Pochi giorni dopo la cosiddetta “sentenza Superlega”, ecco che il procuratore federale della FIGC, Chinè, si esibisce in un intervento in cui “spiega” le ragioni che lo hanno indotto ad indagare (ma meglio sarebbe dire, ad accanirsi) sulla Juventus, senza aprire mai mezzo fascicolo su altri casi analoghi, come ad esempio quello riguardante Osimehn, la cui plusvalenza da sola valeva un terzo delle plusvalenze contestate alla Società bianconera.
Dopo aver ribadito più volte di non essere una persona che ama parlare e rilasciare interviste, ecco che Chinè si autointervista, facendosi una domanda e dandosi una risposta come nella migliore tradizione marzulliana.
Perché ho indagato sulla Juve e non su Osimhen
? “Ecco, la risposta è banale, naturalmente, però, ripeto, io come regola non parlo”, ripete nuovamente, non sia mai che qualcuno possa pensare che lui sia una persona che non rispetta il normale riserbo richiesto a giudici e procuratori federali!
E quale sarebbe la risposta banale? Semplice: alla procura di Torino ci sono dei bravi magistrati che hanno fatto indagini nei confronti della Juventus, mentre dalle altre procure non è ancora emerso nulla.
Queste parole, semplici solamente a un ascolto superficiale, sono in realtà gravissime. E per più di una ragione. Vediamole insieme.

  1. Il “bravo magistrato” di Torino è Ciro Santoriello, tifoso del Napoli, famoso per aver dichiarato apertamente di odiare la Juventus. C’è chi ne difende la terzietà ricordando come, in una occasione, la Juventus fu prosciolta da alcune accuse che la riguardavano proprio da lui, ma fu Santoriello stesso a spiegare le ragioni del suo pronunciamento: in sostanza, se non avesse prosciolto la Juve, anche altre squadre sarebbero state in seguito incriminate… Ecco, con l’indagine Prisma poteva invece occuparsi esclusivamente della Juve, e indagine Prisma fu. Ora, mentre a Torino c’era un giudice Santoriello, a Napoli non c’era nessun giudice Gianduja... È giustizia una giustizia basata sull’odio/amore che i magistrati hanno per le squadre della procura di cui fanno parte? O peggio ancora, volendo usare il concetto espresso da Chinè, è giustizia sportiva quella che giudica sulla base della presenza in alcune procure di “magistrati bravi” (sigh) e della loro assenza in altre?
  2. Ovviamente, la presenza di Santoriello a Torino non sarebbe stata sufficiente senza la collaborazione della “giustizia sportiva”. Ci avevano raccontato che Chinè aveva richiesto gli atti della procura di Torino, ora si scopre che è il tribunale di Torino ad avere chiesto a Chinè di indagare sulla Juve ("è ovvio che se io dovessi ricevere dei documenti, degli elementi come ho avuto sulla Juventus..."). In sostanza, la giustizia sportiva, che ci raccontavano essere autonoma, è diventata la succursale di un pm che aveva in odio la Juve e che, come è stato stabilito quando l'inchiesta è stata traferita a Roma, non aveva la competenza territoriale per condurre l'indagine!
  3. Come può Chinè affermare che nelle carte ricevute da Santoriello vi fossero prove evidenti della colpevolezza della Juventus, visto che un processo ordinario, ad oggi, non è ancora stato celebrato? Le "prove" erano così evidenti che non sono stati in grado di dimostrare una sola plusvalenza fasulla: non una sola! Hanno dovuto trasformare in corsa (cosa contraria alle procedure!) un illecito chiaramente formulato nell'articolo 31 del codice sportivo in un qualcosa di diverso, tirando in ballo l'articolo 4, così da non dovere entrare nel merito delle plusvalenze! Prove evidenti? Come quelle rigettate dal GUP di Bologna in merito alla “plusvalenza fittizia” relativa ad Orsolini contestata da Santoriello e Chinè, perché il GUP ha accertato che ad essere fittizia era solo la loro contestazione? È di queste prove che stiamo parlando?
  4.  E a proposito di plusvalenze: davvero c'era bisogno di ottenere documenti dalle varie procure, per avviare un'indagine? Bastava chiedere i bilanci delle società e poche carte in più per scoprire come e per quanto Osimehn è arrivato a Napoli, o Casadei è andato al Leicester, o per verificare come la Juventus non sia nè in valore assoluto nè in percentuale la società che ha realizzato maggiori plusvalenze, anzi, non c'è nemmeno vicina! Per la Juve, rappresentano il 3%, per l'Inter l'11%, per la Lazio il 30%, per altre squadre si arriva perfino al 90%! Queste informazioni arrivano dai giornalisti, non dalle procure, e i giornalisti le sanno perché hanno fatto quel semplice lavoro che Chinè si è astenuto dal fare: mettere il naso nei bilanci. Ed ora Chinè ci viene a raccontare di parlare solo per fare chiarezza? Non ha aperto mezzo bilancio, non ha chiesto mezza carta, e siccome le procure ordinarie non gli dicono nulla su fatti che riguardano la regolarità sportiva, il procuratore della giustizia sportiva se ne sta con le mani in mano? Se davvero la giustizia sportiva non avesse possibilità di fare indagini per proprio conto, allora se ne potrebbe fare tranquillamente a meno.

Dunque, perché Chinè ha sentito proprio ora il bisogno di parlare? La risposta è probabilmente all’inizio di questo articolo. L’autointervista di Chinè è stata rilasciata “pochi giorni dopo la cosiddetta sentenza Superlega”. Una sentenza che ha stabilito che UEFA e FIFA non possono vietare nuove competizioni, ma cosa ancora più importante ha certificato l’abuso di posizione dominante di UEFA e FIFA in un mondo, quello del calcio, che grazie a questa sentenza viene ora equiparato totalmente a qualsiasi altro settore economico. Totalmente! Va da sé che qualsiasi principio non rispettoso dello stato di diritto e che porti a un danno economico di una società sportiva, che a tutti gli effetti è un operatore economico, può e deve essere condannato.

Riassumendo.  Abbiamo assistito a un processo ormai chiuso, che riguardava diverse squadre, riaprirsi per arrivare alla condanna di una sola, quella che aveva osato sfidare UEFA e FIFA (di cui fa parte la FIGC, di cui la giustizia sportiva è un organo) con l’annuncio della nascita della Superlega. Abbiamo assistito a diverse violazioni del diritto e procedurali. E tutto questo ha portato a un pesante danno economico per la società Juventus. La sentenza sulla Superlega ha evidenziato che la Juventus, innanzitutto, è un operatore economico, anzi, l’intero mondo del calcio lo è; e non può esserci per un operatore economico una regola diversa da quella che esiste per tutti gli altri.

La sentenza sulla Superlega, di fatto, ha sancito che la “giustizia sportiva” non può non seguire le regole e le procedure che valgono nel mondo reale. Qualcuno potrebbe quindi pensare che se ora Chinè parla, lui che non parla mai, evidentemente è perché ha capito bene la situazione e per mettere le mani avanti. Perché chi arreca grave e ingiusto danno a un operatore economico, nel mondo reale, risponde del danno ingiustamente arrecato.
Ed anche se la società Juventus ha posto un freno ai ricorsi, non è affatto detto che questa strada venga scelta dagli azionisti, dagli scommettitori o dai semplici tifosi che, invece, ragioni per chiedere danni alla giustizia sportiva... potrebbero anche trovarle.