Senza avere la minima idea se ci qualificheremo per il rotto della cuffia ad un risicato posto in Champions, trovo sia comunque il momento di stilare il bilancio di questa soffertissima stagione.

Sono spinto a farlo perché la non prestazione contro il Frosinone già retrocesso non lascia spazio a dubbi: quale che sia il destino dei rossoneri, la proprietà e la dirigenza hanno un dovere morale nei confronti di un club che annovera un palmares e dei tifosi unici al mondo. Il dovere è di non permettere mai più gli spettacoli orripilanti che a 90 minuti dalla fine del torneo non hanno ancora sancito se giocheremo con l’Europa dei ricchi o con quella dei mediocri.

Cio’ è doveroso che accada al di là della mission societaria: la storia del Milan non può sopportare oltre prestazioni indecenti per quasi tutto l’anno, al di là delle colpe, che, sia chiaro, sono di tutti. Ma non sono né Rodriguez, ne’ Gattuso coloro che prendono le decisioni o che investono per rafforzare la squadra. Quindi siano i Singer a dettare una linea a Gazidis ben precisa, in netta discontinuità con quanto visto dal 2013 ad oggi, quantomeno per una forma di rispetto.

Da quest’annata in cui la discontinuità, il non gioco, la squadra costruita in fretta e male, gli errori di Rino l’hanno fatte da padroni, bisogna uscire da subito, coi giovani talenti o con i campioni affermati. Chi paga il biglietto, l’abbonamento televisivo, la maglietta non vuole vedere undici giocatori che ci mettono l’anima per tre partite e poi si sgonfiano al gol del primo Vecino che passa: vogliono azioni in velocità, gol sui calci piazzati come quello (isolato) di Suso oggi, gente che salta l’uomo, tecnici che sanno cambiare la partita avversa in corso. Quindi esattamente l’opposto dello scempio visto fino ad oggi.

Poco interessano anche le giustificazioni: mercato fatto in pochi giorni, infortuni, e amenità varie : una squadra costruita bene supera agevolmente anche i momenti di avversità e, in tutta franchezza, da Napoli-Milan della prima giornata si era capito che Milan avremmo visto, anche a pieno organico, per tutta la stagione.

Quindi sarà decisiva la presenza della proprietà ora, così come lo sarà una strategia tecnica centrata ed efficace: gli stadi nuovi non vincono gli scudetti.

Non giudico ad oggi l’operato di Gazidis o di Singer e poco m’interessa la loro strategia almeno fino a quando non produrrà spettacoli sportivi diametralmente opposti a quelli offerti questa stagione.