Non è stata una buona partita quella del Milan; non c'è stato uno spettacolo calcistico e né, tantomeno, uno spot positivo per lo sport italiano, rappresentato male in campo nel gioco e orripilante sugli spalti. Che Udine fosse un terreno insidioso era risaputo, ma che si dovesse anche gestire una becera rispolverata di odio razziale era invece piuttosto imprevedibile. Ma tant'è le condanne mediatiche, senza effetti penali giudiziari, rimangono parole. Attendiamo nel 2024, che vi ricordo vuol dire che sono passati ben 2024 anni dalla nascita di Gesù, ci sia una svolta definitiva nella testa di certa gente. Chiudo la parentesi, sperando di non doverla aprile mai più e torno al campo, per descrivere le tante sfaccettature differenti dei 100 minuti di delirio, che ho annotato ieri sera allo stadio "Friuli"; n.d.a: lo chiamerei così lo stadio di Udine, se mi permettete, per comodità, visti i mille nomi e mille sponsor che cambiano alla frequenza dei vestiti delle soubrette alla serata di Sanremo.

Ora: mi pare netta la distinzione che dobbiamo fare tra la squadra Milan, intesa come collettivo tecnico tattico, e il gruppo Milan. Ieri, come in altre occasioni, torna palese la dicotomia tra gli uomini che frequentano Milanello e i giocatori che svolgono l'attività calcistica professionale. Come il vilain Due-facce di Batman, abbiamo visto gli uomini, il gruppo, unito nel soccorso a Mike, compatto nel tunnel e al rientro in campo, vorace e grintoso e festante al raggiungimento del 3 a 2 e poi al fischio finale. Però poi abbiamo ancora una volta visto, nel gioco, nell'organizzazione, nell'attenzione, nei movimenti tattici una marea di sfilacciamenti, imprecisioni, errori di dialogo, per larghi tratti del match. Gli uomini comunicano... i calciatori no! L'empasse, dopo i primi 30 minuti comunque discretamente giocati, è stata evidente. Forse l'interruttore generale si è spento, il fatto grave è effettivamente accaduto, e bisognava tornare in cantina a ritirare su le levette sull'ON... Sta di fatto che la squadra (in senso tecnico tattico) si è sfaldata e le prestazioni di tanti singoli sono passate da un ordinario buon livello, al limite dell'imbarazzante.

Escludo Mike, giustificato su ogni fronte. Reijnders peggiore in campo, ma Pulisic non ha dato molto di più alla voce propositività, come Adli, Leao, Calabria, Kjaer e Theo per la parte difensiva. Ritengo di dover menzionare a parte Loftus-Cheek (in ripresa e si vede) Gabbia (Baluardo, pollice su!) e Giroud (da Pivot) che hanno certamente fornito una prestazione personale piuttosto convincente. Il vero Switch alla partita però è arrivato solo all'80mo minuto, con l'ingresso di Jovic e Okafor, in una logica del tutto Mouriniana del "buttiamo dentro gli attaccanti e che il cielo ci assista" per i dieci minuti di arrembaggio piratesco all'arma bianca, che di tattico e di studiato in settimana, non ha NULLA.

Pioli ha azzardato e stavolta ci ha preso, perché ha restituito al gruppo la garra sufficiente ad abbattere le difese di una Udinese veramente scarsa, tranne che per la predominanza fisica, nettissima nei confronti dei rossoneri, che invece fino ai cambi erano risultati molli, compassati, perdendo sistematicamente tutte le seconde palle ed i contrasti, conditi da errori tecnici individuali che per un po' ci eravamo dimenticati (per fortuna), ma che a volte dobbiamo ancora mettere nel conto.

Ma vediamo il positivo: non serve più commentare dell'apporto del mercato estivo; i numeri da buttare in faccia a certa stampa antimilanista, sono impietosamente a favore dei nuovi rossoneri. Sono oramai oltre 20 le reti dei nuovi acquisti ed è in doppia cifra anche la sommatoria alla voce assist. Mai campagna acquisti fu così smaccatamente determinante. Ciò che latita però è la "tensione" e quando perdi quella nei singoli, la resa di squadra si annulla. La nostra classifica è deficitaria per ciò che è veramente la rosa Milan... e ciò va ascritto alla mala gestione tecnica e medico atletica. Siamo dietro di 9 punti all'Inter e saremmo potuti e dovuti invece essere lì a ridosso, con la (in)tollerabile differenza del solo scontro diretto. Saremmo dovuti essere agli Ottavi di Champions, con un filo di fortuna ma anche determinazione e cattiveria agonistica in più.

Mi porto a casa, dallo stadio Friuli,  l'immagine finale dei ragazzi abbracciati in gruppo che saltellano felici oltre ogni aspettativa. Sperando che non passi la serata di Udine, come uno scampato pericolo (da punto di vista calcistico) o come giustizia fatta in risposta al becerume delinquenziale. Spero tanto che sia invece una esplosione di grinta, mista a felicità per aver compreso che si può fare del Gruppo una Squadra; che uomo e calciatore, se si mette quel qualcosa in più, possono convivere e portare risultati. Quello che trasmetteva Ibra ai tempi e che invece Pioli deve imparare a dare. Perché mi possono raccontare che sono tutti insieme, ma la Squadra, nel gioco e nelle fasi di non possesso soprattutto, lo dimostra raramente. Ieri per esempio il costo del biglietto è stato ripagato per quell'azione da PlayStation, sullo zero a zero, non concretizzata solo all'ultimo passaggio per pochi centimetri troppo indietro rispetto a Giroud; gran bella cosa, certamente...
Ma vedi le sfide Real Madrid vs Atletico Madrid e ti accorgi che quello dovrebbe essere il nostro standard, non lo spunto estemporaneo. 

Un caro saluto.