Ci sono sapori e sensazioni che rimangono per sempre nella memoria, dapprima i ricordi tendono a sbiadirsi salvo tornare forti e prepotenti non appena si ricreano le condizioni, non appena ti affacci nuovamente in un luogo che ti è molto familiare ma dove manchi da tanto, che sia la cucina di tua nonna, il posto delle tue vacanze da bambino o la tua scuola elementare. Ne è passato di tempo, eh?

No, oggi non presento una delle mie solite storie, oggi vorrei parlare semplicemente di campionato e di calcio, la cosa più seria tra le meno serie.

E sì, di tempo ne è passato davvero tanto da quando la stagione calcistica iniziava con incertezza, se non reale quantomeno sulla carta o nelle previsioni, da quando poteva succedere che a maggio i campioni di Italia potessero essere il Verona di Bagnoli o la Samp di Boskov. Gli ultimi due lustri poi sono stati quasi totalmente appannaggio della Juve e ci è voluta una grande Inter per mettere la parola fine a questa egemonia.

Nove scudetti consecutivi con tre allenatori differenti e, dispiace davvero tanto al sottoscritto che è sinceramente libero da ogni condizionamento dettato dal tifo o dalla simpatia, continuare sempre e costantemente a leggere le stesse cose da parte di appassionati, tifosi e pseudo-giornalisti, sempre lo stesso ritornello che cerca di sminuire e delegittimare i successi bianconeri. Un conto è lo “sfottò”, spesso fa anche sorridere, un conto è la deriva nemmeno troppo celata che ormai il pensiero e la critica sportiva ha preso nel nostro paese.

Real, United, Bayern e PSG nei paesi di origine non sono simpatici ai più, in Inghilterra negli ultimi anni si sta inserendo anche il Liverpool in questo novero di cordialmente detestate, soprattutto da quando esiste la VAR. Ma, detto che qui da noi la storia e anche la magistratura sia ordinaria che sportiva, hanno comunque sancito condotte illecite dei bianconeri negli anni, e le hanno anche punite, andrebbe anche sottolineato quello che un pochino invidio agli altri paesi dei quali fanno parte queste blasonatissime squadre, ovvero che questo “non amore” si manifesta solamente con l’ironia e gli sfottò, ma poi finisce.

Mi domando se sia possibile che ancora oggi si possa parlare del “gol di Muntari”. È una domanda palesemente retorica, solo ieri ho letto un blog di una persona che comunque, pur non conoscendola direttamente e per quanto possa aver letto della sua storia e della sua vita qui sopra, posso ritenere una persona seria e degna della massima stima. Per quanto lo scritto in questione sia espresso in tono volutamente ironico e risulti nel suo complesso divertente, penso che alla fine rappresenti una volta di più l’espressione di quanto questi episodi non siano mai realmente dimenticati, il blog menzionato non è l’unico esempio, questo benedetto gol di Muntari salta fuori in continuazione, non solo qui nel blog, e sono passati dieci anni. Dieci anni.

Vorrei quindi tornare su un altro episodio, sempre legato alla Juve, ovvero al celebre gol di Koulibaly a Torino nell’Aprile del 2018. Stavo guardando quella partita, ricordo che ho clamorosamente tifato per il Napoli esultando rumorosamente al gol del vantaggio napoletano arrivato allo scadere, mia moglie basita mi chiese, ma da quando tifi per il Napoli…?

No, non tifavo per il Napoli anche se ammetterò di esserne stato appassionato osservatore e ammirato sostenitore negli anni di Re Diego, come tanti, come tutti quelli che amano questo sport e penso che anche gli avversari, anche i milanisti loro massimi antagonisti ai tempi li guardassero con rispetto e ammirazione. Quel giorno del 2018 era il momento per me, tifoso di calcio ma soprattutto sportivo, di vederli vincere, di veder trionfare la squadra che stava esprimendo il gioco migliore della serie A, il famoso gioco di Sarri per il quale il tempo di vincere era maturo ma forse non abbastanza.

