Siamo nel ventunesimo secolo, nel ventitreesimo anno del Duemila, eppure sembra di vivere in una società, in un mondo che forse non merita di essere paragonato neanche ai tempi della Preistoria...

È difficile e doloroso raggiungere la consapevolezza, mentre si apre un social network, la home page di Google o ascoltare notiziari in televisione e in radio, che nella nostra società, tra di noi, ci sono persone pericolose, uomini che non meritano neanche di essere menzionati con il termine di essere umano o ancora meglio, di essere vivente.
Da inizio anno sono 30 le ragazze, le donne, che hanno perso la vita per mano di un uomo che si definiva un compagno di vita, un fidanzato, un marito, il padre dei lori figli. Una figura, quella del sesso maschile, che dovrebbe vivere per l'amore nei confronti dei propri affetti, per l'amore nei confronti di una persona che ha permesso loro di essere su questo mondo, visto che è grazie alla propria mamma, ovvero una donna, che sono venuti alla luce. Eppure sembra che per alcuni ciò non li riguardi. Anzi, vi è sempre di più una capacità disumana di trattare il genere femminile come uno strumento sul quale avere la capacità, la presunzione, di decidere cosa devono fare e quando smettere di vivere.
È raccapricciante, ogni qualvolta capita (purtroppo spesso), venire a conoscenza di una notizia relativa ad una donna uccisa, tra l'altro con delle giustificazioni che superano i limiti estremi della pazzia. Si legge, si hanno testimonianze che forse neanche nei Best Seller, nei libri Horror di Stephen King troviamo. A volte ci sembra di guardare un film dell'orrore quando si vede il telegiornale, poi però ci si rende conto che è successo veramente.

L'ultima tragedia risale a pochi giorni fa, Giulia Tramontano è stata vittima di una brutalità scioccante da parte del suo "compagno e futuro padre di suo figlio" ( se così possiamo definirlo). Parliamo di un individuo che ha ucciso, ha tolto la vita a due persone nello stesso momento, ammazzando lei, ma nello stesso momento anche il futuro nascituro, che sarebbe dovuto venire alla luce nei prossimi mesi. E come se non bastasse, dopo l'uccisione, ha tentato di bruciare il corpo della povera ragazza. 
Grande sconforto e tristezza infinita ci trasmettono questi eventi. È un chiaro segnale che l'umanità ha perso! È sempre più evidente che questa piaga sociale è insita nella nostra società. Forse potrebbe sembrare una questione a primo impatto di nicchia, che non riguarda ciascuno di noi, quando invece è una problematica di primissimo livello. Se possiamo constatare che la società nel corso dei secoli si è evoluta dal punto di vista tecnologico, logistico, dell'alfabetizzazione, lo stesso non si può dire per quel che concerne l'etica morale, e il discorso del femminicidio ne è un esempio lampante.

Cosa si può fare? Nel corso degli anni sono stati fatti dei lavori dal punto di vista comunicazionale, spot radiofonici e televisivi hanno cercato di sensibilizzare sulle vicende di violenza nei confronti del genere femminile. Un esempio di campagne pubblicitarie sono quelle del Blaming to Victim (La donna nega la realtà e la reinventa), il famoso "È stata il tappo dello spumante". Questa è stata la prima Headline del primo spot del 2006 in cui vi era una donna con l'occhio tumefatto. Un messaggio, quest'ultimo,  rivolta a quelle donne vittime di violenza domestica che non denunciano per paura, per vergogna, per i loro figli e reinventano la realtà dei fatti. Altri tipi di messaggi pubblicitari sono del genere Public Responsability, in cui il messaggio si estende a tutta la popolazione, quindi non solo donne. Spesso sono presenti immagini di giochi di squadra come il Calcio, in quanto si allude alla solidarietà di un team e all'unione per vincere la partita più importante che è quella della violenza sulle donne. Lo stesso programma "Processo per stupro", andato in onda negli anni Ottanta sulle reti nazionali, ha cercato di combattere la violenza sul genere femminile che non è soltanto in termini di omicidio anzi, forse quest'ultimo è il finale di un lungo periodo di sofferenza. Il programma ebbe molto successo in quanto metteva in mostra il linguaggio intriso di pregiudizi nei confronti delle vittime facendo domande a dir poco riprovevoli. Dopo la messa in onda di questa trasmissione, è stato incredibile come, anche all'interno di un processo, il linguaggio nei confronti delle vittime, cambiò radicalmente. Il programma ha avuto la funzionalità di denunciare questi aspetti, e inoltre portava i telespettatori a vivere ciò che provava la donna coinvolta. Riprendendo il quesito posto inizialmente possiamo provare a trovare alcune possibili soluzioni.

-Tra le prime soluzioni, ci dovrebbe essere l'educazione già dai primi anni dell'infanzia: attraverso la scuola, occorrerebbe introdurre uno spazio nella giornata, come il catechismo e la scuola calcio, in cui i bambini capiscano, attraverso gli esperti, maestre/i la buona condotta e il rispetto per il prossimo.   

- La Famiglia, forse questo è l'organo più importante ma non sempre il più efficiente: con una buona educazione si può evitare che i bambini crescano con certi atteggiamenti, ma purtroppo alcuni genitori, colpevoli a volte, perdono completamente il controllo sui loro figli anche a causa della pervasività di contenuti mediali nel quotidiano. Sempre più difficile è la censura di contenuti via web o piattaforme di streaming. Come possiamo pretendere di non far vedere contenuti violenti ai bambini se già a 7/8 anni sono in invasi da una moltitudine infinita di contenuti che navigando in  Internet in un modo o nell'altro vedono ed emulano? Forse con un maggior controllo sull'accesso a questi dispositivi, ma non sempre è tutto così semplice.  

-I cartoni animati, i film d'animazione dovrebbero contribuire con l'aiuto di prodotti ad hoc magari con il contributo dei Colossi mondiali come la Disney e la Marvel: storie che ritraggono la violenza come un nemico che Spiderman, Captain America, Iron Man, e tutti i membri degli Avengers devono sconfiggere per il bene dell'umanità. 

-Come si dice, meglio prevenire che curarepotremmo suggerire un inasprimento delle pene per chi inizia ad avere comportamenti anomali, tra cui lo stalking o la manipolazione psicologia che è la prima fase di violenza, il primo stadio che quasi sicuramente, se non fermato, si evolverà fino a giungere al peggio. Sarebbe efficace portare queste persone in un istituto di FORMAZIONE presso delle strutture specifiche, non nelle carceri, ma dove c'è possibilità di essere seguiti da uno psicologo e curare quelle devianze comportamentali.   

Ciò che possiamo augurarci è che al più presto si possano ridurre questi eventi a dir poco spiacevoli. Ad oggi, alla metà del 2023, si evince che l'umanità ha perso la partita più importante, quella di preservare la nostra linfa vitale, il genere attraverso cui non vi sarebbe vita
DIAMO UN CALCIO AL FEMMINICIDIO!