Attenzione… Battaglione…
Provate ad immaginarmi vestito come Totò nel personaggio del “pazzariello” mentre vi racconto questa storia, con tanto di feluca sulla testa e bastone in pugno, un cantastorie appassionato del gioco del pallone, che guarda il gioco e le partite, i calciatori e gli allenatori, i tifosi e i loro ambienti ed apprezza le storie più di tutto il contorno.
Questo è un racconto che ad un certo punto parla di calcio e del campionato, ma è soprattutto una dedica ad una città, è un elogio dell’amore di questo posto per la sua squadra e deve essere così perché non riesco a guardare una classifica ed analizzarla, non faccio il giornalista, non ne ho le capacità. Sono un semplice aspirante cantastorie e so che, fermandosi alle prime righe, potrebbe sembrare che non sia per nulla una storia di calcio eppure sì, ma questo è soprattutto un racconto che parla di sole, di passione e d’amore.

Napoli
È una di quelle cose che si possono domandare a chiunque e tutti ti risponderanno che non è vero, ma il pregiudizio, spesso e volentieri, esiste ancora oggi. Per i più invece, per tutti coloro che hanno la capacità di guardare oltre quel sottile velo che per qualcuno ancora avvolge la città di Napoli e soprattutto i suoi abitanti, c’è l’opportunità di perdersi nella meraviglia.
Ci sono stato solo da adulto e nemmeno tanto tempo fa, era una lacuna che dovevo assolutamente colmare, vedere con i miei occhi e capire perché i napoletani hanno un rapporto così forte e morboso con le proprie origini, qualcosa che non può trasmetterti un film o un racconto. L’idea stessa di una città con le sue mille contraddizioni mi affascina sin dai tempi della scuola, sin da quando ho iniziato a leggere dei Borboni, degli Aragonesi e degli Angioini, sin da quando ho letto di Tommaso Aniello d'Amalfi, anzi… di Masaniello!

Nel 1620 Napoli contava solamente trecentocinquantamila abitanti, sudditi del Re di Spagna e vessati dal viceré che imponeva tasse e gabelle a vantaggio delle caste nobiliari composte da Duchi, Marchesi Conti e Baroni fino a quando, questo semplice pescivendolo che arrotondava come contrabbandiere, assurse a capopopolo guidando la rivolta prima di finire prematuramente ucciso dai suoi stessi amici che lo accusavano di pazzia, preoccupati per le sue azioni e decisioni sempre più estreme ed incontrollabili.
Quindi, il pescivendolo divenne capopopolo, soprattutto grazie al suo estro e alla spiccata parlantina, a Napoli puoi diventare chiunque se hai un po’ di fantasia.
Napoli, città di storia, arte, cultura, turismo, celebre per il caffè, la pizza e le sfogliatelle, il sole ed il Vesuvio e poi Totò, la canzone napoletana, i presepi di San Gregorio Armeno, luogo che gli appassionati di calcio assoceranno per sempre al mito dell’eterno campione che oggi dà il nome al suo stadio, città dove un po’ per fede ed un po’ per folklore ancora oggi si celebra il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro, e poi, tristemente anche scenario per le riprese di Gomorra…
Oggi Napoli conta tre volte gli abitanti che aveva nel 1620 sfiorando il milione, ma se includiamo l’hinterland come ormai si usa fare considerando la “città metropolitana” il conto degli oltre 90 comuni che la compongono arriva a tre milioni.
Tre milioni di persone, di anime e di cuori che battono all’unisono per la maglia azzurra del ciuccio, chi tifa per una squadra differente è praticamente un unicorno.

Napoli e il calcio
Essere un giocatore del Napoli non è una cosa né semplice e nemmeno scontata, e se dai, la città ti rende, con gli interessi. Chiedere a “Ciro Mertens” che al bowling si faceva mettere sul tabellone il nome Ciro Martinez per non farsi riconoscere ed è rimasto comunque Ciro anche dopo essere stato riconosciuto, lui che nelle fredde sere di dicembre gira per la città con un cappellino da babbo natale a consegnare i panettoni ai senza tetto, oppure al gigante Koulibaly che dà appuntamento ai suoi connazionali in periferia per approvvigionarli di alimentari e di abbigliamento, anche quello tecnico del Napoli dismesso.
Loro in cambio, seppur nati lontanissimi da lì, sono diventati napoletani a tutti gli effetti e per sempre.

