Che siano per 0-3 o 1-3 oppure 2-3, le vittorie di campionato valgono tutte 3 punti per il vincitore, quindi il Milan ha portato via l'intero jackpot da quel di Bergamo. Però, in caso di arrivo a pari merito, un gol in più o in meno può fare la differenza nei confronti diretti. Ecco perché non è stato affatto positivo l'atteggiamento demagogico con cui il signor Di Bello, che fino ad allora aveva arbitrato in maniera dignitosa, ha ignorato un fallo in attacco di Zapata su Messias. Ne è scaturito, infatti, il gol degli orobici per un 2-3 non meritato. E' uno di quei casi in cui il pubblico di casa pretende qualcosa e la direzione di gara, se il polso non è all'altezza, concede. Pazienza, il calcio è anche questo, ma i risultati non si possono sporcare in maniera tanto superficiale.

Dopo la prima rete atalantina, i cronisti di DAZN si stavano già esaltando da qualche minuto, come se stessero commentando Italia-Inghilterra e gli Azzurri avessero accorciato le distanze. Al 2-3 si sono scatenati in un tripudio sfrenato. Per i signori di quella piattaforma, con ogni evidenza, il campionato lo deve vincere qualcun altro. Il calcio è anche questo, ma al tifoso milanista le sfere vanno in giostra ugualmente, in quanto si sente un po' figlio di nessuno.

Se siete stati buoni osservatori, ieri avete subito capito che Pioli aveva deciso di prendere l'Atalanta di sorpresa prima che la sua macchina stritolatrice entrasse in funzione.  Gli orobici hanno bisogno di qualche minuto per compattarsi, niente di che, ma in quei minuti lasciano fra attacco e difesa una sorta di terra di nessuno che può essere occupata e sfruttata. E' in quella terra di nessuno che Davide Calabria si è appostato come un giaguaro a caccia di antilopi. E non per caso.

A Sassuolo, nello scorso campionato, al pronti-via Leao fu lanciato a rete per il gol più veloce nella storia del calcio italiano. Ieri, quasi al pronti-via, le 3 punte hanno aggredito la linea difensiva dell'Atalanta, pericolosamente scoperta. Leao e Diaz si sono allargati a sinistra, mentre Rebic lo ha fatto a destra. Nessuno di loro ha affondato, ma Calabria è penetrato nella difesa orobica come se fosse una lama rovente nel burro. A voler essere pignoli, ha sbagliato toccando troppo debolmente, ma Musso non era ancora in partita e ha respinto con altrettanta debolezza. Il terzino rossonero non ha sprecato la seconda chance, riscuotendo a nome di Pioli gli interessi per la felice scelta tattica.

Il gol precoce decretava la fine prematura delle 3 punte. Diaz, infatti, veniva retrocesso in posizione di centrocampista puro con compiti ben precisi di copertura, esattamente come era successo mercoledì contro l'Atletico. Molto motivato, lo spagnolo sputava l'anima mordendo le caviglie degli avversari. Risultava inevitabilmente nullo in fase di impostazione, ma riusciva spesso a estirpare il pallone dai piedi degli atalantini.

Per mezz'ora, si vedeva l'onda mortifera dell'Atalanta che metteva alla frusta i rossoneri. Quattro occasioni da rete facevano tremare il Diavolo. La prima era di Zapata che, su azione personale, dava vita a un batti e ribatti in cui Maignan, Tonali e Tomori negavano il pareggio agli avversari. Zappacosta costringeva a Maignan, forse leggermente fuori posizione, a un miracolo sull'angolo basso alla sua mancina. Ancora Zapata, incornava a colpo sicuro, ma Maignan aveva i riflessi da super eroe, perché aveva la reattività per chiudere i pugni, oltre che allungare le braccia. Pessina, infine, dava vita a uno slalom speciale in area di rigore del Milan, ma Tomori gli estirpava la palla dalle estremità, con uno di quegli interventi puliti che si vedevano fare solo a Karl Heinz Schenellinger nelle giornate migliori.

Passata la mezz'ora di tempesta, l'Atalanta si spegneva gradatamente. E' una compagine terribile, ma deve essere al 100%, perché le sue onde presuppongono una compattezza da realizzare con un dispendio di energie notevole. Resistendo nel periodo migliore dei nerazzurri, il Milan si è ritrovato al di là della procella e, nel finale della prima fase si è disteso più volte in avanti, raddoppiando con Tonali. L'ex-bresciano, sceso senza paura nella tana dei tradizionali nemici bergamaschi, ha rubato palla sulla trequarti e se ne è andato bel bello in porta beffando Musso e tutti gli avversari in controtempo.
L'Atalanta ha attaccato anche nella seconda fase, ma era sempre il Milan a dare l'impressione di essere pericoloso, con uno schema preciso che gli orobici hanno fatto fatica a capire. Rebic si allargava di continuo sulla fascia a destra per gli inserimenti di un esterno: Calabria o Saelemaekers. A metà tempo, Saelemaekers avrebbe potuto segnare di testa a un passo dalla porta. Non essendo uno specialista della giocata, purtroppo, non riusciva a schiacciarla e Musso intercettava.

