Quando io ed i miei fratelli eravamo piccoli, ma già abbastanza grandi da aver scoperto che purtroppo babbo Natale non esisteva, chiedemmo a papà di comprarci il subbuteo.

Immagino che questa parola evochi in alcuni ricordi lontani, erano tempi in cui alla radio passavano “I Like Chopin” di Gazebo e “Vamos alla Playa” dei Righeira, i ragazzi iniziavano ad impazzire per gli “Swatch” ed un giudice fece ingiustamente arrestare il conduttore di Portobello per le rivelazioni di un pentito, i bambini di allora per poter giocare ad un qualcosa che fosse in qualche modo un po’ “futuristico” potevano al massimo andare al bar e mettersi davanti ad un variopinto mobiletto alto e stretto con uno schermo monocromatico integrato e dei pulsanti colorati da pigiare furiosamente mentre gli amici alle spalle facevano saltellare le monete sul palmo della mano in attesa del proprio turno. Qualcun altro più fortunato invece, poteva collegare alla TV di casa una “console” grande come un videoregistratore e visualizzare due barre perpendicolari bianche ai lati dello schermo grigio che, andando su e giù, colpivano un cursore piatto il quale rimbalzando sul lato alto e quello basso dello schermo arrivava dalla parte opposta e, se non riuscivi a rimandarlo indietro, perdevi il punto.

Biiip… Biiip… Biiip…biiippp… punto!!
Quel Natale papà girò come un matto alla ricerca di questo benedetto Subbuteo e alla fine, soprattutto grazie a quello schiacciasassi di mamma, lo trovò in un bellissimo negozio di giocattoli della periferia sud, purtroppo ne avevano solo una versione piuttosto grande e abbastanza costosa, solo oggi ripensando a quel giorno posso rendermi conto di quanto grande fu il sacrificio che fece per renderci felici. Fu comunque un acquisto che non andò sprecato e che ci accompagnò per lungo tempo, anzi, parte del contenuto di quella grossa scatola, dopo più di quarant’anni, è ancora in possesso di mio fratello.
Ed anno dopo anno, quel gioco, diventò sempre più appassionante.
All’inizio mettevamo il celebre panno verde sul pavimento, oppure su un normalissimo tavolo con le porte non fissate quindi, quando si tirava, queste volavano via a seguito del movimento esercitato sulla stanghetta del portiere. Poi crescendo riuscimmo, sempre con l’aiuto dello schiacciasassi, a farci tagliare da un falegname vicino casa un’asse rettangolare di legno grezzo abbastanza grande da poterci lasciare il panno fissato con le puntine, per poi poterla riporre in ripostiglio pronta per essere usata. Le vacanze di Natale, quando non si poteva andare a giocare sul campo vero, le passavamo con interminabili tornei di subbuteo che si concludevano solamente di notte nello stesso momento in cui si esauriva la pazienza di papà che non poteva dormire per il casino che facevamo.

Rapido cambio di scena, salto in avanti di qualche anno, la radio ha continuato a suonare canzoni, le “musicassette” ed i vinili però avevano lasciato il passo ai CD.
Ovviamente con il passare del tempo, crescendo, il subbuteo a differenza del calcio giocato perse però di appeal e rimase sempre più a lungo nel ripostiglio della casa dove siamo cresciuti fino a non uscirne praticamente più. Negli anni ho conosciuto altri ragazzi che lo avevano posseduto e che ci avevano giocato restando a volte sorpreso dalle diverse interpretazioni che avevamo dato alle regole e dai differenti “stili” con cui ognuno di noi si era sempre espresso. Tra tutti, scoprii che era tra le passioni giovanili di uno degli amici che con me hanno condiviso tantissimo tempo dopo la fine delle scuole superiori, il mio gruppo, una volta si diceva compagnia, a volte condivideva tempo e spazio nei fine settimana in una bella zona turistica della mia regione, allora alla radio impazzava Hanno ucciso l’Uomo Ragno degli 883, era l’alba della stagione di “Mani Pulite”.
Mi ritrovai in una di quelle occasioni a parlare una sera con questo amico dei nostri trascorsi con il subbuteo ed in seguito ci portammo dietro qualcuno dei nostri “pezzi” e dei nostri ricordi di gioventù arrivando poi ad “imporlo”, loro malgrado, anche agli altri membri del gruppo che finirono per sorbirsi le nostre partite ad orari improbabili con il campanello del forno a scandire la fine dei tempi di gioco, non c’era più mio papà ad implorarci di lasciarlo dormire ma la sensazione era più o meno la stessa. Quello che allora non sapevo, ma che avrei comunque potuto immaginare confrontando i “pezzi” che si era portato lui con i miei, è che Giova65 nel giro di qualche anno sarebbe diventato uno dei più bravi miniaturisti di questo paese, anzi, recentemente ho visto su YouTube il video di una trasmissione locale andata in onda su TV Genova dove il personaggio intervistato, anche lui pittore di miniature, lo definisce “il miglior pittore del mondo”!! (ovviamente di miniature, ca va sans dire…)