Questa simbiosi tra squadra e società si è da sempre rivelata un vero punto di forza della compagine in maglia azzurra, l’amore per i colori del SSC Napoli si esprime molto spesso su altissimi livelli sia che si giochi nello stadio Maradona, sia che si giochi in trasferta. La storica tendenza all’emigrazione della gente del sud, e in particolare quella del popolo napoletano iniziata negli anni 30 del secolo scorso fa sì infatti che ovunque la squadra giochi in Italia, e spesso anche all’estero, un nutrito gruppo di sostenitori sia sempre al seguito dei giocatori, così come ogni anno, quale che sia la destinazione del ritiro, la località prescelta finisce sempre per essere invasa dalla festosa marea azzurra. Va da sé che, come in altri contesti e per molte altre tifoserie, al pari di tutti quelli che vivono la squadra e la trasferta come una festa c’è sempre l’elemento di disturbo o il manipolo che crea “confusione” ma finisce qui, presto o tardi dovrebbe anche cessare di sentire ogni tanto dire “eh ma i napoletani…”.
Perché questo popolo, questi tifosi, sono sicuramente l’arma in più di una squadra che anno dopo anno, e dopo essere passata dal paradiso degli anni di Maradona all’inferno della serie C, è ormai da qualche tempo stabilmente nelle prime posizioni del nostro campionato e tra le protagoniste in Europa e va quindi assolutamente considerato quanto questo indissolubile connubio tra città (o tifosi) e squadra potrà essere protagonista anche nella stagione in corso.

A questo punto vorrei quindi riprendere, e possibilmente estendere, un parziale elenco che avevo già rapidamente citato in un recente scritto pubblicato in questo blog per cercare di capire, alla luce di quanto ad oggi recita la classifica si serie A, chi ruberà l’oro di Napoli?
(ecco, qui parliamo di campionato…).

Napoli e Milano
Per come la vedo io, ed avendo visto qualche partita qua e là, l’Inter è ancora la squadra da battere. Credo sia totalmente inutile tornare, di nuovo, sui grandissimi meriti di Marotta che ha assorbito da par suo l’addio di Conte e di tre delle pedine fondamentali della scorsa stagione, ne hanno già scritto in tanti, in troppi, anche su questo blog, molto bello a riguardo l’articolo del collega blogger “5 Maggio 2002” intitolato “Avere Marotta conta di più”. Ecco, non pretendo di conoscere la verità o di esprimere verità assolute quando pareri personali osservando con discreta attenzione il campo e, per quello che posso capire io tra Lukaku-Lautaro-Sanchez e Lautato-Dzecko-Correa-Sanchez, io punto senza meno su questa nuova situazione. Anche la perdita di Hakimi penso possa ritenersi assorbita, fatico di più a vedere risolta la mancanza di Eriksen ma, nonostante i detrattori sempre all’erta, penso che Inzaghi farà bene e lotterà per il titolo fino alla fine anche perché, e spero di sbagliarmi, le cose sembrerebbero essersi messe maluccio in Champions ed una qualificazione agli ottavi potrebbe risultare difficile a meno di un repentino cambio di passo. Dovesse fallire l’accesso agli ottavi anche quest’anno sarebbe un vero peccato, per contro la discesa verso il secondo titolo potrebbe rivelarsi più dolce ma sono sicuro che i tifosi neroazzurri non ne sarebbero così felici.

Spostandoci “sull’altra sponda del naviglio”, penso sia umano e normale anche per i tifosi del diavolo sperare e credere nel titolo, la stabilità e la credibilità acquisite da Pioli, il grande gruppo, l’apporto (discontinuo) di Ibra dentro e (continuo) fuori dal campo, i rinforzi, la crescita di alcuni giovani, la crescente consapevolezza, il gioco ed i risultati che arrivano anche quando non si gioca al massimo. Ecco, tutto questo autorizza a poter credere in uno scudetto che in casa rossonera manca ormai da troppo tempo per il blasone e la storia di questa società. Eppure, personalmente non credo che il Milan abbia le carte in regola per tagliare il nastro davanti agli altri, non ancora almeno. A mio modestissimo avviso soprattutto il centrocampo dei rossoneri non è all’altezza, Kessie su tutti è stato elevato a giocatore di primissimo piano ma, a parte la grave ingenuità commessa con l’Atletico in Champions, un giocatore di primo piano non può giocare da oltre un mese così male con la scusa delle olimpiadi e di qualche piccolo acciacco. Sicuramente avrà la personalità da “Presidente” ma tecnicamente non è un top player siamo seri, e se sommo gli altri componenti di quel centrocampo fatico davvero a vedere il Milan come la squadra che possa vincere il titolo, ad oggi non vedo all’altezza nemmeno Tonali, nel mio personalissimo giudizio solo Bennacer è un giocatore di livello lì a metà campo. Anche qui come per l’Inter, alla luce dei risultati raccolti finora, una possibile eliminazione dalla Champions potrebbe dare qualche stimolo in più e forze supplementari verso il campionato ma non li vedo vincenti a maggio.

