Rangnick arriverà in rossonero, lo sanno anche Klingoniani e i Vulcaniani ormai, e avrà i poteri più ampi dopo quelli di Gazidis.  Potrà ricoprire un ruolo alla Ferguson o alla Viani, ma deciderà lui chi parte, chi arriva e chi allena. E Ralf Rangnick è proprio l'uomo pubblicamente osteggiato dalla gestione tecnica di Boban e Maldini, ormai ridotta solo a Maldini, a sua volta esautorato, dal momento che, complici i suoi problemi di salute, è stato messo nella posizione di poter solo alzare la mano e poi dire: "Sì, va bene". Maldini è un mostro sacro della storia rossonera, quindi non può essere messo alla porta come una serva cui si danno gli 8 giorni, ma potrebbe tornare molto utile per la proprietà nel ruolo ridimensionato di parafulmine o, forse, in una posizione di team manager alla Ramaccioni. Questi con l'avvento di Berlusconi, fu spostato in quel ruolo nonostante con il presidente Farina fosse stato un direttore sportivo a tutti gli effetti e fu, peraltro, un eccellente team manager. Ramaccioni, però, non aveva alle spalle la storia di Paolo Maldini, per cui non visse il cambio di ruolo in maniera drammatica, come lo vivrebbe l'ex-capitano.

Maldini è un po' nella situazione di quel marito o partner scaricato dalla moglie o dalla compagna la quale, tuttavia, trova ancora utile mantere ufficialmente la relazione, nonostante questa sia di fatto puramente formale. In questi casi la moglie o compagna, pur non rendendo ufficiale la sua nuova relazione, non si cura di nasconderla più di tanto, in maniera da lasciare la patata rovente nelle mani del marito o compagno. Questi può rimanere accettando un ruolo ridimensionato, cosa che la moglie o compagna preferirebbe, ma se proprio non vuole farlo, deve prendersi la responsabilità della rottura. Talvolta accade, tuttavia, che il marito, si ribelli a questa situazione. Può accadere, magari, perché non ha realizzato che è davvero tutto finito e, quindi, è convinto di poter ancora ribaltare la situazione a suo favore. Può anche accadere, del resto, in quanto il malcapitato non ci sta a facilitare il compito alla moglie o compagna e cerca di far rimpallare la rogna verso di lei. Di solito l'aut-aut è: "O le cose ritornano come prima o tra noi è finita!".

Il nostro amato Paolo, quindi, ha posto l'aut-aut di cui sopra a Gazidis e proprietà, anche se è evidente che le cose non torneranno mai come prima. Non so se sia vero che Rangnick doveva arrivare già al posto del disastroso Giampaolo, ma la cosa non sposta di una virgola i termini della questione. Se Paolo intende proseguire la sua esperienza al Milan, dovrà mettersi agli ordini di Rangnick e, in tal caso, la sua permanenza in rossonero sarà cosa molto gradita alla proprietà e a Gazidis. In caso contrario, comunque, né il manager sudafricano né i Singer si straccerebbero le vesti.

A cosa mira Maldini? Crede ancora, come il marito o partner scaricato, di poter riportare in vita la relazione con la moglie o compagna che lo ha mollato? Conta sull'appoggio dei tifosi per conservare un ruolo importante in società? Oppure intende, al contrario, lasciare ai suoi rivali la responsabilità e l'infamia del divorzio? Belle domande a cui non è agevole dare una risposta senza essere nella testa dell'interessato. Propendo, in realtà. per la seconda alternativa. Maldini è, infatti, una persona intelligente e non credo si illuda più di tanto di continuare a fare il responsabile dell'area tecnica con poteri effettivi. E' probabile, invece, che si stia preparando a un divorzio infuocato lasciandosi alle spalle una coda di veleno difficile da gestire per Gazidis e Singer, come per lo stesso Rangnick, qualora le cose, almeno inizialmente, dovessero andare male.

La presa di posizione di Maldini ha avuto comunque il merito di strappare il velo di finzione che copriva il suo ruolo. Paolo è, di fatto, un dirigente rossonero solo sulla carta, perché non dirige più nulla. Con la sua mossa, ha reso ufficiale ciò che prima era solo ufficioso: è stato scaricato. Nessun marito o compagno mette la moglie o compagna con le spalle al muro, se non si accorge che la sua situazione potrebbe essere mantenuta in vita solo ingoiando rospi molto grossi che, con ogni evidenza, Maldini non è disposto a ingoiare.

Chiariamo che, a differenza di altri, non sono pessimista sul futuro, anche se non ho neanche elementi tali per essere ottimista. Si parla di Ricci e Tonali in arrivo e ciò va bene, ma si parla anche di Pobega e Plizzari in partenza e ciò va meno bene.  E', tuttavia, un peccato che la storia di Maldini come dirigente del Milan si debba concludere così. Non doveva succedere.