L’hai fatto di nuovo Josè… quante volte ti ho detto che devi smetterla di essere così dispettoso, dovresti studiare e non fare il discolo, non puoi sempre scatenare il pandemonio ogni volta che non vuoi fare un compito in classe e dai!! Sono una maestra anche io che figura mi fai fare con i colleghi?
Mamma, se non faccio così niente titùlo di studio quest’anno, in certe materie mi serve almeno un pareggio...

Ovviamente sto semplicemente ironizzando ma posso solo immaginarlo così il Josè bambino che parla con la mamma insegnante, schietto e furbo. Da sempre.
E non fa apposta, questo è il suo metodo, il suo “stile”, poi potrà piacere oppure no ma è un vero e proprio marchio di fabbrica, ogni volta che si fa finta che non sia così, chiunque usi contro di lui questo suo modo comunicativo ed attui una qualunque reazione questa viene messa in atto solo per diminuirne forza ed impatto, si fa presto a dire che è “bollito” se lo pensate davvero perché continuate tutti a parlare di lui? Vi fa rabbia che un importante gruppo americano abbia puntato su un bollito, non lo comprendete, cosa altro?

Uno, due, tre, quattro…nove e dieci. Scorro la home page di VxL, negli ultimi dieci giorni un eguale numero di articoli, pezzi o pensieri su José Mário dos Santos Mourinho Félix, l’ultimo in ordine cronologico del collega Ciccio Indi che senza mezzi termini chiosa, in conclusione del suo pensiero, che lo “Special One” non esiste più. Eppure, non appena Josè inizia ad agitare le acque, a smuovere il terreno, comincia anche la catalizzazione dell’attenzione mediatica a qualunque livello, dalla maggiore testata sportiva fino all’ultimo appassionato del bar, tutti conoscono Mourinho, tantissimi ne parlano, dal collega blogger Ciccio fino a Paolo Condò o a Zednek Zeman. Magari è vero, non sarà più “special” ma la sua rete riesce a dipanarla ancora bene e, quando la tira su, di pescato ce n’è davvero tanto cari miei.
Perché Josè ha accettato la sfida di Roma, per i soldi? Perché gli hanno proposto tre lunghissimi anni di contratto? No, non credo proprio, ma allora perché?
Perché Josè ha davvero tanto bisogno di sentirsi vivo e di creare queste situazioni, lo ricordate dopo l’esonero al Chelsea e prima di accasarsi allo United quando lo intervistavano e diceva triste di voler tornare sul campo? E sapete una cosa? Quello che fa bene lui può farlo solo qui, Roma poi è l’apoteosi per uno così, lo ha sempre saputo ed immaginato ed il giorno che è sbarcato a Fiumicino si è reso conto di aver fatto centro, folla in visibilio ai lati della strada ripresa da dentro il taxi, folla festante e cori tutti per lui davanti a Trigoria e poi il murales con la Vespa e la sciarpona giallorossa a Testaccio e lui, guarda caso, da lì a due giorni viene ripreso a circolare per Trigoria, dove è in quarantena, proprio con una Vespa bianca come quella del murales. Niente, ma veramente niente di quello che fa è casuale.
Niente!

La squadra è, a grandi linee, quella che aveva a disposizione Fonseca. Non ha più Dzeko ma ha Abraham, sono andati via Bruno Peres e Juan Jesus e sono arrivati Shomurodov e Viña, giocatore più, giocatore meno. E la Roma è partita forte, prime tre giornate in testa e poi “crollo” dal quarto posto, in seguito alla sconfitta di Verona, fino al sesto del post Venezia. Ora, ci sono giornalisti che dicono cose tipo “non mi piace fare paragoni con Fonseca…” mentre in realtà li stanno già facendo, uno l’ho sentito a Sky Sport il giorno della sconfitta a Venezia, uno che ritengo anche bravo, quantomeno per le “storie” che la nota emittente ogni tanto trasmette. Ma caro mio, ma come ci si può imbarcare in un paragone tra stagioni, senza contare che i paragoni sul campo non valgono davvero nulla…? Diverse le rose, diversi gli avversari, diversi i campionati e le condizioni esterne, le competizioni alle quali si partecipa, gli infortuni, tutto! Che senso ha, mi domando, dire che non mi piace fare paragoni e poi affermare, “la Roma a questo punto della stagione aveva quattro punti in più al netto della sconfitta a tavolino alla prima giornata…” non vi rendete conto di quanto siete assurdi? Allora dovreste anche ricordare che aveva perso 4-0 a Napoli e che delle prime, con lo stesso numero di giornate, ne aveva incontrate solo tre pareggiando con Juve e Milan e rimediando l’appena menzionata “scoppola” al San Paolo.

