Gazidis ha appena firmato un contratto da Amministratore Delegato di appena un anno e mezzo, scadenza 2020. Questo pare un indizio a supporto di chi, come il sottoscritto, ritiene che la proprietà fondo Elliott sia qua per valorizzare il brand in tempi molto rapidi, per rivenderlo nel più breve tempo possibile. Sono altresì convinto che il manager inglese di origini sudafricane sia la figura giusta per spremere il limone Milan e far sì che produca più valore possibile, contratto alla mano, in tempi molto rapidi.

Tutto ciò purtroppo non rappresenta una garanzia sul fatto che l’attaule dirigenza sia preposta a fare dei rossoneri uno dei club più forti d’Europa, mission dichiarata ad esempio dalla più definita e definitiva proprietà Zhang dei cugini.

La sgradevole sensazione è che chi oggi governa il Milan voglia farne non più che una buona squadra, in grado di battersi senza patemi d’animo per il quarto posto, tanto da garantire l’ingresso in Champions, con relativi introiti, ma nulla più .

Questo sentore più amaro che dolce, non autorizza la speranza che arrivino i campioni che spaccano, ma semplicemente giocatori più razionali della raffica di bidoni che ci hanno afflitto negli ultimi sei anni.

Non è poco, sia chiaro, soprattutto se si considera che a giugno eravamo praticamente falliti ed oggi siamo una società credibile con un management di primissimo livello. Ma questo mio personalissimo parere sfortunatamente va visto come un altro periodo di transizione, ricco d’incertezze e povero di quelle solide vittorie cui siamo stati abituati per un quarto di secolo. 

Dopo il 2020 il club passerà di proprietà, Elliott più che legittimamente, invece, passerà all’incasso e saluterà il tifo dopo aver rimesso in piedi finanziariamente il pianeta Milan.

Poi sarà un’incognita, l’ennesima, quella che ancora oggi non autorizza alcun sogno di grandezza.