Con grande disappunto del principale commentatore della Rosea, che la definisce sostanzialmente la più brutta partita dell'anno, penso invece che abbiamo visto finora la più bella partita di calcio dell'anno. Dove le due squadre hanno concesso poco o niente, essendo questa la essenza di una sfida sportiva e non di una esibizione oppure di uno spettacolo.
La Juve offre una occasione e mezza e l'Inter una sola. Confondere il basket della NBA con le esibizioni dei Globetrotters, è un ragionamento figlio della tendenza “modernista” che vede il calcio come una esibizione di forza offensiva. Non esiste il calcio antico o moderno, a mio modesto avviso, che lo seguo da oltre 70 anni. Esiste il modo di superare l'avversario soprattutto quando lo si ritenga superiore. Ma ormai appartengo ad un'epoca giurassica e forse ad un modo di vedere una partita non più attuale. E parimenti esiste il modo, di chi si sente superiore, di non sottovalutare l'avversario. Questo al di là delle schermaglie verbali prepartita.
La Juve è inferiore all'Inter e sa di esserlo ed è questa l'intelligenza di Allegri. Ed è esattamente tradotta sul campo l'applicazione rigorosa di questo basilare concetto che fa la fotografia tecnica e agonistica della partita tra le due attuali indiscutibili prime della classe che ieri si sono affrontate senza vincitori e né vinti come tra Juve e Inter di ieri sera. Un 1 a 1 che avrebbe potuto essere uno zero a zero, tra un domatore che teneva a bada una fiera e la stessa che cercava di interpretarne i movimenti cercando di azzannare dove era possibile.
In questa metafora l'Inter è sicuramente il domatore e la Juve la fiera. Il movimento di Vlahovic coglie impreparato oppure lento il domatore nei suoi movimenti a lungo studiati e sempre ripetuti alla perfezione e con velocità fulminea innesca e poi va a concludere un gol straordinario in velocità, potenza e precisione con l'aiuto di Chiesa e il domatore non può che tamponarsi la ferita inferta in maniera inaspettata e causa di una piccola sbavatura nei suoi rigorosi movimenti. Il serbo strappa di rabbia, quasi ferocemente, la palla a Dumfries, compie ampie falcate e poggia su Chiesa che in movimento vertiginoso la restituisce di precisione per un gol fulmineo come un lampo. E' una azzannata veloce, letale, e la palla gonfia la rete. E parimenti la fiera viene colpita da un movimento che parte quasi di nascosto, addirittura dal nuovo portierone Inter, come una sciabolata che costituisce, in una verticalizzazione vertiginosa e altrettanto rapida, un affondo, al quale non si può opporre resistenza, che dal portiere, viaggia velocissima sulla catena di destra, approfittando di un tocco da schermidore del ritrovato Barella che a sua volta innesca Thuram, corsa irresistibile in stile e controllo del francese, in un duello fantastico da centometrista con Bremer, Pure in lotta furiosa il francese riesce a mettere al centro una palla veloce sulla quale, altrettanto fulmineo si avventa Lautaro per un altro gol dalla luce di un lampo.
Che spettacolo! Questo sì, di tattica e tecnica! Bastano queste sole due azioni, e il loro svolgimento, per rendere una partita di calcio degna di essere vista.
Per il resto la fiera teme le frustate del domatore e si arrocca spesso. Probabilmente Locatelli non è a posto, perché Allegri azzardi Nicolussi che staziona spesso dalle parti di Lautaro quasi in gabbia preventiva. Ma rinforza con Cambiaso a destra, pur essendo in casa, e Kostic assicura sempre ottima copertura difensiva.
Obiettivo primario di Allegri è quello di non lasciar andar via una Inter dominatrice finora a un + 5 difficilmente raggiungibile. Alla tredicesima, quindi a poco più di un terzo del campionato, l'Inter sfodera un parametro, di cui ho già discusso, con una differenza reti di 23 gol e quindi un valore di 1,77. Una mostruosità degna del Sinner di ieri.
Forse l'esteta della Rosea avrebbe preteso un Weah a destra oppure un attacco per fare la fine del Milan nel Derby? Discorsi vecchi che ritornano sempre. Meglio non prenderle o no? 