Come capita a tanti amici nel corso della vita, negli ultimi anni la frequentazione di Giovanni si è un pochino diluita, ci sentiamo ogni tanto quello sì e qualche volta ci siamo trovati con il gruppo per la classica pizza. Lui in verità, ad un certo punto, ha iniziato a raccontarci di questa passione che lo rapì da ragazzino e tornò prepotentemente dopo i quaranta e, adesso che sono passati ormai diversi anni da quando ha ripreso, ogni tanto condivide con noi qualche foto o qualche articolo di giornale, oppure video di trasmissioni nei quali appare qualche lavoro in cui è stato coinvolto, come quando per esempio Gianluca Vialli presentò su History Channel, prima del mondiale del 2018, History of Football una maratona di due settimane in cui narrò la storia dei mondiali di calcio iniziando da Mexico ’70 ed Argentina ’78 raccontando i retroscena delle dittature militari ed i sanguinosi colpi di stato che facevano da sfondo alle spalle delle nazionali vincenti e dei loro simboli, il Brasile di Pelè e l’Argentina di Mario Kempes. Ecco, se riuscite a trovare qualche immagine di quel documentario, Vialli racconta la sua storia davanti ad un meraviglioso stadio di Subbuteo e le miniature dei giocatori che prende tra le dita durante il racconto le ha fatte proprio Giovanni.

Due centimetri e mezzo totali, il viso della miniatura è di soli 4 millimetri, quasi al termine del video di Tele Genova l’ospite della trasmissione tiene tra le dita una di queste miniature solo per rendere l’idea delle dimensioni, rendetevi conto che ci sono persone che sbavano e si pitturano le dita mettendosi lo smalto sulle unghie o che ti pitturano casa macchiando tutto e, con questo metro di giudizio, pensate a qualcuno che disegna il volto di Ibra, Baggio o Sivori su una superfice di quattro millimetri!
Certo, Giova65 mette degli occhiali speciali per ingrandire quello che sta dipingendo, ne esistono appositi da modellista ma i suoi sono più “sofisticati” li usano prevalentemente dentisti e chirurghi, lui non è un medico e mai mi permetterei di paragonare la precisione e la mano ferma di qualcuno che con un paio di occhiali simili salva la vita ad una persona, questo però è un blog di calcio e a me piace appunto raccontare le storie di chi ha passione per questo meraviglioso gioco e tutto quello che gli gira intorno, la passione

