Diciamolo con franchezza, quanti giocatori sono andati via dal Milan insoddisfatti del loro stipendio? Personalmente non ne ricordo, a differenza di quelli ceduti, in lacrime nello svuotare il loro armadietto a Milanello. Eppure ne abbiamo visti di Fuoriclasse, con la F maiuscola, e per anni almeno un calciatore del Milan ambiva al Pallone D'Oro. In quanti abbiamo sofferto quando esigenze economiche hanno spinto alle cessioni di Kaka al Real Madrid, Sheva al Chelsea o Ibra e Thiago Silva al Paris Saint Germain? Abbiamo sempre messo il Milan al primo posto, consapevoli delle esigenze di mercato e che i calciatori, forti o deboli che siano, passano, mentre la Nostra Squadra scende in campo regolarmente ed ha bisogno del nostro sostegno. 

Ecco quindi che stona vistosamente la situazione che pone ciclicamente Gigio Donnarumma, il Nostro giovanissimo portiere, a dover decidere il suo futuro esclusivamente in funzione del "denaro". Il suo procuratore Nino Raiola, nella precedente trattativa, quando l'Amministratore era Fassone e Mirabelli il Direttore Sportivo, non aveva evitato di arrivare quasi alla rottura, con i tifosi a contestare sia lui che il suo giovanissimo assistito. Una situazione per nulla piacevole, con i dollari finti lanciati in Polonia dietro la porta di Gigio che per l'occasione indossava la maglia della Nazionale Italiana Under 21. La firma su un contratto per quattro anni, alla cifra di 6 milioni annui, aveva sancito una tregua e autorizzato tifosi e Società a sperare che Gigio sarebbe diventato la nuova bandiera di un Milan avviato a tornare alle vittorie. Il tempo è corso via veloce e nel tentativo di tornare a vincere, magari cercando scorciatoie impossibili, sono stati fatti sbagli che erano evitabili, penso all'acquisto di Higuain, a Paquetà o Piatek, solo per evidenziarne alcuni, ma ugualmente nessuno ha mai messo in discussione l'importanza di affidarsi a quei "ragazzi" che avrebbero potuto certamente risanare il bilancio, ma avrebbero spento ogni entusiasmo. Quel pesantissimo contratto, poteva e doveva essere l'inizio di un rapporto lunghissimo, di un ragazzo di diciassette anni che avrebbe potuto garantirsi un futuro brillantissimo, avviato a battere tutti i record di presenza, ci auguriamo di vittorie e indossando la maglia della squadra per cui tifava da bambino, guadagnando somme che pochissimi altri campioni possono aspirare. Tutto ciò, a Raiola, non interessa: lui ha trovato la "gallina dalle uova d'oro", non se la lascerà certo perdere e ad ogni scadenza di contratto sarà sempre pronto a fare le sue richieste, sempre esorbitanti, poco importa se non in linea con la situazione di mercato, portarlo via a costo zero sarebbe sempre il migliore dei suoi affari e, anche se a parole smentisce, il suo reale obiettivo. Poco importa se poi Gigio spostato in un altra squadra potesse, malauguratamente, fare male o compromettere la sua carriera. 

In un momento economico particolarmente difficile come è l'attuale, con la pandemia che ancora blocca moltissime attività, con i posti di lavoro a rischio e un autunno che si prospetta "caldo", è comprensibile che il Milan non voglia affrontare impegni economici con un contratto che superi le cifre attuali. Il tempo stringe, dal primo febbraio Donnarumma potrebbe firmare con qualsiasi squadra, un alleato del potente procuratore, che ha approfittato anche del contratto di Zlatan, per farlo passare.  E' triste ammetterlo, ma se le richieste reali sono quei 10 milioni comunicati a giornalisti amici, l'unica soluzione probabile è dividersi serenamente, con un notevole danno economico, poichè questa situazione ha un suo "peccato originale" che non potrà mai essere cancellato. Quando Sinisa Mihajlovic fece esordire Gigio, che era il terzo portiere e aveva 16 anni, giocando nella squadra Allievi Nazionali, Galliani non gli aveva fatto sottoscrivere alcun contratto professionistico, vincolante per gli anni a seguire, dando così inizio a tutte queste situazioni. Una Società seria, che ha intrapreso un percorso finalizzato a ridurre le spese e raggiungere i risultati sportivi, riuscendo a sostenerne gli investimenti, non deve assecondare richieste "esorbitanti", anche se può correre il rischio di perdere un giocatore e un capitale su cui aveva fatto grande affidamento. Cedere sarebbe solo un rinvio del problema e autorizzerebbe tutta la squadra a chiedere aumenti di stipendi ingiustificati. Forse a 21 anni, senza alcun problema, sarebbe giunto il momento che anche Gigio si esponesse. dicendo la propria opinione, poichè i soldi per quanto importantissimi, non possono essere così importanti da condizionarne le scelte di vita.