Dove eravamo rimasti? Alla sconfitta casalinga contro il Genoa. A San Siro, privo di pubblico, con un Ibra svogliato ed un Gazidis solitario in tribuna, con Boban licenziato e Maldini ammalato. Una stagione iniziata male, con la sconfitta di Udine, proseguita con il cambio di allenatore, fra un susseguirsi di sbagli, sconfitte, infortuni e dissidi societari, senza sussulti o soddisfazioni, che ci auguravamo finisse presto. Invece il mondo è stato travolto dal Coronavirus, fermando tutto, come mai successo in passato, con la conta giornaliera dei decessi e le nostre certezze smarrite. Reclusi in casa in attesa di poter tornare, prima possibile, a quella vita che tanto ci piaceva, mettendoci possibilmente tutto alle spalle. Sono passati più di due mesi e lentamente stiamo tornando alla normalità, rispettando distanze e regole. Anche lo sport si prepara a ripartire, specialmente quel calcio, che tanto amiamo, in Germania, Spagna, Inghilterra ed Italia. Gli stadi deserti mettono tristezza, ma l'augurio è che possano riaprire prima possibile ai tifosi, parte importantissima di questo spettacolo, limitandone le capienze, ma allineandosi alle stesse scelte fatte per cinema e teatri. Sarebbe un ulteriore segnale che il Covid 19 è stato sconfitto e magari anche i turisti stranieri si sentirebbero più tranquilli nel scegliere l'Italia per le loro vacanze.

Il Milan quindi riparte il 12 giugno, con la semifinale di ritorno di Coppa Italia, contro la Juventus. Questa stagione "indimenticabile", prevede ancora dodici partite di campionato per concludersi regolarmente, che si giocheranno in meno di due mesi, cosa mai successa in passato, concludendo il campionato il 2 agosto. Nonostante questa eccezionalità, ci sarebbe il tempo sufficiente, non solo per per dare un senso a questa stagione, ma specialmente per buttare le basi per la prossima, poichè è bene ricordarlo che dovrebbe prendere il via il 6 o il 13 settembre, con pochissimo tempo a disposizioni per preparare la squadra. Ora, prima di addentrarmi in un'analisi personale, su squadra e situazione societaria, desidero fare alcune precisazioni.

Si sta diffondendo l'idea che la stampa e in genere, la comunicazione sportiva, si stia scagliando contro il Milan, criticandolo continuamente e attaccandolo anche ingiustamente. Nulla di più sbagliato, i giornalisti fanno il loro lavoro e in mancanza di notizie cercano l'articolo ad effetto, ma se la società fosse presente, con comunicati e confronti, tutti i "balletti" a cui assistiamo giornalmente verrebbero azzerati. In uno spettacolo come è lo Sport e il Calcio, COMUNICARE fa parte di tutti quegli impegni che bisogna essere in grado di gestire. Altro punto che viene sbandierato con insistenza è che "chi contesta la società e il suo operato, non è milanista". Nulla di più assurdo. I TIFOSI sono un "patrimonio" per qualsiasi società Sportiva, non farsi sentire, non lamentarsi per scelte che possono sembrare sbagliate, sarebbe il peggiore degli errori e avrebbe effetti ben più gravi che stare tutti "zitti e allineati".

Chiarito anche questo passaggio, torniamo al presente. Se la proprietà è convinta che Ralf Rangnick sia l'uomo ideale per questa ripartenza, ne prendiamo atto, ma tentiamo di evidenziare quei dubbi che non ci lasciano per nulla tranquilli. 1- Il ruolo di Maldini. 2- Il doppio incarico. 3- Il poco tempo a disposizione. 4- L'eccezionalità di questa stagione. Se si ha piena fiducia nel manager tedesco bisogna garantirgli tranquillità; tenere Maldini, anche con un ruolo defilato, sarebbe una pessima scelta oltre che dare inizio ad un rapporto nel modo sbagliato. Quindi i saluti sono d'obbligo. Affidare sia la panchina che il ruolo di DS è altamente rischioso, ho già espresso questa opinione e quindi non vado a dilungarmi. Ralf è un ottimo manager, un motivatore, non è un caso se Paul Singer ne è rimasto affascinato, ma il lavoro giornaliero di "campo" logora, è stressante e bisogna essere abituati, cosa che Rangnick ha già provato preferendo lasciare la panchina a persone di sua fiducia. Ed è allacciandosi a questa considerazione, con l'aggiunta del poco tempo a disposizione per preparare la prossima stagione, che tentare di convincere Pioli a restare con un ruolo "guidato" dal tedesco avrebbe ben altro effetto. La professionalità di Pioli e la sua disponibilità mi autorizzano a pensare che accetterebbe la proposta ed i banefici sarebbero moltissimi. E' logico non tenere conto di tutto ciò che è successo ? Quel progetto "innovativo" di cui già si glorificano i trionfi che certamente verranno raggiunti, si troverà compresso in trenta giorni, durante i quali bisognarà affrontare la campagna acquisti e il lavoro in campo. Troppo poco tempo a disposizione, con le possibilità di sbagliare che aumentano notevolmente.

Certamente Rangnick, uomo dal carattere forte, sarà consapevole di quanti e quali rischi dovrà affrontare e il suo contratto triennale dovrebbe essere una garanzia sufficiente a garantirgli la tranquillità di essere sostenuto in questo progetto, ma questa dirigenza, quindi Gazidis, saprà tutelarlo e fare quadrato, se l'inizio fosse particolarmente difficile? Non porsi queste domande e accettare serenamente ogni scelta è la peggiore delle soluzioni. Inserendo molti giocatori nuovi, la prima cosa che serve è il tempo e già questo viene a mancare, inserendo giocatori giovani si aggiungono molte variabili, già in questa stagione è stato evidente il cambiamento di molti calciatori con l'arrivo di Ztalan, senza considerare la pressione che mette San Siro, a cui troppo spesso non si fa alcun riferimento. Biglia e Bonaventura sono a fine contratto, con quattro i giocatori che potrebbero seguirli, Begovic, Kjaer, Salemakers e Ibra, mentre la lista dei giocatori in partenza è talmente lunga che è superfluo fare l'elenco. Con l'acquisto di quattro titolari, un terzino destro, un centrale difensivo, un centrocampista e un attaccante, il "nostro" Milan, il prossimo anno, potrebbe ambire  tranquillamente a quella qualificazione Champions così importante per il bilancio. Un lavoro più semplice, più consono a questo momento, con un mix fra giocatori giovani ed esperti, facendo un ulteriore passo avanti, rafforzando gruppo e certezze, affidandosi meno a speranze e più alla certezza del lavoro, quello sul campo, che alla fine è l'unico che autorizza le speranze di arrivare alle vittorie.

Noi "milanisti" continuiamo a pensare che il percorso per tornare a vincere sia ben diverso da quello intrapreso da questa nostra proprietà e non è un caso se, come sentiamo pronunciare solo la A, facciamo i salti di gioia, sperando sia ARNAULT. Servono, sponsors, serve aumentare le entrate, certamente lo stadio di proprietà, aumentare il fatturato, ma tutto ciò si concretizza attraverso le vittorie e senza CAMPIONI, si è poco attrattivi e diventa tutto molto più difficile da realizzare. Come ci ha gentilmente preannunciato il presidente Scaroni, ci vorranno molti anni per tornare a vincere: nel ringraziarlo, noi non smetteremo certamente di tifare, sapendo gioire o soffrire, ma cercando sempre di indicare quelle soluzioni alternative, che a quanto pare, questa proprietà non ha intenzione di prendere in considerazione. FORZA MILAN.