Riva… Rivaa... Rivaaa!!!… Goal di Gigi Riva!!!!!!  Nando Martellini ci raccontava cosi i suoi goals.

Riconosceremo sempre Rombo di tuono in queste parole, la sua forza dirompente, quella di un campione sincero ed onesto, mai una protesta, mai un gesto di reazione; i suoi goals memorabili ed importanti. Preferì restare a Cagliari nonostante le lusinghe  di  ricchezza di altre importanti squadre. Gigi Riva comprese che in Sardegna avrebbe trovato tutti gli stimoli e le emozioni che gli occorrevano per proseguire nel suo divertimento che poi diventò un lavoro.

Nel calcio di Gigi Riva, praticato dal Cagliari del 1969 – 1970 c’era la genuinità, da sempre. Non a caso la squadra Sarda si affermò in quell’anno, quando la FIGC adottò particolari accorgimenti sulla designazione degli arbitri che assicuravano una sufficiente oggettività ed obiettività sulle decisioni dei giudici di gara. Questi criteri furono ripetuti e perfezionati in altri anni, quelli degli scudetti sani del Torino e del Verona. Nel calcio vero e schietto non vincono sempre i soliti (come diceva il buon Giagnoni, a ragion veduta)

Il primo mio ricordo di Riva è legato all’apoteosi dello scudetto del suo Cagliari che avvenne sul campo del Torino il 14 aprile 1970.
Quel giorno c’ero anche io sugli spalti della Maratona, in un punto laterale che permetteva una buona visione tridimensionale dell’intero campo di gioco. I tifosi di Torino e di Cagliari festeggiarono assieme quello scudetto che sapeva di bucato profumato.

Lo stadio era pieno, molti tifosi del Torino ammiravano Riva ed avrebbero voluto vederlo con la maglia granata, ma proprio per questo rispettavano la sua correttezza e onestà nel volere rimanere in Sardegna. Per quel motivo, quel giorno accorremmo in molti per salutare lo scudetto immacolato di Gigirriva (come veniva chiamato allora) e del suo Cagliari, allenato dal giovane Scopigno. Fu una festa dall’inizio alla fine; il Cagliari l’interpretò con la sua grande dignità e simpatia che suscitava in tutti gli appassionati di calcio.
Alla fine Riva se ne uscì precipitosamente dal campo, evitando l’abbraccio troppo affettuoso di una folla che aveva già invaso il terreno di gioco incorniciandolo sui quattro lati. Al fischio finale Gigi Riva il piu rapidamente possibile, guadagnò l’uscita verso gli spogliatoi rimanendo indenne, lanciando in alto dietro di lui la sua maglia, in omaggio ai tifosi, ebbri di felicità.

La squadra Sarda coronava quel giorno un campionato perfetto, scevro da qualsiasi dubbio o sospetto: era la squadra più forte e piu umana, priva di qualsiasi ombra di favoritismo o macchinazione, per questo tutti i veri sportivi erano contenti avessero vinto gli amici sardi.

Il Cagliari era la squadra a cui Gigi Riva aveva donato la sua classe, i suoi goals e la sua proverbiale signorilità. Sapeva bene Gigi che solo in quell’ambiente lui sarebbe riuscito ad esprimere tutte le potenzialità e le peculiarità insite nella sua capacità di giocare un calcio vero, non inquinato da denaro o altri fattori che presto avremmo capito come, abbastanza rapidamente, avrebbero tramutato quel magnifico sport nell’attuale industria con zone d’ombra, che forse poco somiglia al calcio di allora. Per preservare quel calcio, forse sarebbe bastato nominare gli arbitri con criteri casuali per evitare “sudditanze psicologiche” od altre amenità del genere. A quei tempi riuscirono a farlo, e non a caso vinse il migliore, anche senza VAR. Si veridicò senz’altro qualche errore umano, come è giusto che potesse capitare, ma fu quasi sempre influente, mai piu di tanto.

