L’indimenticabile ed eterno campione, VALENTINO MAZZOLA, il giocatore più forte del mondo, alla sua epoca, come qualcuno ricorda ancora, era un’ icona di quel Grande Torino, il suo ed il nostro Capitano. Quando il pubblico diventava insofferente, perché desiderava uno spettacolo migliore dal Grande Torino, incominciava a battere i piedi sul legno della tribuna. Allora si levava il suono della cornetta da capostazione di Oreste Bormida, Trombettiere del Filadelfia. Valentino Mazzola si fermava mentre dava uno sguardo a Bormida, incominciava a rimboccarsi le maniche, si guardava intorno cercando lo sguardo di ciascuno dei suoi compagni che comprendevano immediatamente come fosse giunta l’ora di scatenare il quarto d’ora granata. Questo è un frammento vero della Leggenda Granata. Documentato e testimoniato dai presenti,

Dopo la tragedia si avvicendarono molti, a cominciare da Bearzot,  come Capitano del Torino, fino al leggendario Giorgio Ferrini, indomito Capitano che portava i compagni a mirabili rimonte e vittorie.

Tutti Capitani dal carattere originale, come quello di Antonino Asta che sentendo il Pubblico urlare “Tira, tira, tira…..” Lo fece sul serio, mettendoci tutta a forza del campione e insaccò al volo da fuori area. Così fu Dossena che guidò i compagni in un epica rimonta contro la Juve, ormai sicura di vincere.

Ad uno ad uno li ricordo tutti, ma siamo qui per parlare di quello attuale, Alessandro Bongiorno, non ancora autore di mirabili prodezze balistiche, ma protagonista di un altro grande rifiuto, non Papale, ma calcistico.

E’ storia dei nostri giorni. Si incominciò con una voce smentita dal Sig. Cairo e liquidata come una bufala. Di lì a poco si iniziò la trattativa per la cessione di Cap. Bongiorno, ma solo per contanti. Poi il Sig, Cairo aprì alla trattativa vera e propria. Si era agli ultimi tocchi del Calciomercato 2023. Presto le squadre Torino e Atalanta trovarono un accordo, ma Cap. Bongiorno era riluttante a firmare. Si lesse sui giornali che lui pensava di aver appena rinnovato il contratto con il Torino per diversi anni, che non se la sentiva. Non per l’ingaggio, non se la sentiva di lasciare il Toro. In realtà per educazione e timidezza non voleva dire un no secco, suppongo. Finchè una notte forse fu messo dall’Atalanta con le spalle al muro: O sì o no. E lui finalmente si liberò dal peso sullo stomaco, e disse no all’Atalanta, che immediatamente cambiò obiettivo.

Che sollievo, eh, Alessandro? Tutti dissero Clamoroso! Incredibile! Niente di tutto ciò. Per te è stato normale, verò? Essere Capitano del Torino lo sognasti sin da bambino, da quando a 8 anni entrasti nelle giovanili del Torino e poi quando Silvano Benedetti ti propose di firmare il primo Contrato da professionista. Già Benedetti e Comi che nell’anno dei Lodisti comprarono di tasca loro tute, maglie, borse e palloni per i ragazzi del Torino, perché non sfigurassero in pubblico, ve lo ricordate? Alessandro, Il Torino è la tua squadra, penso tu voglia far parte della Leggenda Granata. Credo tu ci sia riuscito.

Per te è stato tutto naturale, anche se difficile per le pressioni che avrai dovuto subire. Ma non ti sei arrampicato sul mucchio di letame del Calcio d’oggi, come un tempo, disse Ormezzano, se non sbaglio. in termini efficaci e moderni, e questo ti fa onore; hai rinunciato a coppe e denaro per una maglia granata, color del sangue di quel Dragone del Savoia Cavalleria che portò la notizia della vittoria dei Piemontesi al Duca Vittorio Amedeo II nel 1706, come dice la tradizione del Savoia Cavalleria, altro pezzo della Leggenda Granata (ecco perché la maglia del Torino sarebbe granata, fondato nel 1906, bicentenario dell’Assedio di Torino),

Probabilmente non ci avevi pensato la notte del rifiuto, avrai pensato solo alla maglia granata, appunto.

