Negli anni settanta, ai primi anni del Liceo, passavo le vacanze in Russia, allora era l’URSS, e quelle furono le più belle vacanze della mia adolescenza dove incominciai ad assaporare il profumo della vita assieme a quello delle immense foreste russe.
Queste vacanze si verificarono in quanto mio padre lavorava per una fabbrica italiana che stava costruendo a Stavropol una gigantesca fabbrica di automobili, dove attualmente mi sembra si fabbrichi le automobili  Lada. A quel tempo per ricongiungersi un po' con i papà, le famiglie si mobilitavano e d’estate andavano in quel luogo a passare le vacanze.

Per me, che non ero mai stato all’estero, quelle vacanze furono molto particolari e dense di avventure singolari in un ambiente tranquilli e sicuri, dove non c’erano pericoli, e noi ragazzi avevamo a disposizione tutto il paese ed eravamo sorvegliati a distanza dai nostri genitori e da tutti i russi che ci distinguevano benissimo dal nostro modo di vestire e ovviamente dal nostro accento quando ci facevamo capire in russo. Si sa, avevamo contatti con bambini del posto, e a quell’età si impara facilmente una lingua straniera.

A quell’epoca la Russia era un paese particolare, molto diverso dal nostro, criticato dai nostri genitori per la poca varietà di cibo e di negozi. Non si faceva infatti la spesa secondo ciò che si voleva, ma secondo ciò che si trovava sul mercato, però non si moriva certo di fame, bisognava solo adattarsi. Noi ragazzi invece eravamo felicissimi di giocare a calcio nel campetto vicino all’adiacente scuola, di recarci a giocare nella foresta in una specie di simpatico nascondino (all’alce rossa), di fare dei falò con cui scaldarci nelle giornate fredde. E’incredibile come cambia il tempo rapidamente in Russia dove le nuvole corrono a una velocità mai vista in Italia e ovviamente possono portare freddo e pioggia o, se si allontanano, il gran sole russo dell’estate. Le gite più belle erano quelle in battello sul Volga, ed è quelle che vi voglio raccontare.

Si partiva la sera verso le sei, con un pulmino che ci portava al porticciolo sul Volga. Da lì ci imbarcavamo su un battello molto confortevole, su cui si faceva festa e soprattutto si poteva osservare un tramonto magnifico, di cui non ho memoria di avere visto così bello altrove. A mano a mano che il sole scendeva all’orizzonte, molto basso fino alla linea dell’orizzonte (in quel punto non c’erano montagne) le nuvole e tutto ciò che era visibile, si infuocava di rosso vivo, con mille sfumature, con al centro il sole un po' più chiaro che emanava i suoi ultimi raggi del giorno. Durante la durata del tramonto il volga prendeva le sembianze di un lago color oro antico. La bellezza dello spettacolo era tale per cui sul battello calava un silenzio quasi perfetto. Al culmine del tramonto si giungeva ad un’ isoletta sul fiune dove potevamo scendere e si formavano tanti gruppi che accendevano focherelli sulle cui braci venivano arrostiti degli spiedini, inumiditi con il tè. Una volta cotti, e ciò richiedeva non poco tempo, ci si sedeva in cerchio attorno al focolare gustando i succulenti spiedini con salsicciotti, verdura e pezzetti di carne. Intanto il sole era tramontato del tutto, ma si sapeva che il bello doveva ancora venire, quando, di lì a poco, sorgeva la luna. Se piena, era enorme ed a quella luce argentea potevamo sentire qualche balalaika suonare delle canzoni tipiche russe che i russi presenti cantavano volentieri eseguendo dei cori con un suono e un tono leggermente sommesso e triste, ma molto dolce, che io ricordo ma non ho mai più avuto occasione di sentire.