E allora vi chiedo, siete più ridicoli voi oppure lui che continua, imperterrito, ad agitare le acque? Siete più “bolliti” voi, seduti sullo scranno della verità in uno studio televisivo, bolsi e piatti come un qualunque opinionista da TV locale che fa audience solo urlando, oppure lui che durante la partita si agita, si dimena ed è tarantolato come se stesse giocando? Io sono un semplice appassionato di calcio, mi interessa il gioco e quello che avviene sul campo e attorno ad esso, ripeto spesso che la fortuna di non avere opinioni “viziate” dal tifo mi consente di poter osservare senza pregiudizio, vado a simpatia, mi piace chi gioca bene ma amo anche chi rompe gli schemi, amo chi mette passione in quello che fa e a questi giornalisti, ad ognuno di loro, penso si addica la risposta che Josè ha dato ad uno di loro nella conferenza stampa pre-Venezia:
“Tu vieni qui a tutte le conferenze stampa ma o sei molto intelligente e vuoi passare per uno che non lo è o non sei intelligente, voglio pensare che ti piace far finta di non esserlo”
Ecco, ci sono società che hanno assunto, di nuovo, allenatori come Mazzarri, personaggio anacronistico e personalmente penso anche poco capace, nell’ultima gara di campionato ha camuffato la squadra con uno schema anni Cinquanta, tutti dietro con Joao Pedro da solo davanti a tentare il miracolo. Ci sono società che ogni volta che cacciano l’allenatore sondano Iachini, uno che può essere ricordato solamente per il cappello nel quale entrerebbero almeno tre teste, e noi siamo qui a parlare di Mourinho che in ogni partita schiera dietro ad una punta centrale altri tre giocatori offensivi di qualità.
Certo, non si può prescindere dall’osservazione dei dati, la classifica dice che oggi la Roma occupa la sesta posizione in campionato e che nelle ultime due gare di Conference League ha fatto una figura barbina con gli sconosciuti norvegesi del Bodø/Glimt, ma non si può nemmeno far finta di non vedere le cose nella sua totalità.
La sconfitta di Verona è stata il primo campanello d’allarme ma parliamo comunque di un avversario che, a seguito della rivoluzione Tudor, leggi aggressività ai massimi livelli senza fronzoli, ha messo sotto dopo i giallorossi anche la Lazio e la Juve ed ha infine fermato la capolista Napoli in casa sua. Nel derby poi la Roma ha perso contro una Lazio totalmente volta al contropiede probabilmente non meritando la sconfitta finale, quindi è arrivata, a mio modestissimo avviso, la vera sliding door del campionato giallorosso, il rigore di Torino con la Juve.
Vogliamo essere onesti e sinceri fino in fondo? I tifosi del Milan sono dieci anni, dieci, che parlano del gol-non-gol di Muntari, quelli dell’Inter da oltre venti del contatto tra Ronaldo (il fenomeno) e Mark Iuliano e oggi, qualcuno ancora si sorprende se Josè ha ripreso la grancassa e si è rimesso a batterci sopra dopo che un arbitro scarso ha fermato il gioco per assegnare un rigore assurdo un secondo prima che un suo giocatore segnasse un gol pesantissimo? Quella sera la Roma avrebbe meritato anche più di un punto contro una Juve schiacciata davanti alla propria area, la settimana dopo ha giocato alla pari con la prima della classe ed avrebbe anche potuto vincerla, poi è arrivata la doccia gelata per una volta non scozzese ma norvegese.
Ma Josè non ha iniziato quel giorno a lamentarsi della rosa. Velatamente, costantemente, come una goccia nel lavandino lo ha fatto da subito. Continuamente.
Sono felice del lavoro di Tiago Pinto e di quello che mi ha dato la società, ma manca qualcosa.
Se guardo la panchina della Juve (o del Milan o del Napoli o del…) e poi mi giro e guardo la mia non è uguale, noi lì abbiamo Calafiori…