Ma il significato del gesto di Alessandro Bongiorno credo vada al di là del semplice rifiuto, e vada ricercato nel perché la negazione è avvenuta.

Alessandro Bongiorno, Torinese, come tutti coloro rimasti nel Torino dalla tenera età, è immerso nella Leggenda granata. Avrà letto e fatte sue tutte le vicende del Torino dalla sua fondazione nel 1906. Ha capito che essere del Torino significa alle volte “saper prendere a calci il destino” come scrissi a Ventura che all’inizio non capiva. Avrà letto degli altri capitani, avrà sentito Rodriguez parlare prima di lui. Ed adesso costituisce un campione del Torino, capace di insegnare a tutti cosa significhi portare la maglia del Torino sulla pelle.

Interessante ciò che sostiene, a modo suo, Sandro Sabatini, pur relegando, a quanto sembra, il Torino ad una squadra del tempo che fu in cui non crede piu nessuno. Si sbaglia, vada a visitare certi luoghi, vedrà che capirà. Sandro Sabatini, sostiene che Bongiorno ha difeso il Torino da una sorta di sindrome di inferiorità dall’Atalanta e conseguentemente da tutti gli altri.

In effetti l’Atalanta stava sfilando al Toro il suo Capitano, dando in cambio due elementi: uno acerbo, l’altro troppo maturo, entrambi fuori rosa. Due giocatori marginali e un po di soldi, molti meno di quelli che voleva. Bongiorno ha dato, secondo la consolidata tradizione granata, una spallata non di Davide, ma di Golia alla Dea, e ben gli sta. Cairo deve essere grato al ragazzo, e non rimpiangere quei quattrini pochi maledetti ma subito.

Bongiorno era l’unico da non vendere mai, perché lui era il Toro. Juric l’aveva capito, dicendolo in tempi non sospetti. Non a caso Juric non ha proferito verbo per l’occasione.

Vagnati e Cairo non l’avete capito?. Forse no, ma se rifletteste con sincera umiltà, lo capireste. Guardate i trofei ed i cimeli che tenete in cassaforte, andate a vedere l’unico che non avete, con tutto ciò che vi è intorno. Capirete che un giocatore con lo spirito del Toro possiede la leggenda granata dentro, ha dei sentimenti, dei ricordi. Occorre tenerli in considerazione sempre, soprattutto quando si tratta di venderli.

Tutti i tifosi e supporter l’hanno capito? Poniamoci una domanda: se si vuol parlare di Leggenda Granata, pensiamo all’ esempio di Alessandro Buongiorno: per lui, credo, il Toro è unico, si deve tifare e sostenere tutti assieme. Buongiorno è il Capitano del Toro, per tutti, non è vero? Non della Cairese che non esiste, i conti a posto (necessari) possono avere eccezioni (come quest’anno?), il Pulmann del Torino è sempre stato e sempre sarà il Conte Rosso, Se chiudiamo gli occhi ricordiamo che e fu lui a seguire la Squadra degli Invincibili quando se ne andarono da Torino in un silenzio impenetrabile, rotto solo dal suono delle pietruzze frantumate dalle ruote dei camion militari.

Allora apriamo gli occhi ci accorgeremo come la Leggenda continui….

Se questo è vero, ed è vero, sfiliamo in corteo fino alla casa del popolo granata, nel cui cortile salutammo Giorgio Ferrini. In quello stadio in cui, giocarono gli Invincibili, i Campioni del 1927 e tanti altri, suonino i nostri tamburi e la nostra tromba. Si montino gran tavolate e tutti insieme, come alla posa della prima pietra, celebriamo il giorno della nostra unione ritrovata.

Grazie Alessandro Buongiorno, che tu sia il granulo catalizzatore di questo sogno, capace di trasformarlo in realtà.

FVCG