C’è chi ritiene che ci sia almeno una mezza vittoria, nella decisione del Collegio di Garanzia di sospendere la penalizzazione di 15 punti comminata alla Juventus dalla Corte d’Appello. Temo invece che, purtroppo, quello a cui abbiamo assistito si dimostrerà essere l’ennesimo uso antisportivo della “giustizia” ai danni del club bianconero.

Partiamo da una premessa, ovvia per chiunque non sia accecato dal tifo, ma comunque necessaria: i processi che si sono celebrati contro la Juve dal 2006 in poi sono tutti una farsa. Ne abbiamo avuto una riprova poche sere fa, nella puntata di Report basata sulle chiavette di Moggi, da cui è emerso ciò che si sapeva già, ovvero che la cosiddetta “calciopoli” in realtà fu una vera e propria Farsopoli con la quale un ex dirigente della squadra più ammanicata con gli arbitri, ovvero l’Inter, riuscì a far passare la tesi processuale per cui ad essere colpevole fosse in realtà la Juventus. Il risultato è storia nota: la Juve subì la retrocessione come somma di illeciti che non prevedevano la retrocessione (che è un po’ come avere l’ergastolo per somma di divieti di sosta), mentre l’Inter costruì le proprie vittorie negli anni successivi sulle disgrazie altrui. Come si poté arrivare a un simile verdetto? Con quella che viene chiamata “giustizia sportiva”, ma che in realtà andrebbe chiamata, più propriamente, Ingiustizia Antisportiva. Un nome che le spetta di diritto non solo per Farsopoli, ma anche per tutto quanto successo durante questo campionato.

La prima conferma arriva dal famoso verdetto della Corte d’appello che ha portato alla penalizzazione di 15 punti. Una penalizzazione conferita senza che esista una norma contro le plusvalenze, basata sul ridicolo assunto per cui, avendo fatto la Juve una trentina di operazioni con plusvalenze, ciò si configurerebbe come un sistema fraudolento (di nuovo, l’ergastolo, ma stavolta non per somma di divieti di sosta, bensì per somma di parcheggi consentiti!). Ora, una vera Giustizia Sportiva, per sostenere una simile panzana, avrebbe quantomeno dovuto confrontare quanto fatto dalla Juve con quanto fatto dalle altre squadre: avrebbe così scoperto che le plusvalenze, in casa Juve, incidono solo per il 3%, mentre per l’Inter si arriva all’11%, per la Lazio al 30% e per altre squadre addirittura al 90%. Ma una simile analisi era evidentemente troppo difficile da fare… avrebbe richiesto almeno 5 minuti di lettura dei bilanci per ognuna delle venti squadre di serie A, più di un’ora e mezza… E come ci hanno spiegato autorevoli esponenti della inGiustizia antiSportiva, l’importante è essere veloci, non corretti. La verità è che, per sostenere che la Juve facesse più plusvalenze delle altre squadre, il giudice Torsello si è basato esclusivamente sulle carte che gli ha fornito il procuratore Chinè, ovvero le carte di un procedimento portato avanti dalla giustizia ordinaria, un procedimento che non si è ancora dibattuto in aula! Quindi, volendola riassumere, Torsello ha potuto dire che la Juve ha fatto più plusvalenze delle altre squadre semplicemente perché a Torino c’è un pm, Santariello, che dopo aver dichiarato pubblicamente il suo odio verso la Juve ha investigato contro la Juve, mentre a Napoli, a Milano o a Roma non ci sono giudici Gianduja che abbiano fatto altrettanto nei confronti delle squadre di quelle città.

E arriviamo ai giorni nostri: il collegio “di garanzia” (termine che fa un po’ ridere, dopo aver analizzato la fede calcistica dei suoi componenti) ha sospeso la penalizzazione, ma non come avrebbe dovuto fare, ammettendo il male operato di Torsello e i giochi di prestigio di Chinè (carte Covisoc che spariscono, illeciti non contestati che magicamente appaiono…) ed accogliendo tutti i punti avanzati dagli avvocati difensori, bensì accogliendo la richiesta dell’accusa di “riformulare” la penalizzazione. Vogliamo tradurre in soldoni, questa che è una vera e propria polpetta avvelenata? Attualmente la Juve si trova a +6 dalla quinta in classifica; se al termine del campionato dovesse trovarsi a +15, allora, con la penalizzazione subita a Marzo, sarebbe entrata comunque in Champions, ora rischia invece di non entrarci qualsiasi sia la situazione di classifica, perché una nuova pena introdotta nel prossimo processo dovrà comunque essere afflittiva e dovrà pertanto far perdere alla Juve il vantaggio ottenuto. E se la Juve dovesse vincere l’Europa League e qualificarsi di diritto per la Champions, allora la pena potrebbe essere posticipata all’anno prossimo. È o non è una farsa? All’estero, questa nostra “giustizia sportiva”, non la capiscono proprio. Non sanno nulla dei processi se non che la Juve è stata assolta due volte, che poi è stata condannata per i medesimi illeciti per cui era stata assolta e che ora hanno annullato l’ultimo processo, che dovrà essere celebrato di nuovo. Non sanno, all’estero, come questa pseudo giustizia da operetta si muova sulle basi del “sentimento popolare”: un sentimento che vuole la Juventus, rea di essere la squadra più forte nella storia del campionato italiano, comunque colpevole. Un sentimento aizzato dagli ultrà delle squadre rivali, ma rilanciato dall’inGiustizia Antisportiva, che non perde mai occasione, tramite farse, di far credere che in quella storia ci sia qualcosa di vero. E allora chiamiamola così: Ingiustizia Antisportiva. Perché non c’è nulla di più ingiusto che taroccare le regole spacciando per illecito ciò che illecito non è e inventarsi pene non previste, passando disinvoltamente dal regolamento del Coni a quello della FIGC pur di arrivare a un verdetto di colpevolezza; e non c’è nulla di più antisportivo che falsare interi campionati per favorire altre squadre. E allora auspico che la Società Juventus, stavolta, percorra tutte le strade della giustizia ordinaria per arrivare a condannare questo carrozzone chiamato impropriamente “Giustizia Sportiva”. Che sia una strada percorribile lo abbiamo già visto per la famosa carta Covisoc, quando il TAR, di fatto, ha decretato che impedirne il deposito in aula, da parte di Torsello, fu una lesione dei diritti della difesa. La si percorra quindi fino in fondo, affinché, magari ritarando la presenza di ultrà al suo interno, si possa nuovamente chiamare GIUSTIZIA SPORTIVA.