Josè non ha iniziato oggi a far girare sempre e solo i soliti tredici o quattordici giocatori, lo ha sempre fatto, persino nella trionfale stagione del triplete con l’Inter e non lo fa solamente lui, lo fanno quasi tutti anche il super vincente Antonio Conte o Spalletti e Jurgen Klopp, ma è il metodo comunicativo di Mourinho che a differenza degli altri ai più non piace e che, quando mancano i risultati, finisce puntualmente sotto accusa, la differenza è che lui non dispone dei migliori. La gestione dei cinque epurati post Norvegia ha scatenato un putiferio, chiunque si è sentito in dovere di schierarsi a favore dei poveri malcapitati finiti ripetutamente in tribuna, magari anche sottolineando che la débâcle è maturata nel momento in cui sono entrati alcuni dei titolari quindi cercando di scagionarli senza vedere il reale obiettivo di Mou. Tutto fa parte di una precisa strategia, tanto le reiterate tribune quanto il martellamento sistematico, che ora è in realtà diventato più un dico non dico, sui singoli episodi che stanno influendo sui risultati della sua squadra e sulla mancata profondità della rosa.

Signori miei, questo metodo comunicativo è ancora oggi la sua principale risorsa e far finta che queste cose non facciano parte del mondo del calcio da sempre significa essere in assoluta e totale malafede. Senza dover nemmeno troppo sollecitare la memoria penso al più grande di tutti, Diego Armando Maradona che a ridosso di un match epocale con il Milan fece proclami sul fatto che non volesse vedere una sola bandiera del Milan al San Paolo (lui disse vandiera, con la v, cercatelo se vi va), oppure il giorno che cercò di orientare i tifosi di Napoli verso la sua nazionale nella celebre semifinale del mondiale contro la sua Argentina. Lo fa regolarmente il Cholo Simeone, siamo arrivati a vedere i tifosi inglesi (quelli famosi per il fair play) organizzarsi per disturbare il sonno degli azzurri prima della finale di Wembley, non sono pochi gli esempi di chi arringa la folla in contesti dove il tifo e la spinta del pubblico possono dare una grossa mano e mi fa sorridere quando sento gente che parla di stile in un mondo come questo, significa che in un campo di calcio non ci siete davvero mai entrati, chiunque se “vive la partita” può perdere le staffe, volete un esempio? L’attuale mister del Milan, persona che stimo enormemente per le qualità umane ed anche professionali, è palesemente quello che viene definito un “signore”, tuttavia mi sovviene un episodio della scorsa stagione quando, appena eliminato dallo United a San Siro in Europa League, a microfoni aperti ed a favore di telecamera, il secondo di Solskjær gli si avvicinò tendendogli la mano e dicendo “good team”. Il nostro, rifiutando la stretta, gli rispose in maniera molto più che colorita, mandandolo palesemente a quel paese in eurovisione e continuando a ripetere good team, good team, tua sorella good team…”. Beh, Mourinho non ha né il carattere e nemmeno la pacatezza di Pioli, lui questa attività di rottura la fa proprio di mestiere eppure, sono sicuro, non lo avrete mai una volta sentito rivolgersi in maniera volgare o pesante nei confronti di un allenatore avversario, anzi… così ad occhio penso che, al di là delle rivalità, siano molti di più i colleghi con i quali ha stabilito un rapporto di simpatia che gli “altri”, quelli con cui è in netto contrasto e, se ci penso, una delle cose più belle che mi sovvengono è un episodio raccontato da Claudio Ranieri relativo al suo esonero dal Leicester la stagione dopo il miracolo del titolo in Premier. Quel giorno, durante la sua conferenza stampa di commiato, mischiato con i giornalisti e con indosso una maglietta con le iniziali di Ranieri c’era proprio Josè Mourinho, lui e nessun altro, lui a dimostrare solidarietà ad un collega che stava palesemente subendo un’ingiustizia sportiva.