Napoli e Bergamo
Crescita esponenziale, fenomeno calcistico di primo piano ammirato in Italia e in Europa, negli scorsi anni ha pagato l’avvio di stagione con il doppio impegno dei gironi di Champions, se in questa stagione riuscirà a fare meglio soprattutto da qui al giro di boa l’Atalanta potrebbe davvero competere per il titolo, principalmente pensando al rendimento che spesso ha mostrato in primavera. Onestamente io la vedo tra le (due) favorite, mi è sembrata tramortita contro l’Inter e per un pochino ho anche pensato che i neroazzurri di Milano potessero ribadire la propria superiorità ma a conti fatti credo che la Dea abbia mostrato sul campo che non c’è praticamente il divario che si poteva supporre. Sarà un caso ma con Conte in panchina lo scorso anno una partita così sofferta l’Inter la vinse, con un solo tiro in porta ma la vinse. Quest’anno tra episodi, rigori sulla traversa e gol annullati, no. Ripeto, sarà un caso, ma credo che se non succede nulla di clamoroso a Bergamo ci si possa anche permettere di sognare, poi bisogna vedere come procederà il cammino in Champions dove non vedo i bergamaschi andare oltre gli ottavi, i quarti potrebbero essere il massimo traguardo. Vedremo.

Napoli e Roma
I giallorossi hanno dalla loro il fattore Mou, ma penso che lo abbiano già “speso” quasi tutto. La rosa ha molta qualità ma anche le solite ombre soprattutto dietro e, vale un po’ il discorso fatto per il Milan, il centrocampo composto da Veretout e Cristante a coprire tre giocatori di assoluta qualità non mi sembra all’altezza di una squadra che possa competere per il titolo. La Lazio non penso possa nemmeno essere considerata, ha vinto il derby forse meritatamente ma sfruttando più le lacune degli avversari che per propri meriti, Sarri necessita tempo e le roboanti vittorie delle prime giornate sono solo lo specchio del campionato, il divario tra le prime sei-sette e tutte le altre è davvero molto ampio ma da qui a competere per il titolo ce ne passa… mi perdoneranno gli amici romani, di qualunque fede o colore ma non li vedo vincenti, non quest’anno.

Napoli e Torino
Sinceramente fino a poco tempo fa pensavo che Allegri potesse rimettere insieme i cocci del disastro societario compiuto nelle ultime due stagioni abbastanza in fretta e, come ho già scritto parlando di lui direttamente, non darà un gran gioco a questa squadra, non lo ha mai fatto, non lo farà mai, ma ha vinto, tanto, e renderà questa Juve di nuovo credibile e vincente, solo che ci vorrà del tempo e qualche innesto. Totalmente inutile parlare del fatto che la Juve oggi sia o meno squadra, dei gol che prende e dell’affanno che puntualmente arriva a fine partita quando l’avversario cerca di recuperare, questa squadra gioca a trenta metri dalla porta avversaria segna su episodi e spunti dei singoli e come già detto per il Milan e per la Roma non ha un centrocampo all’altezza della situazione. A meno di un cambio di passo che attualmente non vedo, o di miracoli che però a Torino non sono un marchio di fabbrica per le attitudini della città, penso sia il caso di ripassare il prossimo anno, quantomeno per il titolo ma guai a darla per spacciata o battibile senza fatica, chiedere al Chelsea.