Il famoso fattaccio di Muntari avvenne alla venticinquesima giornata della stagione 2011-2012 con il Milan primo in classifica che rimase poi in testa fino alla trentesima, posso essere d’accordo sul grave errore tecnico, la cui malafede credo non sia mai stata tuttavia dimostrata credo, ma aver passato gli ultimi dieci anni a ribadire che questo gol fantasma ha cambiato la storia del campionato (non qui nel blog ma lo fece, per esempio, addirittura Galliani) non è un pochino troppo? Il Napoli di Sarri vinse a Torino alla trentaquattresima con sole quattro gare da giocare, eppure nonostante un calendario “favorevole” non riuscì a scavalcare la Juve, vittima soprattutto delle proprie paure. Come possiamo ancora oggi pensare al gol di Muntari come decisivo quando, dopo quella gara, il Milan lasciò punti a Catania, in casa con la Fiorentina ed il Bologna perdendo poi nettamente anche il derby contro un Inter che chiuse quella stagione al sesto posto? Ma non siete stanchi anche voi che ancora lo ricordate?

Gli episodi, eh gli episodi, sempre a senso unico e alla lunga sono determinanti. Il gol di Muntari, il fallo di Pjanic, il rigore su Ronaldo il fenomeno, altra cosa che riemerge periodicamente e avvelena le vigilie dei big match.

Sia ben chiaro, questa non è un’arringa difensiva o l’invito alla rottamazione delle cartelle esattoriali juventine, lungi da me! Dico semplicemente che, se negli ultimi dieci anni la Juve ha sempre e solo vinto in Italia qualche merito lo ha sicuramente avuto, chi sostiene il contrario sta di fatto delegittimando la splendida stagione scorsa dell’Inter. I fatti, i dati, sono sotto gli occhi di tutti, poi io stesso resto basito e sconcertato di fronte a situazioni come l’esame di italiano di Suarez, come non esserlo, ma è il sommare le situazioni indiscriminatamente che ormai è diventato stucchevole.

Oggi penso sia assolutamente necessario guardare ed andare oltre, si è creata questa sorta di contro-cultura sportiva che è in realtà solo una logica del sospetto, vorrei fare un rapido passo indietro e valutare brevemente il recentissimo confronto della scorsa domenica: primo tempo di grande intensità della Juve, gol immediato in contropiede per una grave ingenuità del Milan, bianconeri sicuramente più brillanti anche per il poco apporto alla propria causa di alcuni degli avversari (Kessie su tutti, poi Saelemaekers e aggiungiamo sicuramente qualche valutazione sbagliata di Pioli nella scelta degli interpreti). Secondo tempo diametralmente opposto, complici alcuni cambi, Milan decisamente più brillante e padrone del gioco. Risultato uno a uno, due o tre occasioni Juve nel primo tempo (gol incluso), due o tre per il Milan nel secondo sicuramente più pulite e lampanti di quelle dei bianconeri nella prima frazione. Il risultato? A mio modestissimo parere giusto, forse Pioli quando dice che la Juve li ha dominati venti minuti aveva l’orologio fermo, e non ha molto di che gioire quanto invece dovrebbe rammaricarsi per aver letteralmente evitato di opporre la necessaria resistenza per un tempo ad un avversario che se non possiamo definire malato dovremmo sicuramente considerare convalescente. Eppure, ho letto qua e là (non in questo spazio in verità) commenti di tifosi rossoneri che evidenziano quanto ingiusta sia stata l’ammonizione rimediata da Tonali in seguito alla spinta ricevuta da Dybala: cosa sarebbe successo a parti invertite...? Ed è solo la miccia che potrebbe innescare la solita logica sospettosa e suddita di una Juve che in realtà attualmente è solo alla ricerca di sé stessa.

Quei commenti, va da sé, hanno ricevuto un mare di like, condivisioni e approvazioni. Ma non è il momento di godersi queste ottime stagioni senza insistere sulle recriminazioni?

Dove voglio arrivare?