Chi è José Mário dos Santos Mourinho Félix quello dei ragazzi in tribuna o quello seduto nella press room del King Power Stadium? Quello che durante l’ultimo Roma Milan si volta e scatta come un pazzo verso il tunnel degli spogliatoi o quello che nel post-partita chiede di aspettare a congedarlo perché vuole che Francesco Guidolin gli spieghi perché la Roma che ha giocato col Napoli gli è piaciuta di più di quella che ha perso con la Juve sottolineando che la sua analisi lo interessa davvero? O ancora, quello che si presenta ormai da qualche settimana davanti ai microfoni e non parla se non addirittura va via immediatamente o quello che con un sorriso che va da guancia a guancia vede il suo prossimo rivale e gli urla “Spalletttooone… lei vuoi vincere tutte...?
Josè è tutte queste persone, lui vuole arrivare al risultato finale con qualunque mezzo, dovesse anche essere parcheggiare un pullman davanti alla porta del Camp Nou, la sua non era la squadra più forte allora, quel Barcellona gli era superiore ma lui vinse, eccome se vinse. Quando giochi ad alto livello gli episodi ci sono sempre, si lamentò il Barca all’andata poteva farlo Mou dopo l’assurda espulsione di Thiago Motta al ritorno, lui ne ha fatto una professione e quel giorno culminò con la corsa sotto lo spicchio dei tifosi nerazzurri arrivati in Catalogna, scatenando l’ira dei tifosi blaugrana. Si, lui è sempre stato così, lui sarà sempre così.

