E' bene precisare subito che sono uno di quei tifosi che quando il Milan perde una partita, che sia una finale o una amichevole, poco importa, cambio umore diventando scontroso e non certo di compagnia. Bene quindi che la partita di ieri sera sia terminata a notte inoltrata e che nella tranquillità della casa di campagna, in terra straniera, non venissi raggiunto da alcuna telefonata di amici, interisti o juventini, desiderosi di "menar il can per l'aia".

Se partita e risultato non lasciavano spazio a giustificazioni o recriminazioni, devo confessare che per la prima volta ho accettato una sconfitta, se non proprio con piacere, ma come un "rospo da ingoiare", o meglio come il momento o la partita più giusta per interrompere una seria così positiva e bella. Questo non significa che al rigore causato da Romagnoli come se fosse un calciatore dilettante e non un professionista e un nazionale, non abbia lanciato la solita ciabatta verso lo schermo, oppure che alla papera di Gigio Pridigio non abbia cercato conforto negli alcolici del mobile bar, accontentandomi della solita tisana calda, ma dopo tante vittorie, consapevole delle reali potenzialità di questa squadra (che tanto amo) e della benevolenza con cui la sorte ci ha accompagnato in questi mesi, in modo particolare nella notte di Rio Ave dove più San Siro, il mio santo preferito, che la squadra è riuscita a vincere la partita ai calci rigori, quando l'eliminazione sembrava ormai cosa fatta, o nel derby contro l'Inter, riuscendo a tornare ad una vittoria che mancava da troppi anni, iniziando ad offuscare l'indiscussa convinzione di essere la Prima squadra di Milano, l'appuntamento con la sconfitta è sembrato un atto dovuto.

Ecco quindi che lo 0 a 3 contro il Lilla serve per tornare con i piedi per terra, consapevoli dei nostri pregi, ma anche dei moltissimi limiti. Le molte partite giocate, gli infortuni e le assenze per Covid 19, hanno obbligato Mister Pioli a dosare le forze ed attuare un turn-over consistente, fino a ieri sera tutto era andato benissimo, raccogliendo il massimo con il minimo sforzo, compresi gli applausi e i complimenti, che sono stati unanimi e in costante crescita. Cerchiamo quindi di evitare di addentrarci in processi o critiche, poichè oggi sarebbero inutili e troppo superficiali. La squadra francese, seconda in campionato, è una squadra messa in campo molto bene, fisica e molto brava sia nella fase difensiva che nelle ripartenze, specialmente in ampi spazi. Devo ammettere che nella partita vinta contro lo Sparta Praga, non mi aveva entusiasmato, vincendo solo grazie all'espulsione, nel primo tempo di un giocatore della squadra di casa e contro il Celtic aveva mostrato molte difficoltà nel fare la partita, tanto da trovarsi sotto di due gol e riuscire a pareggiarla solo nel finale. Ieri sera un rigore, generoso ma giusto e la papera del nostro portiere, hanno spianato la strada alla vittoria, ma non dobbiamo dimenticare che prima del vantaggio non avevano superato la metà campo, restando molto attendisti. 

Il nostro giudizio sul Milan non può quindi cambiare per un risultato, per quanto negativo. Ciò che è evidente e che fortunatamente tutti i milanisti sanno, dirigenti compresi, è il fatto che questo Milan, squadra molto giovane, è in fase di costruzione e necessita di rinforzi.  Ogni giocatore deve esprimersi al massimo dei propri livelli poichè non facendolo non è all'altezza della situazione. Vale per Romagnoli o per Chalanoglu, che chiedono a torto ingaggi più remunerativi, ma anche per Leao o Krunic, sempre troppo impalbabili o per Castilleco, ombra del giocatore ammirato la scorsa stagione. Un discorso che vale per molti.  Rivedere ieri sera in campo Rebic, o ammirare un Bennacer così forte e sicuro, mi è bastato per essere moderatamente fiducioso.

Finalmente abbiamo perso, ora è di nuovo tempo di dare inizio ad una nuova striscia positiva, magari con l'obbiettivo già fissato da oggi di arrivare a fine campionato imbattuti.