Un giorno, un giovane vecchio guardò il suo orto e decise di farne un rigoglioso giardino; spianò tutto, disegnò delle belle aiuole e vi pose dei fiori variopinti. Poi osservò la sua opera ed ebbe un senso di incompiuto… comprese che mancava qualcosa... si mise a riflettere e alla fine gli venne l’idea: mancava l’ombra per riposare! Allora decise di piantare nel suo giardino due alberelli: un Tiglio e una Magnolia. Voleva tanta ombra, quindi li piantò vicini.
Un bimbo quieto osservava da lontano.
Passarono le stagioni e i due alberi crebbero assieme, finché i rami del Tiglio divennero così lunghi da penetrare nella Magnolia, spettinandola e facendole ombra. La Magnolia, triste, non riusci più a fiorire.
Nel frattempo, il giardino era cambiato, l’anziano uomo non c’era più, e nei vialetti passeggiava, ormai adulto, quel bimbo che aveva osservato piantare i due alberi. Egli guardò le due piante troppo vicine contendersi lo spazio e facendosi ombra I’uno con l’altra. Decise così di usare le forbici, sacrificando la chioma del Tiglio.
Allora la Magnolia crebbe bella e rigogliosa, allietando la vista con i suoi candidi e profumati fiori e le sue lucide foglie che parevano verdi specchi. Il povero Tiglio dalla chioma a cespuglio amava la Magnolia e cresceva, cresceva, come da sua natura, ed il suo possente fusto cercava il sole, innalzando dritti rami sempre più in alto, provando a non oscurare la Magnolia.
Ogni sforzo era inutile, di tanto in tanto il Tiglio doveva essere potato, sacrificato per la bellezza della Magnolia. Eppure era un bel Tiglio, che meritava ampio spazio solo per lui. Avrebbe potuto essere I’ornamento che mancava al resto de/ giardino, privo di ogni altra pianta e bisognoso d’ ombra.
Il Tiglio, là dov’ era, sarebbe stato di ostacolo alla Magnolia per tutta la vita a causa di un errore non suo, solo perché il giovane vecchio non aveva pensato che i due alberi sarebbero cresciuti e li aveva piantati troppo vicini.

Un giorno si alzò un forte vento ed i rami del Tiglio risuonarono come canne d’organo levando alto il suo do/ore, gridando al vento:
“Vento... ascolta la mia voce! Voglio crescere! Aiutami! portami via, lontano da qui!”
Il vento gli rispose con voce greve: “Può essere pericoloso: potresti morire.”
Il tiglio riflettendo esclamò: “Questa mia vita non ha senso, è solo un’iIlusione, ogni volta che cerco di espandermi, subito tagliano i miei rami.”
Il vento aggiunse. “Se ti sposto rischi la vita”.
Il Tiglio, senza indugi, rinnovò la sua richiesta: “Preferisco mettere in gioco la mia breve vita. Se tutto andasse per il meglio... riuscirei a crescere, diversamente preferisco morire”.
La Magnolia ascoltò la voce del Tiglio e lo implorò: “Mio amato, non te ne andare, resta dove sei, o anch’ io morirò”, ma il Tiglio le rispose: “No... comprendimi ne va dell’anima mia, mi si spezza il cuore nel lasciarti, ma devo, credimi, devo andarmene, il tuo amore mi terrà in vita.”
Allora il vento parlò con il suo amico tuono che scagliò un fulmine disegnando un solco di fuoco attorno all’alto fusto del Tiglio, tagliando le radici dei due alberi intrecciate fra loro, separandoli. Il vento disse. “Ora riposatevi, tornerò a primavera”.
Trascorse I’ inverno, le due piante dormirono e quando quell’anno fu tempo di risveglio, la Magnolia non fiorì e perse numerose foglie. Anche il Tiglio era triste e le sue foglie furono di un verde pallido, fino ad ingiallire, come fosse autunno e non primavera.
Un giorno il vento tornò e chiese al Tiglio: “Sei pronto?” L’albero annuì. Con un turbine scavò una grossa buca qualche metro più in là, in un luogo dove il tiglio non avrebbe fatto troppa ombra alla Magnolia, lasciandola in vista con tutto il suo splendore. Poi ìl turbine colse il Tiglio, Io sollevò, lo sradicò per deporlo nella sua nuova dimora, ricoprendo poi tutte le radici, anche quelle della Magnolia, e con un’ultima carezza, il vento se ne andò.
Il tempo trascorse, il Tiglio si ammalò. Le sue foglie caddero, e i suoi rami secchi si stendevano verso il cielo, esprimendo la sua disperazione. Anche la Magnolia soffriva sentendo la linfa sgorgare dalle sue radici mozzate e vedendo il suo Tiglio distante e ammalato. Venne la pioggia e poi la neve, infine tornò il sole a scaldare i due alberi, quando qualche tenera fogliolina spuntò sui rami del Tiglio.
La Magnolia, felice, salutò il ridestarsi del suo amato con una splendida fioritura: i candidi petali dei suoi fiori erano radiosi di Iuce, e videro il Tiglio ricoprire di foglie la sua piccola chioma a cespuglio. Primavera dopo primavera il tempo fuggìva ed il Tiglio sfoggiava sempre più la sua chioma in ogni direzione, con ampio respiro, finché divenne rigoglioso, dal fusto forte, dritto e robusto alla giusta distanza dalla Magnolia. Infine la chioma del Tiglio divenne folta e si aprì ad ombrello.
Il Tiglio e la Magnolia si guardarono felici ed entrambi ripresero a crescere rigogliosi e forti nello stesso giardino, ciascuno nel proprio spazio.

Quanta sofferenza dovettero patire quei due alberi, per I’errore di quel giovane vecchio che non aveva saputo immaginare il futuro per quello stesso giardino che adesso quel bimbo, giovane adulto poteva ammirare felice con un radioso sorriso.

Maroso