Prima che facesse rapidamente notte, qualche barchetta scorrazzava attorno all’isola. Una sera, quando il custode delle barche le contò, si accorse che ne mancava una.  Noi subito non capimmo, notammo solo un poco di agitazione sul molo delle barche, senza comprenderne il motivo. Stranamente il battello non dava il segnale di rientro ed alcune barche uscirono con delle torce. A quel punto qualcuno si allarmò ed andò a chiedere informazioni. Mancava una coppia di ragazzi uscita ormai da due ore che non aveva fatto ancora ritorno. Allora i Russi gestirono un’ operazione di soccorso.
Radunati tutti gli italiani sul battello, f
u fatto l’appello e una volta accertato che non mancasse nessuno fu fatto divieto di scendere, ad evitare che nel buio si perdesse qualcun altro. Poi partirono per fare il giro dell’ìsola diverse pattuglie munite di torce, alla disperata ricerca dei due ragazzi. Ci vollero circa due ore perché i due, da soli, raggiungessero i soccorritori, inzuppati dalla testa ai piedi di acqua di fiume. Venimmo a sapere che al calar della notte quando stavano rientrando, la loro barca aveva urtato probabilmente un tronco sotto la linea di galleggiamento ed aveva incominciato ad imbarcare acqua. Prima che riuscissero a guadagnare la riva la barca affondò ed i due riuscirono   a trarsi in salvo a nuoto. Intirizziti di freddo si diressero verso il centro dell’isola, ma ci volle del tempo prima che scorgessero il battello e poi dei soccorritori, anche perché dovevano camminare scalzi sul terreno selvaggio avendo tolto le scarpe in acqua per nuotare meglio. Alla fine furono avvolti in coperte e imbarcati sul battello che ormai conosceva la loro storia, (non so come mai, ma radio fante funziona sempre), e con un lungo applauso i due salirono a bordo, Dopo non molto li vedemmo in cucina ancora con le coperte addosso, bere un fumante tè e mangiare qualcosa. L’avventura era finita bene e stavamo tornando a casa dove, una volta arrivati, raccontammo ai genitori, molto in pena, l’intero accaduto, sebbene fossero stati avvertiti via radio al porto del motivo del ritardo. Ovviamente, a noi ragazzi  fu fatto divieto di andare in barca all’isola.
Il giorno dopo nella foresta non si parlava d’altro, allora il nostro animatore sfruttò didatticamente il fatto facendoci rientrare in aula dove disegnare o scrivere i nostri ricordi. Ne venne fuori del materiale interessante con cui allestimmo una piccola mostra a cui invitammo i nostri amici russi e, con nostra sorpresa, tra gli amici c’erano anche i due protagonisti del naufragio che ci raccontarono bene l’avventura da loro vissuta che non si discostava molto dalle nostre informazioni.
Pochi giorni dopo le vacanze finirono e rientrammo in Italia con tante cose da ricordare e da raccontare ai nostri amici italiani talvolta increduli del fatto che a quell’epoca dei ragazzi come me potessero visitare l’URSS.

Nel corso della mia vita andai più volte in Russia dove trovavo sempre il tempo di vedere un tramonto, se non sul Volga, sulla Moscova, e riuscivo a fare un giro in pullman in quelle foreste enormi, in quelle citta di cemento, dovrei dire casermoni tutti uguali, che però avevano dei viali e dei corsi spaziosissimi e, ricordandomi qualche parola di russo, riuscii ancora a farmi capire. Nel corso dei mei viaggi mi capitò un episodio che mi fece riflettere. Ero a Mosca ed avevo un sabato ed una domenica liberi da trascorrere. L’autista della sede di Mosca dell’azienda per cui lavoravo mi portò al museo delle Icone che visitai con piacere finendo la visita con circa un’ora di anticipo. Allora ebbi l’idea di uscire dal museo ed andarmene in giro nei dintorni. C’era un mercatino li vicino ed osservai che vi erano molti prodotti in vendita risetto a quando mi ero recato in Russia tanti anni fa. La merce c’era, però gli avventori no. Poi, stranamente vidi una vecchietta che vendeva sigarette per pochi rubli, ne comperai qualche scatola pensando che ai miei tempi poveri per la strada non ce n’erano; poi feci ritorno. Quando arrivai al museo il mio autista era preoccupato e mi chiese da dove venissi. Glielo spiegai e lui mi rimproverò severamente dicendomi che a Mosca adesso, non era piu come una volta, ma era piena di delinquenti e che io ero stato fortunato a non trovare nessun malintenzionato. Il giorno dopo non si fidò a farmi visitare la Piazza Rossa da solo e volle farmi da cicerone, così mi disse.

Ecco, com’era cambiata, anche per altri particolari che non racconterò, la bella e amata Russia dei miei ricordi della mia adolescenza, dalla natura e dalla gente bellissima, molto ospitale, ma che non era più tranquilla come un tempo ed a quanto mi risulta non gode di molta libertà se, con Putin al potere, si occupa di politica. Il mio, mi rendo conto, è un gidizio parziale con l' ottica di un ragazzino che non sapeva tante cose dell'URSS,. Voglio solo dire che io, allora, ero stato bene in Russia, un paese che recentemente ho trovato molto cambiato, in certe cose non in meglio.