Anni fa lo guardai ammirato dipingere qualcosa, ora che nel frattempo si è persino evoluto posso solo immaginarlo mentre “stucca” la fascia sul braccio di Boniperti o “scava” col pennello le guance di Sivori illuminato solamente dalla luce fioca della sua lampada da tavolo, dentro lo anima lo stesso spirito che ho io quando esco nelle sere di Dicembre sul campo freddo chiuso dentro la mia maglia termica, o quando sono qui a scrivere la sua storia mentre buona parte del mondo nel nostro emisfero là fuori già dorme, la sua è una grande passione quanto lo è la mia di giocare o quanto lo è quella di chi viene qui a scrivere le proprie storie e, raccontare e raccontarsi, lo fa stare bene come fa felice me ora essere qui a scriverlo per qualcuno che avrà voglia di leggere questa storia. So che Giovanni non è ancora riuscito a costruirsi un laboratorio tutto suo e allora si è ritagliato un angolo in casa con un piccolo tavolo da lavoro dove si dedica a questa passione, completare una squadra può richiedere a volte sessanta altre volte cento ore da trovare nel proprio tempo libero, cento ore di tempo libero sono davvero tante, significano mesi di impegno e dedizione.
Negli anni gli è stato chiesto di tenere corsi e dimostrazioni di pittura, nella foto in alto lo si può anche vedere contornato da bambini rapiti dalla sua maestria ed anche da adulti nella foto con i suoi occhiali speciali, ha partecipato a mostre e concorsi di figurinisti e modellisti, ho scoperto che esiste un mondiale e che si tiene ogni tre anni, si sarebbe dovuto svolgere ad Eindhoven nel 2020 ma è ovviamente saltato. Lui però ad un mondiale c’è già stato, nel 2014, dove insieme al suo amico Luciano dipinsero le miniature che Sport Week utilizzò per presentare il mondiale in Brasile e, con grande sorpresa di entrambi, vinsero la medaglia d’oro. Eh già, Giova65 è davvero un campione del mondo.

Potrei star qui a raccontarvi per ore di questa passione ma sarebbero solo parole e allora vi invito a guardare le foto, ad osservare il dettaglio della nazionale azzurra campione d’Europa, il viso di Donnarumma, la ginocchiera di Verratti e le stampelle di Spinazzola, guardate Gianni Rivera il giorno che sollevò il pallone d’oro a San Siro, il Cagliari campione d’Italia, il Brasile del 1982 con Zico e Valdir Peres, il divin codino con la maglia del Bologna e della Nazionale, l’Olanda del 1974, la Francia di Platini campione d’Europa, il Verona di Bagnoli e il Toro di Gigi Radice. Giovanni è un vero appassionato di calcio, a chi potrebbe venire in mente di riprodurre Vito Chimenti con la maglia del Palermo o Charles Puyol…? Ho in verità un piccolo rammarico, aver dovuto tagliare e drasticamente ridurre la qualità delle immagini per farle entrare nella copertina, perdendo ovviamente dettagli importanti. Chi mi legge lo sa, a me piace tanto raccontare le storie, è una cosa che ho ripetuto spesso, in questo caso però penso non ci siano parole che possano spiegare cosa significhi una passione come questa se non delle immagini, potrei cercare di descrivere anche minuziosamente il miracolo che ogni volta esce dalle mani del mio amico Giova65, ma non arriverei mai a darvene un’idea fedele e allora qualcuno di questi piccoli capolavori lo trovate, purtroppo sgranato, nella fotografia a corredo di questo personale tributo, qualcos’altro ancora è all’interno del servizio di Tele Genova che trovate nel video qui sotto ma basta anche solo scrivere il nickname di questo bravissimo artista nella barra di Google per trovarne un’infinità ad una qualità sicuramente migliore di quella che posso offrirvi qui.
Il tempo, una ricchezza importante per qualunque persona, scorre inesorabile cambiando mode, tendenze, costumi. Oggi alla radio può ancora capitare di sentire I like Chopin ma è molto più facile che passino del rap oppure la trap, anzi forse nemmeno più alla radio perché la musica oggi si ascolta prevalentemente “on demand” su Spotify o in streaming, i ragazzi postano video su Instagram e su Tik Tok, AL subbuteo non si gioca più perché anche se non hai la PS4, o la 5, basta un telefono cellulare per essere mille anni avanti alla console dei bip bip ed una cosa così vecchia e manuale necessita di tanta, tantissima passione, e ovviamente pazienza.

Quella pazienza che Giova65 ha da quando era solo un ragazzo e le miniature le poteva dipingere anche senza gli occhiali speciali, il talento faceva il resto e quello non se ne andrà mai.