Se Pioli, come oramai pare certo, firmerà il contratto come nuovo allenatore del Milan, giocatori, staff e tifosi non dovranno fare altro che una cosa: zittire per un secondo i propri dubbi, le proprie amarezze e sperare. Per tutti infatti, squadra in primis, sarebbe poco utile lavorare in un clima di contestazione e scontento perenne. Quelli purtroppo non si possono sempre eliminare, almeno dai cuori di tifosi afflitti e doloranti. Si possono però silenziare, mettere in sordina per un qualche tempo, al fine che il nuovo tecnico, amato o meno, possa lavorare. 

Per intenderci: se Pioli dovrà affrontare questa avventura, che una possibilità gli venga data. Anche se sembra la soluzione più stupida, anche se paiono ben poche le speranze che possa far bene, continuare a reiterare il dubbio non porterebbe frutti, né gioverebbe ad alcuno. Lui si prende una responsabilità molto ardua, ben più ardua di quella che si prese Giampaolo cinque mesi fa. Al tempo, il Milan veniva tutto sommato da una stagione non del tutto da buttare via; le prospettive c'erano. Pioli invece sale su una barca piena di falle e, se non fosse già abbastanza, tanti squali che vi girano attorno. Se proprio nessuno ha fiducia in lui (gruppo tra i quali purtroppo mi associo), che almeno lo si lasci stare per qualche tempo. Quanto, non mi sbilancio nel dirlo. Potrebbe essere un mese, un trimestre... una partita. Contro il Lecce daremo una prima valutazione. 

Come dice infatti Lech Walesa: "E’ quasi impossibile costruire nulla se prevalgono frustrazione, amarezza e uno stato d’animo di impotenza."

Detto ciò, sempre che questo clima di silenzio forzato venisse concesso a Pioli, se egli potesse veramente godere di una breve periodo di calma apparente, non avrebbe molti spunti da seguire, se non strade obbligate. Forse è superfluo doverle elencare, ma per dovizia di completezza, vediamole un po' assieme. 

La prima fra tutte, a mio modesto parere, è fare tabula rasa dello stentato, e sinceramente mai nato, Giampaolismo. Schemi, tattiche e moduli che non sono mai entrati nella testa, tanto meno nelle gambe, dei giocatori del Milan. Che più che arricchire, hanno confuso le idee dei giocatori, costretti a volte a snaturare addirittura le proprie caratteristiche. Nelle situazioni malsane, come in quelle ottimali, la prima necessità è sempre la chiarezza e la naturalità. Dunque, ciò che deve fare Pioli è eliminare il superfluo. Il facile è infatti sempre reso difficile dall'inutile. 

Secondo punto, anch'esso importante: normalizzare la rosa. Ogni giocatore ha caratteristiche, nonché uno storico particolari. Faccia dunque la conta dei suoi uomini. Li selezioni e li elenchi per ruolo. Visioni il loro passato, analizzi le tattiche e i moduli utilizzati da loro in passato. Se la proprorzione Uomini - Modulo sarà equilibrata, allora potrà farsi un'idea più chiara di ciò che questa squadra, presa alla base, può fare. 

Terzo, non si incaponisca su preconcetti mai dimostrati. I suoi colleghi del passato erano, per esempio, vittime di un cosiddetto "susocentrismo". Una sorta di speranza, mai realmente motivata dai fatti, che il giovane spagnolo potesse essere un campione in vitro, pronto a esplodere da un momento all'altro. Tale visione, oltre che essere stata smentita del tutto, ha portato dei seri effetti collaterali. Il susocentrismo, in diverse occasioni, è parso tenere in ostaggio la squadra, costringendo gli allenatori ad adattare la formazione intera, affinché Suso potesse presenziare. Purtroppo, voci tecniche e giornalisti quotati dicono come anche Pioli sia "estasiato" da Suso. Se non vuole cadere anche lui in trappola, meglio che ci pensi bene. Seppur poche, nel Milan qualche alternativa esiste. 

Quarto aspetto: il carattere. Purtroppo qui Pioli non sembra proprio essere il profilo giusto, ma sarebbe molto importante che lui lavori sul carattere dei giocatori, in particolare sul desiderio di rivalsa. La stagione scorsa, il Milan aveva fatto un piccolo salto di qualità, in questo frangente. Se andava in svantaggio, non si arrendeva come succedeva in passato. Questo è di fondamentale importanza, se non si vuole che crisi di panico, quest'anno viste diverse volte, ricapitino sul campo. 

Ultima, ma non meno importante, riflessione: la difesa. Sino a poco tempo fa, il Milan era la miglior difesa dell'anno solare. Un muro difficile da attraversare e che faceva sudare parecchio le compagini avversarie. Dopo Giampaolo sembra un groviera perforato, dove i suoi componenti perdono facilmente la testa (vedasi espulsioni Musacchio e Calabria). Nel calcio italiano, se la difesa è forte, la strada è in discesa. In breve tempo, questa sicurezza Pioli la dovrà ricostruire. 

Al di là di quanto detto, ci sarebbero altri aspetti che potrebbero essere analizzati. Per citarne uno, il problema Piatek. Lo rivedremo mai tornare a segnare con regolarità? Meglio non domandarselo, almeno per adesso. Pioli, come già espresso in precedenza, si trova di fronte una sfida che ha il sapore dell'impresa epica, quasi impossibile. Inutile che si riempia la testa di troppi obiettivi, molti dei quali è difficile raggiungerli in breve periodo. 

Se infatti la fiducia che la società darà a Pioli sarà piena, anche perché non credo che vogliano sancire un altro esonero in stagione, non è detto che la medesima cosa sarà per quel che riguarda tifoseria e giocatori. 

Ci si accinge così a un nuovo allenatore, l'ennesimo potremmo dire. Pare che Pioli firmerà un annuale con opzione sul secondo, a raggiungimento di determinati obiettivi. Quali? Si spera che la dirigenza sia trasparente in merito.