Vorrei cercare di capire se in questo paese si possa davvero acquisire una cultura sportiva, faccio realmente fatica a pensare che sia possibile se mi limito ad osservare la superficie della base calcistica italiana.

Qualche esempio.

Sento i miei compagni di squadra parlare del campionato, ognuno dice la sua, qualcuno palesemente esagera, non ci sono juventini ed ovviamente gli epiteti contro di loro si sprecano, sulla chat di WhatsApp non hanno limiti, nello spogliatoio si contengono di più ma, anche il confronto tra rossoneri e neroazzurri, pur restando entro limiti accettabili denota poca lucidità e sportività nei confronti dell’avversario, non da parte di tutti sia chiaro, ma una buona parte di loro sicuramente esagera, a Milano si direbbe “sbraga”.

Passiamo oltre, peggioriamo. Circola il video di uno spettatore, non di un tifoso, che alle spalle di Maignan che fa riscaldamento nel prepartita lo appella con un termine dispregiativo più e più volte, il tutto intervallato da risate sguaiate e bestemmie, credo frutto anche di un probabile stato di alterazione alcolica, come penso di capire dalla sua voce, ma soprattutto di una dosa di ignoranza davvero fuori misura.

Termino con il peggiore degli esempi possibili, tristemente. Ovviamente mi riferisco agli inqualificabili cori del pubblico di Udine, di nuovo, non tifosi questa gente non fa il tifo, fa oggettivamente schifo. Perché augurarsi che il Vesuvio lavi con il fuoco la “popolazione” avversaria non è minimamente accettabile, di più è vergognoso! Se “canti” per parecchi minuti una roba del genere ci sono solo due alternative, o sei uno squilibrato e non ti rendi conto di quello che canti o sei un totale idiota che non si vergogna della gravità di certe parole. Ed è oltretutto assurdo che nel 2021, per episodi del genere, esistano solo ridicole sanzioni pecuniarie alle società per responsabilità oggettiva o, al massimo la chiusura della curva o un paio di partite a porte chiuse. L’Udinese lunedì sera ha preso ben quattro gol sul campo, la rivincita sportiva si è conclusa, tuttavia personalmente le assegnerei anche un punto di penalità, due la volta dopo, poi tre, fino alla squalifica del campo a tempo indeterminato.

Si dice spesso che le società siano ostaggio dei tifosi, ecco iniziamo da qualcosa, facciamo in modo che non lo siano, con qualche punto di penalità e lo stadio chiuso chissà che non ci si metta di impegno per evitare di far entrare qualcuno che allo stadio non merita di starci. Facciamo che chi era seduto in quel settore e non era d’accordo cambi posto, facciamogli terra bruciata e lasciamoli lì, magari illuminando con un fascio di luce tipo teatro i cento o i duecento che hanno voglia di distinguersi per la loro ignoranza. Facciamo che lo spettatore di Torino venga immediatamente segnalato agli stewards e da loro in breve tempo a qualcuno che possa intanto proiettarlo sul maxischermo mentre fa bella mostra di sé stesso, e poi venga accompagnato all’ingresso come indesiderato. Non sarà come vedere due fidanzati che si baciano alle partite di baseball, o un papà con un bambino e la sua sciarpa, ma vedere una scena come questa e sottolineare l’uscita dell’idiota dallo stadio tra gli applausi dei tifosi, ma che valore potrebbe avere?

Chimere, illusioni, come le vogliamo chiamare? Lo so io, penserete che sia demagogia ma io qui non sto cercando il consenso delle masse, probabilmente mi sto isolando…

