Tanti anni fa soggiornai in Russia per motivi di lavoro di mio padre, ed in un fine settimana mi recai a Kiev, a visitare quella gloriosa città che di questi tempi è al centro di uno dei focolai di guerra molto pericolosi che vedono contrapporsi la Russia (e forse anche i Cinesi) che vuole riconquistare il suo satellite, e l’Europa (in particolare la Germania) e gli Stati Uniti alleati dell’Ucraina.
Kiev, oggi, è una città interessante piena di grattacieli e di tanta architettura moderna, piazze e palazzi d’epoca, tantissime chiese ortodosse con le guglie d’oro risplendenti il sole, un fiume navigabile, il Dnipro, anche da battelli turistici, che taglia in due la città ed al cui interno sorge un’enorme isola, oasi naturalistica, dove i giovani Ucraini vanno a divertirsi, passeggiare, stendersi su spiagge assolate ed assistere a concerti.
In quella città gioca la famosa Dinamo Kiev, fondata nel 1927 dal NKVD Ministero degli Interni Sovietico (polizia segreta), composta in origine esclusivamente da personale della polizia locale, su modello di quanto già realizzato in Russia (Dinamo Mosca) ed in Georgia (Dinamo Tiblisi).
Dal 1936 questa squadra ha sempre militato nella massima serie, prima del campionato sovietico, risultando l'unico club in grado di contrastare l'egemonia delle squadre moscovite. Quindi ancor prima della II Guerra Mondiale la Dinamo Kiev era già una squadra fortissima.

Quando visitai Kiev nell’anno 1970, la Dinamo Kiev era all’apice e giocava  in un magnifico stadio, di fronte al quale si trovava un enorme cartellone rappresentato nella fotografia dell’articolo (uno dei due soggetti è l’interprete mentre l’altro è mio padre, il signore con i baffi). Questo cartellone raccontava una storia molto grave avvenuta ai tempi dell’occupazione Tedesca dell’Ucraina, che l’interprete ci tradusse, ed io ricordo, pressappoco come racconto nel seguito.
Nella seconda Guerra Mondiale, quando i Tedeschi attaccarono l’URSS, con l’operazione Barbarossa, il 22 giugno del 1941, tra le prime terre che caddero sotto il dominio tedesco ci fu proprio l’Ucraina, con i suoi enormi campi di grano. Esercito (Wehrmacht) e aviazione (la  Luftwaffe)  conquistarono Kiev facilmente in quanto nel corso della loro ritirata i Russi difesero quella città con dei reparti poco combattivi e male organizzati ed infatti Kiev cadde facilmente sotto il dominio tedesco, permettendo che i tedeschi si inoltrassero sempre più in terra sovietica per essere poi sconfitti dal Generale Inverno, come tutti sappiamo. Se l’esercito sovietico non funzionò bene, In compenso tra le strade di Kiev agivano numerosi gruppi partigiani che rendevano la vita difficile ai tedeschi.

Il maggiore generale Eberhardt, comandante Tedesco di Kiev, incapace di mettere un freno definitivo alla ribellione di quella città, decise di giocare d’astuzia per dimostrare la supremazia tedesca e cercare di calmare le acque.
Pensò di organizzare una partita di calcio tra una squadra tedesca e la Dinamo Kiev (o meglio composta da giocatori della Dinamo Kiev che nel seguito chiameremo Dinamo Kiev per semplicità) che un Ufficiale della Wehrmacht, appassionato di calcio (o un collaborazionista non ricordo bene), sembra avesse parzialmente salvato dalle fucilazioni. Fucilazioni di massa che, in quel periodo, colpivano tutta la classe dirigente ucraina a partire dalle persone di una certa importanza o che erano popolari, decapitando la città dei capi dell’intelligentia che avrebbe potuto organizzare una resistenza sempre più forte. Inoltre i nazisti fucilarono quasi 34 mila ebrei in due soli giorni nei pressi di Kiev. Quei calciatori, per tornare a Kiev, dovettero firmare un documento di sottomissione al Reight. Si consideri che nel 1942 Kiev contava quattrocentomila abitanti. Tre anni dopo ne sarebbero rimasti in vita solamente ottantamila.

Nella prima partita le cose non andarono come aveva pensato  Eberhardt. Seppur i giocatori della Dinamo Kiev non fossero allenati da molti mesi, erano ancora forti tanto che alla fine la Dinamo Kiev vinse.
Nessuno fu giustiziato, ma il Comando di Eberhardt venne a sapere della sconfitta dei tedeschi.
Non potendo ammettere la sconfitta vollero una rivincita, in cui i Tedeschi dovevano trionfare. Ai giocatori della Dinamo Kiev fu vietato l’allenamento e fu ridotto il cibo
Dopo cinque giorni, scesero in campo contro una squadra Nazista più forte, tutti i giocatori minacciati di morte se avessero vinto, ma La Dinamo Kiev, infischiandosene della minaccia, vinse con un risultato tennistico umiliante per i tedeschi.
A quel punto la questione si fece spinosa: Eberhardt sottoposto a forti pressioni, fece arrivare a Kiev una squadra di professionisti dall'Ungheria, fedeli al Reight, con il compito di riaffermare il predominio e la superiorità nazista e rimettere al suo posto la Dinamo Kiev.
Questa fu la terza partita disputata in pochi giorni, da una squadra mal nutrita e senza allenamento, opposta a una squadra di professionisti in perfetta forma.
Ciò nonostante, sprezzanti delle minacce, la Diamo Kiev si impose sui Magiari sia nella prima partita che nella rivincita.
I giocatori della Dinamo Kiev sapevano bene che solo continuando a vincere avrebbero continuato a vivere, perché se avessero perso, i Tedeschi per vendicarsi delle vittorie precedenti li avrebbero uccisi. L’obiettivo dei tedeschi era solo vincere, e per vincere i giocatori ucraini dovevano essere vivi e i conti li avrebbero fatti dopo.