Il calcio non ha memoria, un giorno sei un fenomeno un altro il peggior giocatore o allenatore che abbia mai calcato un campo di calcio, Allegri ha vinto ma non è bravo, Conte vince ma ancora oggi sta scommettendo su sé stesso e con il Tottenham dovrà dimostrare se è bravo davvero o se ha sempre e solo vinto perché aveva le squadre più forti, Ancelotti è anche lui “bollito” come Josè e poco importa se ha vinto un mazzo di Champions e campionati ovunque, gli esempi si sprecano. Solo Klopp e Guardiola sembrano per il momento ancora immuni a questa regola e poco importa se il primo, che in realtà come personaggio ammiro davvero tantissimo e come allenatore comunque mi piace, ha avuto a disposizione i giocatori migliori possibili e in questo lasso di tempo ha vinto “solo” una Premier ed una Champions, ed il secondo ha avuto anche più giocatori di qualità del primo e non ne ha vinta nemmeno una. Uno ha a disposizione un tridente da favola e due rincalzi di primo piano, l’altro ha così tanti giocatori di qualità in rosa che può permettersi addirittura di non schierarlo proprio il centravanti, eppure il primo imposta le partite sull’intensità agonistica e spesso e volentieri le sblocca con i rinvii di Allison per Salah, il secondo con questo gioco asfissiante che gli permette di arrivare in porta con la palla ma che oggettivamente è lo stesso gioco da ormai dieci anni, mi domando riflettendo sulle critiche a Josè (o ad Allegri) se Pep invece si sia aggiornato o se abbia sempre e comunque i giocatori migliori, è un dubbio lecito il mio? C’è da chiedersi perché facciano sempre più rumore gli esoneri di Josè piuttosto che i mancati successi degli altri, alla fine vince sempre e solo uno e a quanto mi risulta il palmares di Josè dice che lui ha vinto, e tanto. Perché soffermarsi solo sugli esoneri di United e Tottenham con due rose assolutamente inferiori a quelle dei due avversari appena citati e dimenticarsi per esempio che l’ultimo trofeo dei Reds lo ha vinto lui? Le due squadre a sua disposizione non erano davvero un granché e purtroppo per lui, ma questo lo ha sempre saputo, in Inghilterra il suo “stile comunicativo” non ha né la portata e nemmeno il riscontro che ha qui da noi.
Roma, LA Roma? Niente di meglio, la città eterna, sponda giallorossa, è il suo habitat naturale!
E' davvero tanto tempo che non vado a Roma ma i tifosi giallorossi che conosco io sono “malati” per la loro squadra, ricordo il tragitto in taxi da Fiumicino con la radio accesa e una qualunque trasmissione che parlava costantemente dei giallorossi, interventi telefonici al limite del patologico ma quanto amore c’è dietro questi tifosi? Josè lo sapeva anche prima di arrivare, come ho già ricordato lo ha visto con i suoi occhi il giorno che è sbarcato, ha chiesto e infine preteso che il loro meraviglioso inno cantato a squarciagola in un’atmosfera surreale venisse suonato più avanti quando i giocatori, e non solo i suoi, erano già sul campo e non ancora negli spogliatoi, rendendolo di fatto non più un mero spettacolo televisivo ma la carica del generale Custer! Fa tutto parte della scena, del contesto di Josè e, se ascoltate bene, sotto le voci dei tifosi, a ritmo, si sente rimbombare anche la sua grancassa.
Josè non ha diviso i suoi tifosi, nemmeno ora che i risultati latitano, al contrario, per dirla con un termine da giovani che personalmente detesto ma che rende l’idea li ha fomentati, li ha ancora di più uniti.
Una volta si diceva che l’allenatore non contasse o che influisse sui risultati solo se scarso, ora fateci caso si parla quasi solo di loro e molto meno dei giocatori perché campioni non ce ne sono quasi più, ci si è gravemente uniformati verso il basso, quelli che si definiscono “top player” sono veramente pochi e li hanno solo le squadre migliori, la Roma praticamente non ne ha seppur possa contare su qualche calciatore di assoluto livello e allora conta tanto quello che possono dare tutti insieme come gruppo e questo è quello che sta facendo Mou, se credete che abbia già “fatto fuori Mkhitaryan come a Manchester” vi sbagliate, se pensate che abbia bruciato i ragazzini dopo Bodø vi sbagliate. Sta urlando a gran voce che non bisogna mollare, sta scuotendo un ambiente che ha sempre, per troppa passione, fagocitato la squadra e tutto quello che gli gira attorno, Josè lo sapeva ed è arrivato carico come una molla, è partito tranquillo ma era ed è pronto alla sua solita battaglia. Nessuno pensava e sperava che potesse vincere quest’anno e chi crede che non porterà a termine i suoi tre anni di contratto si sbaglia, sta mettendo le basi per la sua personale “guerra” e quella, si sa, non si gioca mai solo sul campo.

Nonostante tutto, ad oggi, ha incontrato cinque delle prime otto in classifica (che poi sono solo sette se escludiamo la stessa Roma), ha battuto la Fiorentina, pareggiato con il Napoli e perso immeritatamente con Juve e Lazio, forse l’unica partita approcciata male e giocata peggio delle altre è stata quella con il Milan dove, va detto, alcuni episodi sia a favore che sfavore hanno comunque influito sul risultato finale. Il finimondo è partito dopo Venezia e solo chi non ha visto la partita può pensare che la Roma meritasse di perdere ed ancora una volta troppi episodi controversi, praticamente tutti a sfavore, hanno influito sul risultato. Sia ben chiaro, non sono qui a perorare la causa di un personaggio che non alcun bisogno del mio sostegno e tantomeno giustifico le polemiche sui singoli episodi, sto solo cercando di ricordare che qualunque cosa stia succedendo con la squadra, con i tifosi, con i giornalisti, ecco…non è casuale.

Concluderei con un banale e provocatorio suggerimento diretto al mister: Josè… se Staffelli dovesse tornare non ti sottrarre e prendilo quel tapiro, tu sei già parte dello show, fa parte del tuo modo di essere e poi, continua a suonare la tua grancassa. Il giorno che non potrai più sedere su una panchina o correrci davanti come un matto potresti sempre presentarti ai casting di un talent musicale e, suonando il tuo strumento con foga, polemizzare con il giudice di turno che dovesse dirti “per me è NO”. Sarebbe il tuo destino anche se dovessi suonare meglio di tutti, ma sono quasi certo che il pubblico impazzirebbe per te, nessuno escluso.