Siamo questi da troppi anni e in un certo senso stiamo anche peggiorando, non tutti ovviamente, ma c’è una parte di questa nostra società che probabilmente necessita di “queste cose”? Un paio di giorni fa ho letto un altro interessante articolo di un giovane membro di questa community, trattava dell’Ideale Ultras utilizzando parole che in gran parte posso anche dire di capire e condividere. Come ho commentato direttamente sotto il suo pezzo, alcuni concetti come “organizzazione, unione, sacrificio" e anche "spirito di fratellanza e aggregazione” sono certo alimentino molti dei membri di questi gruppi organizzati. Io posso essere d’accordo con lui anche sulla parte relativa ai cori contrari al “politically correct”, non ho paura ad ammettere che guardando il video a cui si riferiva e notando la divertita partecipazione della protagonista ho anche sorriso, quella sì è goliardia e basta, d’altro canto purtroppo una grossa parte della curva nello stadio dove gioca la sua squadra del cuore è andata molto oltre, lui stesso mi ha confermato di essere stato presente allo stadio e che verso la fine si è esagerato. Queste persone però sono tante, non sono un caso isolato e questo tipo di atteggiamento lo tiene volontariamente, questa parte non è goliardia e come dice lui questi atteggiamenti e questi cori terribili, soprattutto verso i tifosi del Napoli, ci sono praticamente ovunque.

Liberarsi principalmente di queste “esagerazioni” sarebbe solo il principio, andrebbe insegnato il rispetto e la cultura sportiva alle nuove generazioni ma non vorrei passasse il messaggio che stia in qualche modo condannando l’ironia di un collega blogger che ho invece solamente preso come spunto, quanto invece il senso unico verso cui è rivolto tale scherno anche se comprendo che, visto dalla parte di chi pensa di subire continui possibili torti, coniare neologismi tipo, ad esempio, “Rubentus” sia considerato solo goliardia, così come dire che se la Juve perde è dovuto “all’assenza di Calvarese in campo”. Lo so, era uno spunto per ridere ed ironizzare ma per come la vedo io era quello sbagliato. Non sarà mai possibile andare oltre se chi potrebbe trasmettere i valori dello sport ancora oggi recrimina, il che è diventato, insieme alla violenza verbale ed al razzismo degli pseudo-tifosi, un’attività preponderante rispetto al buon vecchio e sano tifo, mi viene da sorridere se ripenso alla tribuna di Cittadella popolata quasi prevalentemente da persone anziane che, battendo le mani a tempo, intonano  “Cìtta, Cìtta..” o a quella di Vercelli dove ho vissuto praticamente la stessa scena, solo le incitazioni erano differenti. Ma senza arrivare a questi casi limite, in molti posti c’è del bel tifo si dovrebbe arrivare ad avere solamente quella versione insieme allo spirito sportivo che lo alimenta.

So che quanto ho espresso finora non potrà raccogliere molti consensi, anzi, sono praticamente certo di non raccogliere alcun consenso, ma spero che chi mi leggerà abbia voglia di comprendere il significato nel suo complesso ancor prima delle singole parole che scrivo.

Ero partito dicendo che volevo parlare di calcio ma alla fine non l’ho fatto. Eppure, in questa stagione appena iniziata, dopo le prime giornate, davvero in tanti possono aspirare a diventare campione d’Italia, c’è grande competitività ed incertezza, come non ce n’era più da tanto tempo.

L’Inter ha grosse possibilità di ripetersi, lo stesso Milan ha ampi margini di crescita, la Roma di Mou e l’entusiasmo ritrovato di una piazza, la Juve che non si può ancora dare per spacciata, l’Atalanta che punta anno dopo anno a migliorarsi e che potrebbe arrivare ad un vero e proprio miracolo sportivo, il Napoli reduce da quattro vittorie in altrettante partite ed una più che convincente vittoria su un campo molto più che ostico.

E allora, che ognuno punti al massimo perché è possibile che una qualunque di queste squadre possa vincere ma per farlo, e per farlo tutti, bisognerebbe finalmente essere liberi da cattivi pensieri, brutti ricordi, recriminazioni, sospetti e atteggiamenti razzisti o antisportivi così resterebbero solamente, e di nuovo, quei buoni sapori del passato, quelli della cucina della nonna quando le partite si sentivano solo alla radio con le voci di Sandro Ciotti, di Enrico Ameri e di Riccardo Cucchi, solo così saremo davvero liberi di sognare.

L’alternativa è rimetterci a parlare del gol di Turone, per sempre.