Arranca Allegri finora con un molto più modesto 0,92 e comunque consistente dietro questa macchina perfetta di calcio costruita da Inzaghi, il vero Guardiola d'Italia. Avrebbe anche potuto vincerla se Thuram non avesse concluso mollemente su un'altra azione letale. Per il resto il soverchiante possesso palla dell'Inter del 66 per cento, dice tutto sull'obiettivo di Inzaghi. Manda i suoi a ripassare i meccanismi quasi automatici e messi ormai a punto nonostante gli interpreti. Passaggi e cambi improvvisi di campo quasi sempre perfetti. E poi modula gli sforzi con sostituti degni dei titolari.
Bastoni rappresenta molto negli schemi nerazzurri perché, oltre che a difendere, agisce in appoggio con ottimo piede sulla sinistra e Acerbi in questo fondamentale, benché avanzi spesso anche lui, gli è inferiore nella qualità delle soluzioni.
A destra uno straordinario Darmian, altra fondamentale riuscita di Inzaghi. Ormai ha qualità ed esperienza per colmare i vuoti importanti di qualunque posizione difensiva. Riscopre un De Vrij ritornato ai fasti laziali e trovatosi pronto dopo anni di presenza di secondo piano.
Nel centrocampo ritrova un Barella scintillante dopo le belle prove in nazionale, dopo un periodo di offuscamento forse più caratteriale e mentale che altro, e la ormai classica e irrinunciabile concertazione dei suoi due registi Calha e MHK. Davanti ha la fortuna di aver trovato già pronto e velocemente inserito un Thuram, di maggiore mobilità che gli dà schemi nuovi e più larghi. Il gol nasce da un suo cross e da una azione da velocista tutto a destra cosa prima riservata solo agli esterni quinti. Quindi schemi e soluzioni nuove in attacco di quando c'era la LULA. La ritrova ieri la Roma che vince proprio con uno schema d'Inter d'antan con magico tocco in dai e vai di Lukaku a Dybala a matare una Udinese che pensava addirittura di vincere. Ahi gli aedi del calcio moderno! Si buttano infatti i furlani dopo il pareggio e vengono regolarmente infilzati dal Mourinho difensivista. Rinforza molto con i tornanti Allegri il suo centrocampo dove giganteggia la migliore mezzala del campionato, Rabiot, buono in tutte e tre le fasi, spalleggiato da un ritrovato Mc Kennie che dà fisicità e qualità in maniera totalmente inaspettata, Rabiot difende raccorda e suggerisce e tenta sortite. Fa tutto bene e con continuità. Un grande e quindi grazie anche al lavoro di Allegri.
Di Marco è temuto ed imbrigliato da Cambiaso, questa volta a destra. Gatti e Rugani se la vedono con le punte interiste basandosi sul perno brasiliano che cede, cosa rara, in velocità sul potente allungo del francese. Davanti Chiesa quasi stabilmente a sinistra trova la spalla giusta nel serbo e questa forse è una coppia d'attacco seconda solo a quella interista senza trascurare quella della Roma, del ritrovato Napoli e del Milan.
Se Allegri li ha stabilmente, può tenere il passo e approfittare magari di antiche inquietudini nerazzurre, oppure della inevitabile fatica mentale che arriva prima e dopo le partite europee.
Dietro, il non trascurabile Napoli, che supera con fortuna una Dea scintillante, ma che troppo spesso incorre in errori evitabili. Mazzarri ritrova il suo antico centrocampo a pieno regime, cosa che Garcia non aveva di certo. Ha lo stesso parametro Juve, 0,92 e questo la dice lunga sulla sua pericolosità ma anche sulla cronica impazienza italica di non sapere aspettare il lavoro di un allenatore. Forse lo sdegnato commentatore della Rosea sottovaluta il fatto che se l'Inter ieri avesse vinto un suo +5 avrebbe potuto già sancire una ouverture di fuga di una sinfonia nerazzurra inarrestabile. I due allenatori avevano le loro priorità primarie e le hanno rispettate in una perfetta partita a scacchi che avrebbe reso felice Brera, già sul nostro sito ricordato, che sosteneva che la partita perfetta era solo lo zero a zero.
Magari lo avrebbe soddisfatto pienamente anche questa, con due sbavature al risultato bianco, due tagli alla Fontana, però.

Ora tutto rimane aperto, con buona pace del disgustato commentatore della Rosea. Se ne farà una ragione. Se non gli piace questo calcio è un suo problema. A me molto più modestamente è piaciuto moltissimo.