Diaz non ne aveva più e per Pioli si poneva il problema della sostituzione. Avendo dichiarato in settimana che il ruolo di Diaz poteva essere svolto anche da Kessie e Bennacer, ci si sarebbe aspettato l'ingresso di questi,  ma il tecnico optava per l'entusiasmo di Messias. Ed era una mossa efficace, perché quando Hernandez arrivava al limite dell'area atalantina, come un treno ad alta velocità, sul tocco del francese il neo-entrato si disinteressava della sfera lasciandola a Leao, in posizione regolare. Palla all'incrocio e partita finita per quel che concerneva i 3 punti.
Preso dalla voglia di fare, però, era lo stesso Messias che, nell'area di rigore rossonera, accorreva a fare muro, nonostante ci fosse già un compagno in scivolata. Alzava troppo il braccio, su cui impattava la palla dopo una sponda su un ginocchio. Di Bello non fischiava il rigore, ma lo faceva il VAR, mostrandogli le immagini lontane, quelle in cui si vede l'impatto sul gomito, ma non la sponda sul ginocchio che lo causa e che avrebbe potuto assolvere il giocatore rossonero (quella si vede dal riplay ravvicinato, mostrato subito e poi immediatamente messo da parte). Zapata realizzava un penalty, non inesistente, diciamolo senza problemi, anche se non così scontato. Ma tutto era nella norma e il punteggio di 1-3 rispecchiava alla perfezione, certo più dello 0-3, l'andamento del match.

Lo stadio di Bergamo, nonostante non fosse al 100% della capienza, iniziava a rumoreggiare, come i commentatori di DAZN, che si facevano prendere da un impeto di furore bacchico urlando alla partita riaperta. Ma se non poteva essere influenzato dalla telecronaca poco obiettiva dell'emittente, Di Bello subiva la pressione del pubblico e si faceva prendere da una certa demagogia calcistica. Sull'ultima azione, infatti, Messias era bravissimo a coprire mettendosi fra Zapata e il pallone, che sarebbe terminato fuori. L'attaccante nerazzurro lo spingeva e andava anche ad impattarne le gambe, facendolo ruzzolare al suolo. Tutto il Milan, in maniera imprudente ma comprensibile, si fermava attendendo il fischio di Di Bello, che si ergeva a nume tutelare dei deboli contro i potenti e convalidava un gol scellerato dell'ex Pasalic.
Non c'erano margini per un recupero completo da parte dell'Atalanta, nonostante la sgradevole esaltazione di DAZN, ormai trasformata in Telebergamo. La decisione sporcava, tuttavia, il risultato,
trasformando la partita in un match combattuto, mentre lo era stato solo nel primo tempo. Si spera che quel gol non pesi in un'eventuale arrivo a pari merito fra le squadre e, comunque, Pioli aveva tutte le ragioni per essere nero di rabbia a causa di quella decisione. Era una rete che non stava né in cielo né in terra, anche considerando che l'arbitro aveva interrotto più di un'azione offensiva rossonera per falli identici.

Cosa dire? Pioli le ha azzeccate tutte, come contro Venezia e Spezia. Con saggia decisione aveva spedito Giroud ad allenarsi in vista della ripresa del campionato, senza neanche convocarlo.
Diciamo che, forse, l'uscita di Hernandez nel finale ha fatto salire l'Atalanta in quello scorcio di campo, ma se poi Theo si fosse infortunato, avremmo accusato il tecnico di averlo spremuto anche a risultato acquisito. E' stato, pertanto, corretto l'ingresso di Ballo-Touré al posto di Hernandez.
A fine partita, Montolivo ha fatto notare la posizione centrale di Theo. In realtà, Theo è un terzino sinistro atipico, che fluidifica poco sulla fascia, ma percorre il campo in diagonale, cercando la porta più che il cross. Ieri, arretrato Diaz in mediana, Hernandez ha interpretato un doppio ruolo, sia terzino che mezz'ala di raccordo fra difesa e attacco, alla Chala per intenderci. Anche per questo, tuttavia, è stato giusto mandarlo anzitempo negli spogliatoi.
Come già detto, Diaz ha giocato da centrocampista aggiunto, sacrificandosi in copertura in un ruolo non suo. Non ha i mezzi fisici per farlo e, per tutto il secondo tempo, ha corso sulle piante dei piedi, segno evidente di spossatezza. Tuttavia, come stava facendo contro l'Atletico fino alla sostituzione, ha dimostrato di avere una forza di volontà che lo ha reso quasi insuperabile in marcatura. Non si poteva pretendere che brillasse anche in fase di impostazione e, infatti, non ci è riuscito. Ma per come si è messa la partita, ha fatto ciò che doveva fare. 

Nel secondo tempo, Rebic è apparso molto stanco, a differenza di Leao, in sontuoso spolvero anche senza considerare il bellissimo gol. Sarebbe stato il caso di sostituirlo anticipando l'ingresso di Pellegri? Forse, ma è un dettaglio che non inficia la gestione della partita da parte di Pioli. Il tecnico rossonero è apparso sul pezzo e felice nelle sue scelte.
Il risultato di 2-3 ha nascosto il fatto che l'Atalanta è durata solo un tempo, anche se i suoi gol sono venuti nel finale.
Può essere dovuto alla stagione, ancora in fase iniziale, come alla bravura del Milan, ma anche a un rigetto, forse inconscio, del gruppo al gioco dispendioso di Gasperini. Il tempo dirà come stanno le cose.

Tornando alla telecronaca, resta da chiedersi se DAZN abbia delle squadre di riferimento per le quali tifare (e fra le quali non vi è certo il Milan) o se gli sta sugli zebedei il Diavolo in quanto tale. Ricordiamo loro che i milanisti non vedono le partite sfruttando canali illegali, ma pagano regolarmente l'abbonamento. Così, tanto per ricordare a quei distinti signori come stanno le cose.