Non occorre nemmeno attendere le motivazioni per capire che quella di ieri è stata l’ennesima farsa operata da quell’accrocchio di tifosi e/o di incompetenti che qualcuno si azzarda a chiamare “giustizia sportiva”, ma che dovrebbe essere chiamato per quello che è, Ingiustizia Antisportiva. E, si badi, che ci sia incompetenza dietro a certe assurde decisioni non sono io a dirlo: lo ha detto il TAR, in occasione della sentenza che ha portato a consegnare alla difesa della Juventus la carta Covisoc.
Ebbene, nell’ordinare alla Ingiustizia Antisportiva di mettere agli atti quel documento, il TAR ha dichiarato che il non averlo fatto si configurava come una lesione dei diritti della difesa. Ora, considerando che il compito di un giudice è quello di assicurare che un processo si svolga regolarmente, nel rispetto delle parti, va da sé che il non averlo fatto può essere dovuto a soli due motivi: interessi personali, tra cui può esserci il tifo, o incompetenza. Tertium non datur.

Non occorre attendere le motivazioni, dicevo, perché basta osservare lo svolgimento dei fatti. Una sentenza che poteva tranquillamente essere data durante il giorno, ha dovuto invece attendere quasi il termine della partita tra la Roma e la Salernitana, quando era ormai chiaro che la Roma non avrebbe potuto vincere. A quel punto, il magico numerino, -10, è finalmente uscito. Siccome sappiamo bene che la richiesta di Chinè era di tenere la Juve dietro ai giallorossi, è facile ipotizzare che, se questi ultimi fossero stati in vantaggio, uno o due punti di penalizzazione, la Juve, se li sarebbe risparmiati, e i giudici avrebbero potuto vantarsi di non aver calcato la mano. Farsa!

Avvocati milanisti e interisti sono concordi nell’affermare che questo processo è assurdo. In assenza di norme sulle plusvalenze, affermare che la Juve abbia commesso un qualsiasi illecito è ridicolo. Per farlo, si sono dovuti appoggiare al cosiddetto “libro nero di FP”, in cui Cherubini, si badi nuovamente, parlava di plusvalenze artificiali, non di plusvalenze fittizie. E la differenza non è da poco. Perché se è vero che le plusvalenze fittizie sono un illecito consistente nel mettere a bilancio valori fasulli, una plusvalenza artificiale è tutt’altra cosa, e mi domando se i giudici dei vari gradi della farsa abbiano mai passato un giorno solo in una qualsivoglia azienda, per non saperlo.
Plusvalenza ARTIFICIALE è una plusvalenza ottenuta in un qualsiasi modo che non costituisca la NATURALE attività di un’azienda. Io stesso ho salvato una ditta per cui ho lavorato rivendendo parte del magazzino delle materie prime. Sono soldi che sono entrati in cassa non per quella che era la nostra naturale attività, la vendita dei macchinari da noi prodotti, ma attraverso un’operazione artificiale. Allo stesso modo, per una Società sportiva, l’attività naturale consiste nel valorizzare i propri giocatori attraverso il gioco e i risultati, mentre è artificiale acquistare giocatori al solo scopo di rivenderli.

Niente. Non c’è stato niente da fare. Hanno messo da parte la Giustizia per fermare la rivale di sempre. Lo hanno già fatto, continueranno a farlo. Ecco perché è arrivato il momento di dire basta. Basta a un sistema che si fa le sue regole, che se le suona e se le canta, che si inventa di volta in volta le penalizzazioni da dare, zero no meno 15 e Juve fuori da tutte le Coppe no zero no meno 10 e fuori solo dalla Champions.
Basta a giudici che ci raccontano che la tempestività è più importante dell’equità.
Basta a un organo che dovrebbe essere superpartes e in cui invece non si contano i tifosi di due squadre ben precise. Basta a un codice che non rispetta i più basilari principi di Giustizia, a partire dall’onere della prova.
Basta con una Ingiustizia Antisportiva che non investiga su tutte le squadre, come sarebbe suo compito, ma solo su quelle su cui si è mosso qualche tribunale ordinario, magari perché il pm di quel tribunale, la squadra su cui ha investigato, ce l’aveva in odio. Basta con la confusione tra Coni e FIGC, che sembra fatta apposta per poter giocare alle tre carte tra un regolamento e l’altro.
E basta con Gravina, che questo sistema autoreferenziale non solo non lo ha cambiato, ma lo ha avallato e lo avalla. È tempo che la Società si faccia valere in qualsiasi sede, consapevole dei rischi che corre, ma anche del fatto che, senza la Juve, la FIGC chiuderà i battenti da lì a un anno. È tempo che si faccia promotrice di una class action di noi tifosi, che siamo stati spettatori e vittime di un odio che tutto è, tranne che sportivo. È tempo che CONI, FIGC e Ingiustizia Antisportiva capiscano che a parlare deve essere il campo, non i loro interessi. È tempo che siano loro a dover fare il passo indietro che si meritano, loro che si promuovono l’un l’altro, non chi le sue conquiste le ha sempre ottenute sul campo. È tempo di abbattere questo carrozzone: noi tifosi ci siamo, spero ci sia anche la Società.

P.S. Leggo i commenti di persone che per la Juve non hanno mai avuto simpatie, da Collovati a Cassano, tutti concordi nel definire quest’ultima sentenza una porcheria. E leggo che Malagò vuole ora riordinare la Giustizia Sportiva, non sia mai che qualche altra squadra patisca ciò che ha dovuto patire la Juventus. È evidente, quindi, che quello di ieri, per la FIGC, è stato un autogol. Ma non si può riformare l’attuale Ingiustizia Antisportiva perché consapevoli che in questa faccenda ha commesso più di un errore, senza prima correggere quell’errore. Perché se ad avvantaggiarsi della riforma fossero le altre squadre, a partire dal Napoli e dalla faccenda Osimhen, allora al danno si aggiungerebbe la beffa.
E personalmente ne ho già abbastanza del danno.