Alla mia età posso affermare, senza possibilità di venire smentito, di aver visto tantissime partite di calcio, specialmente del Milan, riuscendo a perfezionare una discreta capacità sia nella valutazione della tattica di gioco adottate, sia nell'analizzare le potenzialità delle squadre

Quando ieri, Super Zlatan, al minuto 84' di una partita divenuta complicata, contro una Udinese "arcigna" e ben messa in campo, si è esibito in un'acrobazia, di difficilissima esecuzione segnando il gol del definitivo 2 a 1 e della vittoria, non ho solo ritrovato un entusiasmo ormai smarrito da troppi anni, ma mi sono sentito improvvisamente riportato indietro di dieci anni, come se fossi ancora, io e il Milan, nel 2010. Era infatti il 20 Novembre del 2010 quando a San Siro il Milan, grazie ad una rovesciata dello svedese, ben più facile, superava la Fiorentina e dava inizio ad una fuga che avrebbe portato allo scudetto. Sarebbe stato l'ultimo, prima della notte di "Mutari" e le cessioni di Thiago Silva e Ibra al Paris Saint Germain, segnando di fatto la conclusione del ciclo del Presidentissimo, Silvio Berlusconi, ben prima che arrivassero i cinesi e i sogni di rilancio.

Mai come ieri è stato evidente la gravità di quelle cessioni. A 39 anni Zatlan sta ancora facendo la differenza, mentre il Milan con Bacca, Balotelli, Lapadulla, Menez, Andre Silva, Higuain, Piatek , Cutrone e altri, di cui ho dimenticato il cognome, cercava alternative tanto costose quanto inutili. Dieci anni buttati via, inutile pensarci, ma evidenziato in modo talmente nitido che commentarlo è superfluo. Questa squadra che da troppi anni "navigava" senza rotta ed equipaggio, solo in balia delle onde, ha trovato da gennaio, in Kjaer e Ibraimovic, due veterani in grado di vestire i panni dei "capi ciurma", dando finalmente inizio ad un progetto tecnico/sportivo di cui avevamo perso ogni ricordo. Intorno a loro la squadra ha preso forma e fiducia, l'ottimo lavoro di Mister Pioli e del suo staff e scelte di mercato rischiose, ma rivelatasi all'altezza delle aspettative, stanno portando ottimi risultati. Non va poi trascurato che la sosta dovuta alla pandemia e gli stadi vuoti, da tifosi e pressioni, hanno permesso di rafforzare il gruppo e le filosofie di lavoro, ma è stata la Società e la Squadra a saper cogliere questa opportunità che era anche a disposizione per tutti gli altri. Ventiquattro risultati positivi, non si ottengono per caso o per fortuna, questo Milan ha un gioco, ha personalità, è messo in campo molto bene e sa come raggiungere le vittorie. Nonostante la giovane età di moltissimi giocatori ci sono segnali molto positivi.

Il bello del calcio è che non sempre i campionati vengono vinti dalle squadre giudicate "più forti". Il grandissimo Arrigo Sacchi, il "profeta di Fusignano", aveva un milan stellare, ma amava più l'Europa e il Mondo, dell'Italia, tanto da vincere un solo scudetto nei suoi cinque anni sulla panchina rossonera. Stessa sorte toccata alla Roma, all'Inter o alla Juventus.
Ecco allora che questo Milan, così poco considerato dalla critica sportiva, molto assomiglia a quel Verona di Mister Bagnoli che nella stagione 1984/85 riuscì a conquistare uno scudetto che sembrava impossibile. Non ricordo tutta la formazione, ma Garella, il mitico portiere, soprannominato Garellik, Marangoni, Fontolan e Briegel, sempre instancabili, con Fanna e "Nanu" Galderisi sulle fasce e la potenza di Elkiar per l'attacco. Ho ancora negli occhi un suo gol senza una scarpa, sfilata dall'intervento di un tifoso avversario. Osvaldo Bagnoli oltre ad essere molto bravo, guidando il Verona dalla Serie B allo Scudetto e poi portando il Genoa al quarto posto, miglior risultato del dopo guerra e l'anno successivo alla semifinale di Coppa UEFA, contro l'Ajax dopo aver eliminato il Liverpool, ha sempre avuto un atteggiamento, cordiale e signorile, molto similare a quello adottato da mister Pioli e da un altro allenatore, simpatico e vincente come Vujadin Boskov. 

Siamo solo alla sesta giornata, parlare di scudetto oltre tutto quando la situazione tutto intorno continua ad essere drammatica e devastante è la cosa più inutile che si possa fare, quindi viviamo alla giornata, gustiamoci questo "Infinito Campione" che è Zlatan Ibraimovic e speriamo che tutta la squadra sappia continuare in questo percorso.
Zaccheroni riuscì a vincere uno scudetto che sembrava impossibile e Rocco ne perse uno proprio nella "Fatal Verona" quando un 5 a 3, tanto inaspettato quanto doloroso, staccò la stella dalle nostre bandiere. Ancora Verona, che combinazione sarà la nostra prossima avversaria di campionato, affrontandola con il desiderio di restare primi in classifica e magari imitarli come in quella stagione 1984/85.