Si era capito che gli allenamenti di Mr. Nicola avevano qualcosa di nuovo, e dopo un po' il mistero non poteva più rimanere un segreto.

In questi giorni, il giovane allenatore del Torino, Davide Nicola, si è reso protagonista del lancio del mondo del Calcio di un nuovo termine Kaizen, definendolo miglioramento continuo. E’ un termine che può sorprendere in quanto estrapolato dal mondo dell’industria ed impiegato usualmente in contesti molto differenti. Eppure, a mio avviso, non si tratta né di una novità né di una stravaganza nello sport.

Prendendo la definizione da uno dei tanti testi tecnici che la riportano, il temine Kaizen è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (Buono, migliore) e significa cambiare in meglio , cioè ottenere un miglioramento continuo. Cioè il desiderio di ogni allenatore per la sua squadra e per i suoi atleti. Se ciò è vero, questo metodo può essere utilizzato al fine di ottenere dei risultati sportivi migliori.

Vale, quindi la pena conoscerlo per estrapolare dei concetti e una metodologia che faccia progredire, nelle capacità psico-tecniche, ogni singolo atleta, ogni gruppo di atleti o una singola squadra.

Questa è però una vera novità nel mondo dello sport? Non si dice che ogni atleta lavori tutti i giorni per superare i propri limiti? E come fa a fare questo? Solitamente cerca di capire a che punto della preparazione si torva, identifica punti di miglioramento, prova delle soluzioni, analizza i risultati, applica quelle azioni che hanno[U1] dato buoni risultati. (Ma questo non assomiglia forse al metodo Pianificaca i tuoi miglioramenti, attua le necessarie azioni di miglioramento, verifica i tuoi risultati, attiva correttivi ai fini di migliorare, metodo che è alla base del Kaizen?). Certamente un allenatore con questo metodo cerca di migliorare la tecnica dei sui giocatori.

Un’attenta riflessione po' portarci a dire: qual è quel giocatore di Tennis, quel tiratore con l’arco Olimpico, quel nuotatore, quel calciatore e via dicendo, che non ha iniziato il suo sport mettendosi con costanza a cercare di migliorarsi ogni giorno, applicando così tutti i giorni questo sistema di miglioramento? Se eseguito seriamente e correttamente si può fare in modo che oggi sia meglio di ieri e domani sia meglio di oggi, fino ad arrivare al livello voluto.

Facciamo un esempio concreto, noto e ben preciso. Prendiamo ad esempio Paolo Pulici. Era una promessa della Primavera granata  e in quella squadra fece vedere meraviglie, tanto da passare in prima squadra. Ci fu un periodo in cui Pulici, pur trovandosi sempre nella posizione corretta per calciare in porta, falliva clamorosi goal. Era evidente che aveva potenzialità per migliorare applicando un metodo. Mr. Giagnoni lo tolse di squadra e lo mise ad allenarsi al tiro tutto il giorno, sotto la guida di allenatori capaci. Non possiamo esserne sicuri perché sono passati molti anni, ma è pensabile che il metodo con cui è stato allenato Pulici fosse proprio quello del miglioramento continuo, magari con un altro nome o inconsapevolmente. Tuttavia Paolo Pulici divenne così il giocatore più prolifico del Torino ed il campione che tutti conosciamo.

Ovviamente tutti gli allenamenti sono mirati a migliorare, ma per applicare il Kaizen è indispensabile che ogni calciatore sia consapevole della necessità di migliorarsi e di non accontentarsi mai dei risultati ottenuti, Si tratterà di una sorta di filosofia, di una scelta di vita sportiva. Sarebbe indispensabile che questa filosofia venisse adottata da tutta la squadra, giocatori e tecnici, perché tutti devono migliore personalmente, ma anche la squadra nel suo insieme deve migliorare, nella fase difensiva come in quella offensiva, sapendo prendere le contromisure necessarie alle contromosse o mosse che adotteranno gli avversari. Se una squadra gioca “a memoria” non è perché ha studiato a memoria gli schemi, ma perché li sa interpretare alla perfezione in ogni situazione, grazie a un miglioramento continuo che li ha portati fino a quel livello.

Spero di interpretare correttamente il pensiero di Davide Nicola sulla necessità di applicare questo metodo. E’ indispensabile che in tutta la squadra nessuno si creda arrivato. Se si sentisse tale è destinato a perdere perché sicuramente la partita successiva si sentirà forte ma troverà qualcuno più motivato per fare meglio di lui e lo metterà sotto. E forse è quello che esattamente succedeva prima che arrivasse Mr.Nicola al Torino. Quante belle giocate, quanti bei goals seguiti da rimonte clamorose dell’avversario. Poi improvvisamente le parti si invertirono: da squadra rimontata il Torino incominciò a rimontare. Ecco perché Nicola sostiene all’incirca: “adesso il Derby è passato. Adesso l’Udinese  è passata. Quello che conta è la prossima partita e noi dobbiamo giocarla meglio delle precedenti, cioè dobbiamo migliorare, per sperare di fare risultato, abbiamo ancora tante partite da giocare”. L’aver vinto o l’aver pareggiato giocando bene serve ai vari giocatori per aumentare l’autostima, per essere più sicuri dei propri mezzi, se resteranno umili ed avranno ancora “fame” di migliorarsi, diversamente la sconfitta sarà dietro l’angolo.. Forse è questo che vuol dire quando afferma che i ragazzi credono in ciò che fanno, e che nel cerchio a fine partita si discute di quello che è venuto bene, che ha funzionato e di quello che va rivisto, così subito, a caldo. Anche quello è miglioramento continuo, è l’analisi degli errori e l’identificazione delle azioni correttive.

Si dice, dove la filosofia del Kaizen è diffusa, che un operatore se trova un errore, è contento. Non cerca di scaricarne la responsabilità su altri, ma si mette di buona lena a risolvere la causa dell’errore affinchè non si ripeta più. Naturalmente di cause ne troverà più di una, magari fra loro concatenate, le cosiddette concause e il nostro tecnico ben addestrato sul Kaizen non si arresterà finchè anche l’ultima concausa sarà eliminata.
Per esempio il Torino ieri ha sbagliato diversi goal per svariati motivi: sicuramente Mr. Nicola li analizzerà con tuta la squadra per vedere cosa non ha funzionato, ci mancherebbe, anche se non credo che sia tanto contento di aver visto sciupare quelle palle goal. Questa volta è andata bene, non si sono presi goal, anche per altri meriti della squadra, ma bastava prenderne per far dire a qualcuno che “il Toro, come al solito, aveva sciupato un’opportunità, che manca ancora di continuità, di maturità e altro”. Se il miglioramento è continuo, si può anche perdere dando però tutto in campo, per poi fare meglio imparando dai propri errori. Questo significa che in allenamento si proveranno delle alternative, delle contromisure, per rendere l’azione del Torino piu efficace.

Queste mie poche riflessioni sono schematiche e esemplificatrici. Può darsi che Mr.Nicola intenda altro, sicuramente molto di più e che pensi impiegare svariati concetti di Kaisen, materia molto vasta.