"La Pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, ogni foglia di gelso diventa seta" dice Confucio. La Pazienza. Dal latino "patire", che significa saper soffrire, saper subire in attesa di migliorare, di trovare la strada giusta. Una sofferenza che forma, che ti aiuta a crescere. Una cosa che al Milan (tifosi a parte che di sofferenza ne hanno subita parecchia) non hanno mai imparato a fare, non hanno mai colto, in particolare nel momento in cui sarebbe stato più giusto farlo. 

Tornando indietro di anni con la mente, mi sovviene un pensiero doloroso. Un rimpianto sofferto, che mi porta a ripetere in un sussurro "quanto tempo abbiamo sprecato". Ricordate il periodo dopo Allegri? Il Milan era già in fase calante da tempo. Qualche campioncino militava ancora nella nostra formazione, ma lentamente i giocatori forti, i veri top player, se ne stavano andando e quelli che sostavano al di fuori evitavano di guardare a Milanello come un degno porto di approdo per la loro carriera. 

Era il periodo in cui il rosso di bilancio, infine, cominciava a spaventare. "Prima o poi ci beccano, alla UEFA", si vociferava per i corridoi di via Turati, vecchia sede storica del Milan. Basta spese folli, le regole non lo permettono più. Bisogna ricominciare. Già ricominciare, ma come? La droga della vittoria, quella reale, quella che ti porta ad alzare Champions e Scudetti, è la più pericolosa. Impone un'assuefazione potente, niente che una buona dose di metadone possa contrastare. Rinunciarci è quasi impossibile, perché gli ululati dei gufi esterni emette un eco assordante; perché vedere la tua posizione in classifica scendere, abbassa la temperatura corporea sino quasi sfiorare lo shock ipotermico. 

Vincere, vincere sempre e comunque. Ma per vincere, almeno nel calcio odierno, ci vogliono i soldi. Attenzione però, non soldi in generale, ma quelli generati dal bilancio aziendale. Un tempo era sufficiente che il patron aprisse il portafoglio per avere i migliori giocatori sul mercato nella propria rosa. Adesso non è più così: i club sono aziende come le altre e, se non vi sono utili, non si può investire, non in maniera importante almeno. Un aspetto non di secondaria importanza, se il tuo bilancio sprofonda in un rosso che non lascia intravedere luci all'orizzonte. 

Se si avesse avuto pazienza. Pazienza di ricominciare veramente, di imbastire un progetto lento, ma sensato. Niente colpi di testa o acquisti privi di fondamento. "Quest'anno non si vince niente. L'anno prossimo forse nemmeno". Lo so, è brutto sentire simili parole. Fa star male il pensiero che un blasone come il Milan, per almeno un triennio, si debba accontentare delle briciole, mentre gli altri festeggiano e deridono. Ma quale alternativa reale esisteva? Esiste una sola risposta a tale questito: nessuna. 

Se proprietà e dirigenze se ne fossero accorte e, soprattutto, lo avessero accettato, forse oggi il Milan non si troverebbe dove è ora: ad annaspare in un gorgo che lo sta risucchiando. Se avessero avuto pazienza, prendendosi anche insulti per la loro lentezza ed estrema calma, giusti o sbagliati che fossero, forse oggi il Milan sarebbe lì, dopo più di un quinquennio, a giocarsi un posto champions senza troppi patemi. 

E invece no. Le cose non sono andate così. Soldi spesi per allenatori nascenti, ma con rose a disposizione scarse. Finanze gettate in campioncini in erba che ancora si dovevano esprimere, ultravalutati a causa di un mercato completamente impazzito, dove oggi un difensore di belle speranze costa come minimo qualche decina di milioni. Nessun progetto reale. Nessuna visione di lungo corso. E soprattutto, nessun obiettivo raggiungibile. 

Gli obiettivi, già. Qua non si può che stendere un velo pietoso. La stagione da poco iniziata ne è una chiara, anzi limpida dimostrazione. Si prende un allenatore come Giampaolo, bravo per carità, ma che non ha mai fatto esperienza in squadre blasonate. Gli si affida una squadra dove non c'è uno straccio di giocatore, non un singolo uomo che esprima il suo stile di gioco. Il suo carattere stenta, fa fatica ad alzare la voce, così come è restio a riconoscere le proprie, così come le altrui, colpe. E, nonostante tutto ciò, ecco giungere la vera follia, il paradosso: Giampaolo il tuo compito è costruire un progetto vincente di lungo corso... però devi vincere da subito. 

Ancora una volta, la pazienza è la vera virtù che è mancata. Ovvio, Giampaolo ha dimostrato di non avere caratteristiche e attributi per poter guidare il Milan. Ma, inutile dirlo, ciò che gli è stato richiesto non era impossibile; era paradossale, folle. Perché il desiderio di tornare subito a vincere, il Milan non l'ha mai perso. Meglio un giorno da leoni che cento da pecora? Diamine, esistono le mezze misure ogni tanto. 

Se solo si avesse avuto un po' di pazienza. Se solo ci fossimo presi del tempo per ragionare, porre le basi di un progetto serio. Caro Milan, ai tifosi chiedevi tempo. Ma tempo per fare cosa? Come qualcuno ha già detto, questo tempo è scaduto. Bisognava pensarci prima.

Se solo avessi avuto pazienza. Se solo...