Il Napoli…
Ecco, gli azzurri non possono essere considerati una sorpresa e questo scritto ruota intorno a loro perché attualmente sono là in cima e guardano tutti dall’alto del tabellone. Come ho già detto sono anni che fanno bene giocando al top in Italia e facendo piuttosto bene anche in Europa, se proprio vogliamo trovare un difetto penso si possa solo parlare del padre-padrone, il signor Aurelio. A prescindere dal fatto che il buon Carletto prima, e Rino Gattuso poi, non fossero magari le persone adatte a guidare il gruppo nel post Sarri, entrambi hanno manifestato dissidi con la dirigenza, Ancelotti recentemente ha parlato di poca sintonia con la società, Gattuso è superfluo ricordarlo. Ora, a dispetto del titolo che ho scelto e dell’ampio preambolo devo dire che, purtroppo, non credo che questa squadra arriverà in fondo alla stagione in testa alla classifica, e lo dico in maniera così diretta e spregiudicata sperando in realtà di raccogliere il consenso del tifoso scaramantico, questo a mio modo vorrebbe essere un augurio. Ho purtroppo l’impressione che Spalletti non saprà gestire le difficoltà che comunque arriveranno, ogni volta che si presenta un problema non mi sembra che riesca a mantenere la necessaria calma per gestirlo, non siamo mai andati a cena insieme quindi non lo conosco di persona ma questa è l’impressione che mi dà il buon Luciano. Se guardiamo la squadra poi, a differenza di Milan, Juve e Roma, qui vedo un ottimo centrocampo peraltro rinforzato dall’innesto di Anguissa, davvero molto buono. Anche la difesa mi sembra finalmente stabile e abbastanza sicura, personalmente trovo invece un po’ sopravvalutato Osimen. non credo che valga i settanta milioni che si dice sia stato pagato e, a parte la gran facilità di corsa non mi sembra sia il top player che il circo del calcio (o Aurelio) vuol far credere che sia (stesso discorso fatto per Kessie), ma poiché presto o tardi andrà rivenduto...
Ad oggi il Napoli ha raccolto quindici punti giocando bene ma affrontando delle “migliori” solo la Juve in evidente stato comatoso e che quindi, allo stato attuale, migliore non è. Probabilmente, senza due regali clamorosi dei bianconeri oggi il Napoli non avrebbe quindici punti, questo penso sia un fatto?

…e l’oro di Napoli
Spiegato quindi agli amici napoletani il perché non vedo la loro squadra competere per lo scudetto e tranquillo del fatto che tanto è solo l’opinione di un cantastorie appassionato di pallone, spero di sbagliarmi nel pensare che sarà una questione neroazzurra, forse milanese, forse bergamasca e, come sempre, lo capiremo solamente in primavera.

Penso sia superfluo ribadire che i tifosi rossoneri non vedano l’ora di vincere di nuovo dopo tanti anni, che quelli dell’Atalanta vorrebbero vedere la loro squadra fare un salto di qualità più che meritato, che gli interisti appena tornati in cima non ne vogliano sapere di scendere, ed idem per le romane che non vincono ormai da tanto, vale proprio per tutti, ma ad oggi la classifica dice Napoli e a questa bella città, ai suoi tifosi e a questa squadra è dedicata questa storiella, magari il mese prossimo scriverò qualcosa che si intitola “Un americano a Roma”, chi lo sa? Tuttavia, vorrei concludere ripensando alla scelta di questo titolo e ai pensieri che lo hanno ispirato.

Oggi c’è sicuramente un idillio tra squadra, società, tecnico e tifosi, ma quando le cose andranno meno bene di così, e spero onestamente che non succederà o che accadrà il più tardi possibile, questo magnifico luogo che nella pellicola dalla quale ho preso in prestito il titolo è così magnificamente rappresentato con i suoi vicoli e i suoi bassi offrendo uno squarcio della città del dopoguerra attraverso figure tipiche della sua cultura con i loro vizi e le loro virtù, tutti incredibilmente umani e spontanei, ecco questa Napoli dei caffè sospesi e delle meraviglie che ho citato in principio continuerà a sostenere la sua squadra senza se e senza ma. Va da sé che se dovessero alla fine vincere, smentendo le mie scaramantiche previsioni, potrebbero davvero impazzire di gioia come successe ai tempi di Re Diego arrivato anche lui dalla Spagna dove già regnava su Barcellona e non fu nemmeno necessario un Masaniello per combatterlo, ma anche non dovesse accadere li sentirai ancora cantare

Un giorno all'improvviso
Mi innamorai di te
Il cuore mi batteva
Non chiedermi il perché
Il tempo che è passato
Ma sono ancora qua
Ed oggi come allora
Difendo la città
Ale ale ale ,Ale Napoli ale
Ale ale ale ,Ale Napoli ale

E qui finisce anche il racconto del cantastorie, una delle tante speranze che ho disseminato nel testo è quella di non essere frainteso ma anzi, di essere compreso per lo spirito ed i sentimenti che hanno ispirato questa storia, tra calcio e scaramanzia, purtroppo ho sempre un pochino di remore a trattare argomenti che possano essere letti e poi mal interpretati, quello che ho raccontato qui, sullo sfondo dell’argomento calcio, è semplicemente l’oro di Napoli non lo può rubare nessuno, ed è già una gran bella vittoria.