Con Gigi Riva in campo, si festeggiavano sempre molte cose: il suo gioco, la sua gente, la sua onestà e il suo Cagliari o la Nazionale. Era amico sincero di molti compagni primo fra tutti Boninsegna, Alberosi, Zoff con cui condivideva sinceri rapporti di amicizia e molti fra i veri valori del calcio. Dicevano di lui come di un uomo dal forte carattere, ma che non fu mai visto litigare con nessuno. Tutti tifavamo per Gigi, nessuno protestò mai contro di lui per un suo goal, fatto della potenza e della tecnica di un attaccante puro. Tutti i tifosi italiani erano dalla parte di quel Campione che seppe ridare una certa unità al tifo. Ogni sportivo incitava la propria squadra,  tuttavia applaudiva anche se incassava un goal da Gigi.

L’unicità di Riva al suo tempo, riuscì ad avere dalla sua arte il tifo di tutti, tanto da poterlo accomunare, se si può dire, ai grandi giocatori seri, come ai Campioni del Grande Torino, a S. Mazzola, a Zoff, a Di Stefano, a Pelè ed a tutti quei grandi  che la gente ammirava sempre, in ogni occasione, contro chiunque giocassero; tutti applaudivano le loro prodezze in ogni occasione, assaporare un loro goal così come uno di Gigi era come respirare una boccata d’aria pulita di montagna, sorseggiare fresca e pura acqua di fonte.

Solo in quel modo si poteva manifestare Gigi, e lo fece anche in Nazionale con tanti fenomenali goals, sempre seguiti da una ricorsa verso l’abbraccio dei compagni. Il più bello secondo me, quello del  22 Novembre del 1969, contro la Germania Est, su cross di Rivera, altro campione di classe come lui. Quella rete ci portò in seguito alla magnifica semifinale contro la Germania Ovest, la partita del secolo del 17 giugno 1970, in cui Riva segnò il terzo goal che portò l’Italia sul 3 – 2  nel secondo tempo supplementare. Nella finale, tutti sfiniti, giocatori e pubblico, La paerira fu persa 4 a 1, contro il Brasile di Pelè, il 21 giugno 1970.
Nonostante la sconfitta, ricordo ancora adesso quando l’Italia segnò il goal del pareggio provvisorio nel primo tempo, un goal che fece accapponare la pelle a tutti, mentre dalle corde vocali di ciascuno di noi scaturiva un urlo improvviso nel silenzio, l’eco di un rombo di tuono, quello di Gigi contro le due Germania.

Riva fu anche un serio dirigente, probabilmente il primo a comprendere il dramma di Baggio quando sbagliò il rigore dell’Italia, decisivo, nella finale con il Brasile a USA 1984. Il CT di allora, Arrigo Sacchì, incenerì con uno sguardo terribile il povero Roberto, il cosiddetto Divin Codino, autore di precedenti prodezze nello stesso campionato mondiale. Proprio lui ci aveva portato in finale. L’occhiataccia di Sacchi annichili Baggio,,colpevole unicamente di essere uomo con i propri limitili. Poco dopo, Riva, in qualirà di dirigente della Nazionale, ando a consolarlo. Entrambi, furono immortalati  in una fotografia, dove Riva sorreggeva Roberto Baggio distrutto ed in lacrime, confortandolo con attenzione.  Gigi tentava di sorridere verso le telecamere. Quear è l'immagine di un grande uomo e campione, forse l’unico, che seppe vivere quel particolare momento... in modo sportivo, di chi sa che nel calcio, come nella vita, si può anche perdere, ma non finisce lì.

Anche noi oggi ti abbiamo perso, caro Gigi, ma il tuo modo di vivere il calcio ci accompagnerà sempre.
Ciao Rombo di Tuono, ciao!

 Riva … Rivaa! …. Rivaaa!!!… Goal di Gigi Riva!!!!!