo.del globo. E internet: Uno shop online pieno di abbigliamento, gadget e luxuries per tutti i gusti ed età. Una sede ed un museo che wow! Invidiati dal 99% delle squadre mondiali. La bellezza di fan clubs e youtuber di ogni lingua e cultura, uniti dalla voglia di Milan.

Ignoriamo per un attimo la questione stadio, la politica italiana, i diritti TV, che coinvolgono il Milan come parte lesa ma nel complessivo intero movimento sportivo calcistico, leso e preso in giro nella sua globalità.
Tralasciamo perché il punto non è: cosa può fare il mondo e la bella fetta di suoi abitanti sportivi per il Milan? Ma bensì: cosa sta facendo il Milan per se stesso e per loro?

Un bell'imbarazzo se si pensa alle ultime esternazioni dei magnati Arabi, pronti ad elargire ingenti somme e tanto entusiasmo nei confronti della Supercoppa italiana che si sta disputando in questo momento a Ryad.
Non da meno è la sconfortante previsione della nostra mancata partecipazione al primo Mondiale per Club, bella e corposa cornucopia, fertile di ricchi premi e cotillon.

Non voglio parlare di vile danaro, anche se da una Proprietà e Società come la nostra, mi sarei aspettato dei ragionamenti lungimiranti, anche su questo. Sulla necessità di investimenti importanti sul parco giocatori, nella prospettiva, anzi nella pianificazione sistemica di futuri successi ed incassi da porre come "sicuri" obiettivi da perseguire con convinzione e determinazione

Qui sta il dilettantismo ed il pressapochismo di questa attuale dirigenza e proprietà. L'ignoranza di non sapere cosa vuol dire prendere in mano AcMilan; quali onori, ma soprattutto oneri, si hanno nei confronti del mondo calcistico. Mista alla presunzione di saper fare soldi, ma non averlo "pesato" in questo specifico settore, quello del calcio, dove la competenza e gli aspetti del campo sono tanto importanti a quelli della gestione economica... Probabilmente anche di più.
Invece i difetti di squadra, di rosa, di struttura, sono evidenti e nonostante questo, l'indolenza societaria continua ad essere svilente.
Il Milan non passa più dai risultati sportivi, quelli dei titoli, ma dai piazzamenti. Però i podi dei gradini più bassi, non stanno portando dove ci è richiesto a gran voce di essere.

Quelli che mancano alla fase diretta della Champions siamo noi! Quelli che marcheranno visita al primo Mondiale per Club siamo noi! Quelli assenti dalle kermesse araba, dove ci aspettavano coi biglietti in mano (quelli verdi intendo, non quelli dello stadio) siamo sempre noi.
E perché non ci siamo? Forse perché siamo parsimoniosi? O Virtuosi? No! Non è così, ce la raccontiamo da soli la favoletta, o peggio la digeriamo da quelli che ce la stanno vendendo così!

La verità vera è che il board di oggi, semplicemente, è riluttante ad imparare. Ad accettare umilmente che il 'sistema calcio' nella storia ha sentenziato, senza se e senza ma, che ottengono con ampio margine di certezza l'agognato ritorno economico, sportivo, di immagine, di appeal solo ed esclusivamente quelle Società calcistiche che comprano i giocatori che ti fanno vincere; quelle che ne comprano in numero sufficiente, abbastanza almeno da evitare di convocare 5 primavera a partita e dover spostare giocatori fuori ruolo; quelle squadre che puntano al vertice e si muovono per arrivarci... partendo dal campo. Sempre da lì! Perché sanno che il resto arriva solo come conseguenza matematica dei risultati sportivi. 

Io sono molto deluso dal dover osservare che c'è gente, avversari di sempre, che ci crede più dei nostri dirigenti. Sono esterrefatto dalle esternazioni di Scaroni e dalla filosofia del "un po' a me un po' a te" di Cardinale. Dell'immobilismo del mercato fatto solo di "se c'è l'occasione" e di nomi (nomignoli per lo più) che poi non sono nulla di concreto. Del pensiero del budget sul quale non si transige perché il calcolatorino portatile ha detto stop alla trattativa.

Non c'è visione sportiva. E senza questo non c'è Milan. Che sia chiaro a tutti noi rossoneri!
L'assenza dai prossimi grandi tornei e competizioni per un milanista deve essere un cruccio da torcere le budella. Non può passare come una cosa non gravissima, perché basta che siamo a posto coi conti. La differenza tra il contabile e l'imprenditore è proprio in questo dettaglio. Il contabile fa i conti qui e ora, l'imprenditore programma l'azione per una visione di crescita... e se c'è da fare il passo per investire nella visione, lo fa e si affida a professionisti del campo.

Noi, sappiatelo, siamo in mano a contabili.
E gli altri, quelli che sono nel mondo dei grandi palcoscenici e dei bigliettoni dal grosso taglio, ci sottolineano che il Milan ancora non c'è all'appello. E ne sono delusi, e non si capacitano che il Milan, quel Milan così pubblicizzato e social e trendy, alla fine è una bolla, una frottola, una panzana... perché in realtà poi i nodi vengono al pettine e al momento di presentarsi con gli 11 in campo, non ci sarà... e per un bel po' anche, se si va avanti così...
Fino a quando può durare prima che si dimentichino che siamo stati anche una formazione di calcio, seria e vincente?