Ho sentito parlare di Pellegatti per la prima volta nel 1990, quando Maurizio Mosca presentò le immagini dei minuti finali di Bayern-Milan 1-2 (che qualificò i rossoneri per la finale di Champions) proprio con l'audio della radiocronaca di Pellegatti. Mi colpì l'espressione eroici ragazzi che seguì il fischio finale e, poiché avevo quasi 30 anni di meno, la trovai azzeccata. Siamo rimasti entrambi tifosi rossoneri, ma avendo qualche anno in più di allora, sono diventato meno incline al peana, canto di guerra degli opliti greci spesso citato dal Carlo rossonero, e agli epinici, ovvero gli inni di trionfo. Preferisco essere meno poetico, meno entusiasta, ma un tantinello più realista (e un po' di prosaicità, talvolta, non guasta). Pellegatti ha benedetto il sorteggio che spinge i rossoneri verso Londra, come c'è gente che lo ha definito una fregatura. Io mi pongo in una posizione intermedia e...  beh, mi spiego. Sono sempre stato convinto che, se hai vinto un certo numero di coppe internazionali, quando ne giochi una lo fai per arrivare in fondo. Per farlo devi essere pronto a incontrare e battere qualsiasi avversario, per cui se Arsenal deve essere, che sia. Del resto giocare contro il Lipsia e uscire sentendosi dire di aver perso con una squadra di sconosciuti... è peggio, dai! E' più onorevole rischiare di essere eliminati dai prestigiosi Gunners londinesi. In fondo, a ben guardare, le vere squadre abbordabili erano solo due: Plzen e Salisburgo (le russe e la Dinamo Kiev sono molto insidiose, Sporting e Borussia valgono l'Arsenal, l'Atletico è una bruttissima bestia, il Lipsia ha sbattuto fuori il Napoli, ecc...). E comunque non si può pretendere di pescare gli unici due jolly in un mazzo di 15 carte: se capita ok, ma in caso contrario prendi quello che è venuto fuori e lo porti a casa. Dire, tuttavia, che sia una benedizione incontrare l'Arsenal negli ottavi, mi sembra un'esagerazione che non posso condividere.

Intanto si comincia a capire quali voci siano credibili fra quelle spuntate dopo le notizie su YongHong Li. Oltre Strinic si parla di del coreano Ki dello Swansea o del portiere Krul del Brighton, onesti professionisti che fanno medio cabotaggio in Premier e che possono arrivare a costo zero. Non ho nulla contro gli acquisti a costo zero, perché ci si può tirare fuori qualche ottimo affare. Però bisogna fare anche qualche considerazione. Innanzitutto, i suddetti tre giocatori non sono né Pijanic né Darmian (che pare stia veleggiando verso la Torino bianconera). Sono tanti fra i numerosi buoni professionisti del calcio europeo, che giocano in formazioni di medio livello e non hanno dietro la fila di corteggiatori in ginocchio con il bouquet di fiori in mano. In secondo luogo, questi acquisti erano uno dei pezzi forti di Galliani, tanto criticato, ma che a quanto pare viene imitato in un momento di incertezza economica. E' una domanda che ho già fatto e rifarò in futuro: serviva il closing per avere una società che acquista gente svincolata per non pagare il costo della cessione di contratto?

Poi c'è André Silva... Sì, voglio spezzare una lancia a favore di questo ragazzo che a me non piace, ma verso il quale non sono prevenuto. La prestazione del portoghese contro il Ludogorets non è stata ben valutata e, complessivamente, non è stata buona. Però non è stata disastrosa. Il gol di Borini doveva essere suo, perché un centravanti che ha il senso e la fame dei goal, quando vede il compagno che va a crossare dalla linea di fondo, deve seguire l'azione. Lo stesso Silva si è accorto della cosa e non è riuscito a nascondere la sua espressione di disappunto. La cosa lo ha scosso e da allora l'ho visto impegnarsi alla grande, non aiutato dal clima amichevole della gara, che avrebbe dovuto favorirlo, ma lo ha penalizzato, in quanto la squadra non ha più fatto molto per andare in goal. Diciamo che il suo problema è che sembra uno capitato sul tappeto verde per puro caso. Ogni volta, infatti,  che riceve una palla pulita, la gioca bene, mentre quando la circolazione del pallone è imperfetta, si perde. Segno tipico di chi non è del tutto mentalmente presente nel contesto della partita. Ha buone doti tecniche e non è lento di pensiero, come testimonia il colpo di testa da terra contro la Sampdoria. Però non sembra avere (o non avere ancora) quella voglia di carne fresca sanguinolenta che caratterizza il centravanti spietato. Intendo uno come Inzaghi o barracuda Cutrone. Giusto provare a recuperarlo, come fa Gattuso, perché Kalinic e Cutrone possono rivelarsi insufficienti e perché Silva è un patrimonio economico della società. E tuttavia spero che il portoghese riesca a svegliarsi, perché il fantasma (in tutti i sensi) di Ricardo Oliveira aleggia ancora a Milanello e San Siro. Buona fortuna André!