Per cancellare l’onta subita con i Magiari, questa volta i tedeschi mandarono contro la Dinamo Kiev la squadra della Luftwaffe di Flakelf imbattuta, formata interamente da ufficiali tedeschi.
Il 6 agosto 1942, la Dinamo Kiev scese in campo contro la Luftwaffe imbattuta e ritenuta imbattibile, per quella che veniva considerata la partita della morte. Gli spettatori erano tutti soldati tedeschi, non c’era neanche un Ucraino a fare il tifo per i suoi campioni.
I giocatori della Dinamo Kiev, come al solito, furono intimiditi prima della partita: o perdere e vivere o vincere e morire fucilati. Inoltre fu loro imposto da un arbitro tedesco prima dell’incontro, di scendere in campo e salutare alla maniera dei tedeschi.
Dopo il sieg-heil dei tedeschi, però, i giocatori della Start abbassarono la testa per un attimo e, invece di urlare “Heil Hitler!“, fecero il saluto impiegato nello sport sovietico: “Fitzcult Hurà!“, un motto che inneggia allo sport come miglioramento di se stessi, dal punto di vista fisico e interiore. La Dinamo Kiev vinse  anche quella volta.
Dopo la partita, al posto di Eberhardt entrò negli spogliatoi un ufficiale della Gestapo che li informò che avrebbero avuto un'altra possibilità per perdere e di riflettere bene su quali sarebbero state le conseguenze in caso di una loro vittoria.
Si pensi alla terribile tortura psicologica dei giocatori della Dinamo Kiev che pochi giorni dopo dovettero scendere in campo contro La Luftwaffe. La Dinamo Kiev disputò questa partita presagendo che comunque era l’ultima, sia che si fosse vinto che perso. Era in gioco l'orgoglio nazionale di entrambe le Nazioni, ormai, e sapevano che il loro sacrificio poteva costituire per il popolo Ucraino un esempio di resistenza per combattere con onore quella odiata occupazione.
I giocatori della Dinamo Kiev disputarono la loro partita fatale, vincendo, sembra, per 5-3.
Dopo l’ incontro, secondo quanto raccontò l’interprete ucraino, la Gestapo torturò fino alla morte gli autori dei goal, giustiziò chi fece il passaggio smarcante e tutti gli altri li deportò nei campi di sterminio. Nessuno ebbe salva la vita.

I giocatori della Dinamo Kiev avevano coraggiosamente dato un esempio di resistenza ai propri compatrioti. Altri, al loro posto, si sarebbero arresi, avrebbero perso subito avendo salva la vita. Invece affrontarono un cammino psicologicamente molto pesante che solo con il loro patriottismo e coraggio riuscirono a portarlo alla fine.
Di fronte al grande tabellone dello stadio della Dinamo Kiev, come ho detto, l’interprete ucraino raccontò la storia più o meno in questi termini, come ho potuto ricostruire dalle mie memorie e da quelle che, tornato in Italia, avevo raccolto in un tema, che poi conservai per ricordo assieme a fotografie ed altri cimeli di quel viaggio (a quel tempo molto inusuale), come la fotografia esposta.
Ricordo che tutti i presenti si rattristarono moltissimo venendo a sapere della brutalità delle SS tedesche contro quegli indomiti eroi sportivi.
Una statua dedicata alla squadra di Kiev del 1942 si trova oggi a Kiev. E la Dinamo Kiev è ancora una squadra che si fa onore sui campi di tutta Europa, ma non molti sanno di questa triste esperienza storica di resistenza.


P.S.: Sono venuto negli anni (soprattutto dopo la caduta dell’URSS) al corrente di altre versioni della vicenda che si possono trovare in letteratura, è stato girato anche un film “La partita”, che all’incirca ripercorre la storia come l’ho raccontata io.
Ho però preferito riferire la vicenda secondo i miei ricordi, anche se non escludo che a quel tempo mi sia stato trasmesso anche qualche elemento di propaganda, che io involontariamente posso aver riportato.
Oggi, nello scrivere la storia, mi sembra infatti che quell’interprete ci raccontò una realtà che sconfinava nel mito; tutte quelle vittorie roboanti (di cui volutamente non ho riportato i risultati) per una squadra per quanto coraggiosa ed indomita, ma ridotta alla fame e senza allenamento, mi sembrano oggi un po' inverosimili.
La partita con la Luftwaffe comunque avvenne, a quanto mi risulta, ed è riportato nelle cronache del tempo assieme al numero di deceduti della città a quel tempo, che sono fatti oggettivi e che dimostrano la durezza dell’occupazione Tedesca in URSS.